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NBA Mock Draft, Chapter One

Il Draft 2018 non è solo pieno di talenti davvero interessanti, è situato in un contesto storico che potrebbe cambiare cambiare le sue regole per sempre.

8) Mikal Bridges (SF- Villanova Wildcats)

Il grande beneficiario della straordinaria cavalcata di Villanova: Mikal Bridges è sempre stato proiettato in Lottery ma, a seguito dell’ottimo torneo disputato, le sue quotazioni sono cresciute ulteriormente, portandolo stabilmente in Top 10. Bridges è il giocatore meno giovane tra quelli inseriti nelle discussioni da Lottery: questo ne fa un giocatore potenzialmente con poco upside, ma che fornisce maggiori certezze a riguardo del suo apporto. Nel suo anno da junior, Bridges si è preso un ruolo centrale a Villanova in entrambe le metà campo: oltre a rappresentare il miglior difensore a disposizione di coach Wright, ha preso ben 6 triple a partita, convertite con un eccellente 43.5%. Per lui è già pronta una solida carriera da 3&D nella NBA moderna: le sue capacità balistiche, il suo ottimo fisico (215 cm di wingspan contro i “soli” 2.01 m di altezza), la sua abilità di cambiare e contestare le conclusioni su almeno tre ruoli e i due titoli NCAA vinti in tre anni potrebbero già ora garantirgli un posto complementare in un quintetto NBA.

Seguitelo: cambia su tre avversari forzando un tiro da tre punti che contesta personalmente.

Probabilmente non diventerà mai un All-Star, vista anche la sua difficoltà nel costruirsi i tiri da solo, ma un giocatore così nella lega odierna fa comodo proprio a tutti.

 

9) Wendell Carter Jr. (PF/C- Duke Blue Devils)

Ancora un lungo in Top 10, ancora uno skillset diverso per questo big man: il compagno di reparto di Bagley a Duke ha dovuto subito imparare a giocare con dei compagni ingombranti, allargando il suo gioco partita dopo partita per ritagliarsi situazioni vantaggiose. Il risultato è stato quello di guadagnarsi stabilmente un posto in Lottery in quasi tutti i Mock, grazie a un gioco totale e potenzialmente complementare a qualsiasi tipo di compagno. Carter, infatti, dispone di un enorme QI cestistico in entrambe le metà campo: sa sempre dove posizionarsi in attacco e soprattutto in difesa, dove spesso ha messo una pezza alle lacune di Bagley. Oltre che solido nelle conclusioni nei pressi del ferro e a rimbalzo offensivo (quasi 3 catturati a gara), ha già sviluppato un interessantissimo gioco fronte-a-canestro. Malgrado un campione risicato di 46 triple tentate, il 41% abbondante di conversione, sommato al 74% scarso ai liberi, lascia trasparire buone possibilità future per lui come tiratore perimetrale. I due assist a gara (con il 13% di ast%, nettamente la migliore tra i lunghi fin qui citati) e la frequenza con cui fronteggia il ferro lo rendono molto intrigante da sviluppare come point-center.

Gli istinti da passatore in post alto sono tutti lì da vedere: si orienta col corpo e cerca la soluzione migliore fino a trovare un alto-basso non scontato.

Certamente l’atletismo sotto media, le sue dimensioni limitate (208 cm) e la sua wingspan (213 cm) del tutto normale in relazione ai freak presenti in questo Draft lo rendono il meno attraente tra i migliori lunghi del Draft. Ma se ci si chiede chi sarà un miglior giocatore a fine carriera tra lui e Bagley, il gioco potrebbe valere la candela, no?

 

10) Collin Sexton (PG, Alabama Crimson Tide)

Se fino a questo punto vi siete imbattuti spesso in giocatori che hanno guadagnato posizioni, potrebbe essere nata in voi la domanda: chi ha perso quota? Uno dei giocatori in leggero ribasso è Collin Sexton, energica point guard da Alabama che resta comunque tra i migliori tre giocatori dell’intera classe nel suo ruolo. Malgrado un tiro ondivago (33.6% in stagione, 24.2% in SEC) e una piuttosto marcata incapacità di coinvolgere i compagni (appena 3.6 a gara con il 27.8 di ast%), Sexton dispone di capacità che non passano mai di moda tra gli esterni NBA: grande rapidità nell’attaccare il ferro, ottimo ball handling, capacità di concludere nel traffico con entrambe le mani, istinto realizzativo e una solida difesa sulla palla.

Accelerazione, mano debole, and one: ci stancheremo mai di giocatori così?

In più, rispetto a molti suoi coetanei, sembra scomporsi molto meno nei momenti delicati della stagione: il suo buon decision making anche sotto pressione è testimoniato dal leggero miglioramento delle sue cifre inerenti le palle perse tra partite di Conference e Tornei. Nelle prossime settimane potrebbe perdere ulteriori posizioni a causa dei dubbi sul suo tiro ma un giocatore con queste caratteristiche difficilmente uscirà dalle grazie degli scout NBA.

