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Detroit Pistons

Detroit Pistons Season Preview: la dura vita di Motown

A Detroit si sono visti decisamente tempi migliori. Senza scomodare l’economia e la crisi del mercato automobilistico che ha investito la Motor City, per versare qualche lacrima è sufficiente guardare alla vita cestistica laggiù nel Michigan. Sono passati già 10 anni – sembra un secolo – dai Pistons di Billups, Hamilton, Prince e dei due Wallace, che nel 2004 si aggiudicarono il Larry O’Brien Trophy in 5 gare contro i Lakers. Detroit nelle ultime 5 stagioni, dal 2009 al 2014, ha registrato 140 vittorie a fronte di 254 sconfitte, per una ingloriosa percentuale del 35.5%. Mai più appropriato sembra quindi il motto della città: “Speramus Meliora – Resurget Cineribus. Significato chiaro anche per chi non avesse studiato latino al liceo.

Alla nascita del trio Drummond-Monroe-Smith, gli esperti avevano subito lanciato l’allarme, temendo un clamoroso fallimento dell’esperimento di Mo Cheeks. Josh Smith è stato il terminale offensivo più prolifico del proprio team per la stagione 2013-’14, pur snaturando per lunghissimi periodi il proprio gioco: non più devastante vicino a canestro come ad Atlanta, ma con il vizio di sparacchiare mattoni da lontano. La percentuale di 26.4 da tre è un macigno pesantissimo. Anche Greg Monroe ha faticato durante l’ultima stagione: nonostante buone statistiche assolute, la sua PER (Player Efficiency Rating, un genere di statistica avanzata) è scesa ai livelli del suo anno da rookie. Passi in avanti invece per Andre Drummond, fresco campione FIBA (da panchinaro) con USA Team: peccato per una percentuale ai liberi che farebbe sorridere anche Shaq. Da lui ci si aspetta una crescita continua e di diventare finalmente il vero leader di questi Pistons.

The Palace of Auburn Hills, casa dei Pistons

MERCATO

IN: Jodie Meeks (Lakers), D.J. Augustin (Bulls), Caron Butler (Thunder), Spencer Dinwiddie (rookie/Colorado), Cartier Martin (Hawks), Aaron Gray (Kings), Joel Anthony (Celtics)

OUT: Rodney Stuckey (Pacers), Chauncey Billups (ritirato), Will Bynum (Celtics), Charlie Villanueva (Mavericks), Peyton Siva (Magic), Josh Harrellson (Cina)

STARTING FIVE

PANCHINA

PAYROLL

Per la stagione 2014-’15: Augustin $3’000’000, Butler $4’500’000, Dinwiddie $700’000

IL COACH

L’addio di Maurice Cheeks provocò fra molti tifosi un profondo sospiro di sollievo. In seguito poi alle dimissioni di Joe Dumars come President of Basketball Operations, i Pistons hanno mosso un passo in avanti decisivo, riunendo le due cariche nelle mani di Stan Van Gundy. L’ex-Coach di Orlando avrà grande libertà di manovra per costruire un progetto vincente; inoltre l’autorità di Van Gundy, oltre che perno per il rilancio dei Pistons, sarà occasione di rilancio personale: nel 2012 era stato licenziato dai Magic in seguito ai continui drammi che coivolgevano la stella Dwight Howard. Il compito probabilmente più difficile per Van Gundy, grande comunicatore, sarà quello di creare armonia e spirito di gruppo in una compagine forse non ben amalgamata.

GIOCATORE CHIAVE ATTACCO

Josh Smith a.k.a. J-Smoove è stato il primo per punti a partita (16.4) in una Detroit non certo carente di talento offensivo. Smith vicino a canestro è devastante, mentre lontano lo è altrettanto, ma in senso negativo. Quando lo scorso anno si trovava in campo insieme a Monroe e Drummond, slittando quindi in posizione 3, il suo gioco era forzatamente perimetrale, con una selezione di tiro terrificante. Quelle tristi performance (lui il peggiore dall’arco dei Pistons), non sono però una questione così recente: durante le ultime annate agli Hawks, Smith forzava anche parecchi “long two“, il genere di tiro meno efficiente della pallacanestro (a meno che sulla tua carta d’identità non ci sia scritto “Kevin Garnett” o “Dirk Nowitzki”). L’intento dichiarato di Van Gundy è di convincerlo a giocare più vicino a canestro, prendendo meno jump shots. Un’abitudine è sempre difficile da sradicare, ma se Smith riuscirà a far fruttare al meglio il proprio talento offensivo, le difese avversarie si troveranno a dover risolvere l’intricatissimo rebus formato da Smith-Drummond-Monroe. In caso contrario, Van Gundy dovrà definitivamente rinunciare all’esperimento di questo trio offensivo delle meraviglie.

