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Curiosità

I 30 dilemmi della Free Agency 2017

Con la regular season al termine ed una free agency che si preannuncia più che scoppiettante ogni squadra si ritrova a fare i conti con i propri giocatori in scadenza. Rinnovare o lasciar andare? Scopriamo insieme i dilemmi e rischi estivi delle trenta franchigie NBA.

1. Atlanta Hawks – Tim Hardaway Jr.

Mandatory Credit: Kim Klement-USA TODAY Sports

Mandatory Credit: Kim Klement-USA TODAY Sports

In teoria la franchigia della Georgia sembrerebbe nella classica botte di ferro, almeno per quest’estate. L’unico possibile partente è infatti Tim Hardaway Jr. che, da contratto, risulta essere un RFA (restricted free agent). Atlanta avrà quindi la possibilità di pareggiare qualsiasi offerta arriverà durante l’estate per l’ex-Knicks, ma anche questa possibilità potrebbe rivelarsi una terribile arma a doppio taglio, preludio di un’estate di dubbi amletici. E’ sì vero che il classe 1992 sta probabilmente vivendo una delle sue stagioni migliori, con una solidissima percentuale dall’arco (35.9%) e un’interessante media di 17 punti a partita, oltre ad uno sviluppo di doti complessive su entrambi i lati del campo, ma il contratto di Bazemore è però piuttosto pesante, senza considerare il fatto che quest’estate anche Paul Millsap sarà free agent. Di fronte ad un’offerta sostanziosa gli Hawks sarebbero impossibilitati nel pareggiare eventuali proposte e dunque costretti a lasciar andare una guardia non certo in odore di massimo salariale, ma che può far gola a molte franchigie.

2. Boston Celtics – Amir Johnson

Photo by Maddie Meyer/Getty Images

Photo by Maddie Meyer/Getty Images

La situazione è quantomeno bollente nei pressi del TD Garden, sia in senso positivo che negativo. I Celtics hanno infatti chiuso la stagione con uno straordinario primo posto ad Est, davanti ai Cavs, ma in estate potrebbero arrivare patemi ben più difficili da risolvere. Un primo problema potrebbe essere rappresentato da Kelly Olynyk. Il cestista canadese ha una qualifying offer per l’anno prossimo (dopo due anni di team option rinnovate da Boston) ed il cap hit da 7 milioni di dollari (ovvero il peso del suo contratto sul salary cap della squadra per l’anno prossimo) potrebbe rientrare nei parametri. Sull’altare degli dei del basket potrebbe essere immolato come vittima sacrificale Amir Johnson, nel suo ultimo anno di contratto del biennale da 24 milioni firmato con la franchigia del Massachusetts. In quest’ultima stagione, grazie alla ritrovata salute di Olynyk, ha perso progressivamente molti minuti (nello schema che vede un quintetto con Horford e quattro tiratori) ma non ha rinunciato a continuare lo sviluppo dei propri fondamentali. Discrete qualità al tiro e una più che buona difesa sui pick and roll lo rendono un’ottima carta per quintetti small ball in una lega che si fa sempre più “piccola”.

3. Brooklyn Nets – Randy Foye

Mandatory Credit: Andy Marlin-USA TODAY Sports

Mandatory Credit: Andy Marlin-USA TODAY Sports

In quello sgangherato cantiere a cielo aperto che è Brooklyn non c’è davvero qualche asset sulla via dell’addio (a dire il vero, non ci sono nemmeno gli asset, ma questa è un’altra storia). I Nets, memori del proprio disastroso passato, mirano a ricostruire attraverso i giovani ed il draft ma, in una stagione senza nessuna pretesa (conclusa con il record di 20-62), è comunque emerso l’importante apporto, da gennaio a questa parte, di Randy Foye. Facile prevedere come quest’ultimo, all’età di 33 anni, non possa che essere considerato come un ponte per un progetto che punta a giocatori più “verdi”. In quanto solido tiratore (39% dall’arco quest’anno), Foye avrà le sue offerte e Brooklyn potrebbe non fare alcuno sforzo per trattenerlo, puntando definitivamente sui giovanissimi K.J. McDaniels e Isaiah Whitehead. Anche perché per questo e per il prossimo anno, le scelte al Draft sono tutte di Boston.

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