 

11) Miles Briges (SF, Michigan State Spartans)

Uno dei giocatori meno leggibili dell’intero Draft: non è ben chiaro quale sia il suo ruolo ideale, quale sia il suo talento migliore e cosa possa diventare potenzialmente, però è dannatamente intrigante. Bridges è un eccellente atleta, che sfrutta le sue doti a corrente alternata: non è un buon rollante sul pick-and-roll ma allo stesso tempo è in grado di sfruttare la sua esplosività per crearsi un vantaggio dal palleggio o punire gli spazi lasciati vuoti dalla difesa tagliando dal lato debole. La sua meccanica di tiro sembra notevolmente migliorata, ma su un numero di conclusioni praticamente identico (5.1 e 5.7) le sue statistiche nelle conclusioni da tre punti sono peggiorate rispetto al suo anno da freshman (da 38.9% a 36.4%). Il suo fisico gli permetterebbe di costruirsi vantaggi a ogni possesso contro gli avversari più piccoli ma il suo gioco in post è migliorabile. Sembra disporre di un’ottima creatività offensiva ma ricorre spesso alle spesse signature moves cadendo nel rischio della palla persa.

Bridges è un giocatore che spesso si accontenta di forzare dei jumper quando ha queste frecce in faretra.

Insomma, per ogni pro, Bridges ha un contro che dev’essere tenuto bene a mente: il suo talento è comunque troppo rilevante per finire fuori dalla Lottery e verrà scelto dalla squadra che più di altre vorrà assumersi il rischio di costruirlo limitando la degenerazione delle sue zone d’ombra.

 

12) Kevin Knox II (SF/PF, Kentucky Wildcats)

Il primo dei due possibili prodotti di Kentucky in questa Lottery, nonché il miglior giocatore dei Wildcats in questa stagione. Kevin Knox è un’ala dinamica, dotata di caratteristiche interessantissime, ma non priva di angoli da smussare: i suoi 206 cm ne fanno di certo un tweener interessante, con il fisico e l’atletismo ideali per difendere sui 4 e far male alle small forward spalle a canestro. Malgrado le potenzialità e complice la necessità di migliorare nel trattamento di palla, Knox non ha ancora sviluppato un arsenale imprevedibile: predilige l’uso del tiro da tre punti (4.5 tentativi a gara) o comunque delle conclusioni in spot up, esponendosi così a degli slump più o meno prolungati: il 34.1% stagionale da oltre l’arco è più la media di periodi di buona efficienza sommati a momenti di secca che il suo standard di partita in partita.

La meccanica e la faccia tosta sono pronte per il piano di sopra.

In difesa deve certamente migliorare lontano dalla palla per poter sbocciare come two-way-player capace di essere efficiente su due ruoli. Il telaio è molto intrigante, anche se probabilmente impiantato su uno dei giocatori meno NBA ready del lotto.

 

13) Shai Gilgeous-Alexander (PG, Kentucky Wildcats)

Neanche quest’anno coach Calipari poteva farsi sfuggire la possibilità di lanciare in NBA una delle sue point-guard. Questa volta, coach Cal ha avuto a che fare con un prototipo di playmaker che va sempre più di moda nella NBA: una piovra con le braccia lunghissime e un atletismo al di sopra della media. Gilgeus-Alexander è un playmaker di 2 metri con ben 211 cm di apertura alare che sfrutta i propri tentacoli per sporcare ogni comparto del referto: le sue dimensioni e il suo atletismo lo rendono un ottimo rimbalzista per il ruolo, oltre che un attaccante imprevedibile quando si srotola verso il ferro. É un reluctant shooter per quanto concerne i jumper oltre l’arco (appena 1.5 tentativi a gara) ma il suo 40% fa intravedere prospettive di tiro immediatamente migliori – ad esempio – di un giocatore molto simile a lui come Dejuonte Murray. Il suo terreno di caccia preferito è, però, chiaramente la transizione: quando ruba palla (lo ha fatto 2 volte per 40′ quest’anno) può lanciarsi in contropiede e aggredire il ferro con le lunghe leve portando a casa spesso degli and-one grazie alla sua ottima resistenza ai contatti.

Recupero,contropiede spinto con la sinistra, cambio mano volante e and-one. Non malissimo.

Migliorando nell’uso della mano debole, nel decision making e nella fiducia nel proprio tiro, potrebbe rivelarsi una scelta in Lottery ancor più qualitativa di quanto già appaia ora.

 

14) Robert Williams (PF/C, Texas A & M Aggies)

Il secondo dinosauro della Lottery è un giocatore che potrebbe tornar comodo a diversi dei team attualmente invischiati nella lotta-Playoff che rischiano di finire fuori dalla post-season per un’incollatura. Williams è un’ala/centro di “appena” 206 cm che dispone, però, di un’apertura alare di 227 che lo rende materiale potenzialmente pregiatissimo nella difesa del ferro: nel corso dei suoi due anni nell’università texana ha tenuto 5.6 stoppate di media per 40′ e ha affinato la sua abilità a rimbalzo, soprattutto offensivo (2.7 offensive rebounds nelle due ultime due annate). Come Bamba deve migliorare il proprio gioco spalle a canestro e imparare a controllare il corpo in difesa. Differentemente da quest’ultimo, però, ha enormi problemi ai liberi: rispetto alla sua prima stagione tira con il 12% in meno (59 contro 47) e questo lo rende chiaramente un foul target enorme. Se la quattordicesima pick dovesse finire nelle mani dei Clippers, che rischiano di perdere DeAndre Jordan, la scelta potrebbe ricadere proprio sul suo erede spirituale in maglia Aggies, che sembra ricalcarne diverse caratteristiche.

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