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Playoff NBA

Steph Curry illumina la Baia, gli Warriors si aggiudicano Gara-1

Recap e pagelle di una Gara-1 senza storia tra Warriors e Jazz, nel segno di Steph Curry

GOLDEN STATE WARRIORS

Steph Curry: 8,5. L’inizio non è dei migliori, ma quando sale in cattedra non c’è George Hill che tenga. 22 punti in 29 minuti bastano e avanzano per meritarsi il premio di MVP di questa Gara-1

Draymond Green: 8. Presenza a rimbalzo, punti nelle mani, pazzesca propensione per l’assist. Quello che spaventa realmente però è che il signore in questione ha una costanza che non conosce rivali. Ennesima prestazione maiuscola di uno dei principali candidati al Defensive Player of the Year Award, oltretutto in presenza del suo rivale numero uno.

Kevin Durant: 5,5. Nonostante una gara da 17 punti, 5 rimbalzi e altrettanti assist, il numero 35 è, fatta ovvia eccezione per Pachilia, il meno mortifero della Death Lineup degli Warriors. Troppo spesso assente nel corso del match, ha la fortuna di giocare al fianco di gente del calibro di Curry e Green che regolano da soli la pratica Jazz, ma è lecito attendersi di più da uno come lui nelle prossime settimane, quando avere un Durant in squadra può davvero fare la differenza.

UTAH JAZZ

Gordon Hayward: 4,5. Lontano parente dell’All-Star ammirato fino a qualche giorno fa, paga forse gli sforzi profusi per mandare a casa Chris Paul e compagni. Tranne in rarissime eccezioni, è un vero e proprio corpo estraneo in una squadra che ha disperatamente bisogno di lui per sperare in un upset al momento decisamente utopistico.

Rudy Gobert: 5,5. Offre i suoi centimetri alla causa, ma ben presto si rende conto che è impossibile vincere da solo contro questi Warriors. Qualche errore di lettura di troppo in entrambe le metà campo, ma fa il possibile per mascherare l’assenza di Hayward.

Rodney Hood: 6,5. L’unica nota lieta in casa Jazz. Entra e segna con disarmante facilità, peccato che quando si alza dal pino il risultato è sempre a favore della squadra avversaria. Non può essere certo lui l’uomo chiamato a risollevare le sorti dei Jazz, ma ci mette tanta buona volontà e anche qualche sprazzo di talento, il che non guasta mai.

 

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