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Raptors, Lowry: la regular season “non vale nulla” senza successi nei Playoff

I Toronto Raptors hanno ottenuto il record di franchigia per vittorie in stagione regolare (57), ma Kyle Lowry spiega di non essere ancora soddisfatto

I Toronto Raptors, primi della Eastern Conference (57-22), sono nella loro miglior stagione di sempre. Nonostante questo, però, Kyle Lowry ha spiegato che i risultati in regular season non contano nulla, se non otterranno prestazioni altrettanto solide durante i Playoff.

Come riporta Adrian Wojnarowski di ESPN, infatti, il 32enne, di fronte alle domande dei giornalisti riguardo a quale sarà il prossimo passo per i Raptors, ha risposto:

Il titolo. Raggiungere le Finals. Noi capiamo che per quanto riguarda tutto ciò che facciamo ora in regular season, tutti diranno “Loro l’hanno fatto prima, bla bla bla”. Lo capiamo. Sappiamo che è una lunga corsa ai Playoff, altrimenti non vale per noi.”

Il discorso di Lowry trova, molto probabilmente, le sue radici nel fatto che in 3 degli ultimi 4 anni Toronto ha ottenuto il record di franchigia per quanto riguarda le vittorie in stagione regolare. Ogni anno, però, ha avuto un calo durante i Playoff e non ha mai raggiunto i risultati sperati (tranne le finali di Conference nel 2016).

Dopo essere usciti al secondo turno con un duro 4-0 per mano dei Cavs lo scorso anno, i Raptors hanno deciso di cambiare filosofia. Questa stagione, infatti, è stata caratterizzata dal movimento di palla e da una grande collaborazione tra i giocatori, invece degli isolamenti di Lowry e DeRozan che hanno delineato il loro gioco negli anni precedenti.

Nonostante i sacrifici fatti (che hanno portato Toronto a essere al terzo posto per attacco e quinto in difesa), le due stelle dei Raptors hanno comunque preso parte all’All-Star Game. La nuova mentalità di Lowry, inoltre, dimostra quanto il giocatore sia cresciuto da quando è arrivato per la prima volta a Toronto nel 2012 dagli Houston Rockets, come ha spiegato lui stesso.

Non volevo andarmene perché l’obiettivo era quello che Steve Nash venisse qui da free agent, con me come suo cambio. E io ero tipo: ‘Naaaah, non voglio andare.’ […] Non avevo idea che Toronto avrebbe significato tanto per me e (non sapevo) cosa mi avrebbe aiutato a fare. Non avevo idea. Nessun indizio. Chi lo sa?

Ero tipo “ok affrontiamo questa situazione come- chiaro, sono di mentalità aperta- ma so che sono qui solo per poco” e poi booom: sono qui dopo due contratti, al mio sesto anno, sono stato 4 volte All-Star. Finali della Eastern Conference. E allora sei tipo: ‘Chi l’avrebbe pensato? Non lo avrei mai mai immaginato.’

 

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