GIOCATORE CHIAVE DIFESA

Essere in campo con Brandon Jennings, Greg Monroe e Josh Smith, solleva Andre Drummond da molti pesi in fase offensiva (5° per punti a partita la scorsa stagione, dopo i tre citati e Rodney Stuckey). Molti dei suoi canestri, inoltre, arrivano da putback o lob serviti dai compagni, non da situazioni create dallo stesso Andre. Non sono dati per forza negativi: l’efficienza del n°0 vicino a canestro e la sua abilità come rimbalzista offensivo tengono un difensore sempre occupato e permettono ai Pistons di guadagnare possessi extra. Ciononostante la completezza di Drummond come attaccante è ancora da dimostrare. Sul lato difensivo invece esprime tutto il proprio valore: senza dubbio è un grande stoppatore ed eccellente rimbalzista. La combinazione di velocità e forza che riesce a mettere in campo ne fanno un ottimo difensore, anche uno-contro-uno. Ricordando la sua giovane età, c’è ancora largo margine di miglioramento, soprattutto viste le difficoltà incontrate nel pitturato contro i veterani.

RIVELAZIONE

Kentavious Caldwell-Pope è alla seconda stagione in NBA, dopo un’annata da rookie a 5.9 punti in 19.8 minuti a partita. La percentuale al tiro registrata è un – non entuasiasmante – 39.6%, ma il giovane ha terminato la stagione in crescita. Inoltre il recente infortunio di Jodie Meeks lo ha catapultato in quintetto, almeno per il primo mese di Regular Season. Un’opportunità quasi insperata per il sophomore, che l’anno scorso ha dovuto sgomitare, vista l’agguerrita concorrenza. Nelle ultime 9 partite (contando preseason, Summer League e l’ultima della scorsa stagione), Caldwell-Pope ha messo a referto 22.2 PPG, 1.6 rubate ed il 41.4% da tre. Non male, ma l’infortunio di Meeks gli darà l’opportunità di provare il proprio valore anche quando le partite contano davvero. Con l’addio a Will Bynum e la presenza di un rookie acerbo come Dinwiddie, KCP avrà molto spazio a disposizione per mettere in mostra le proprie qualità: atletismo da vendere, energia nell’attaccare il ferro e buona mano da tre punti.

MIGLIOR COMPRIMARIO

Dopo un anno opaco ai Pacers ed un passaggio ai Raptors, D.J. Augustin arriva da un’esperienza a Chicago che gli ha restituito considerazione nella lega. Complice l’assenza di Rose, per la franchigia della Windy City ha messo insieme 14.9 punti e 5 assists a partita in 30.4 minuti di media. Coach Van Gundy è stato chiaro: la PG titolare è Jennings e saranno rari i casi in cui li vedremo giocare assieme, se le altre guardie saranno a disposizione. Restano i punti di domanda proprio su Jennings, che in passato ha avuto problemi di costanza: se dovesse decidere di mettersi in proprio, senza rispettare i dettami dell’allenatore, allora Van Gundy avrebbe a disposizione in Augustin l’arma giusta per mettere ordine sul parquet.

MIGLIOR INNESTO

I tentativi da tre di J-Smoove non avevano alcuna utilità per Detroit, neanche quella di aprire il campo, vista la scarsa credibilità del tiratore. Tale beneficio, che mancava come il pane ai Pistons dello scorso anno, verrà certamente implementato dalla SG Jodie Meeks. Le spaziature da incubo che a tratti si sono viste lo scorso anno potrebbero diventare solo un brutto ricordo, ma l’infortunio – probabilmente – lo terrà fuori fino alla prima metà di Dicembre, rimandando i buoni auspici di qualche settimana. Se tutto va bene, però, prima di Natale i tifosi di Detroit potrebbero ricevere in dono una squadra sufficientemente equilibrata.

PUNTI DI FORZA

Fisico e talento individuale abbondano a Motown: Andre Drummond, Greg Monroe e Josh Smith sono in grado di strappare vagonate di rimbalzi e di catapultare nel canestro qualsiasi cosa passi vicino al ferro. Smith in passato ha dato prova di poter essere un talento offensivo di livello All-Star. Gli innesti di Jodie Meeks e D.J. Augustin aggiungono quella pericolosità perimetrale tanto agognata durante la scorsa stagione. Van Gundy è il timoniere che mancava a questa squadra: l’ampia fiducia nei suoi confronti da parte della dirigenza è un segnale forte di progettualità e tentativo di rinascita. Nel ruolo di ala la concorrenza è ancora spietata: se Van Gundy sarà in grado di indirizzare la motivazione ed il desiderio di emergere dei contendenti verso una sana competizione, anche questo potrebbe diventare un fattore positivo ed una ricchezza dalla panchina. In ogni caso il tempo è dalla loro parte: se Drummond e Caldwell-Pope confermeranno il proprio potenziale, il futuro potrebbe sorridere ai Pistons.

PUNTI DEBOLI

La qualità non manca, ma è mal distribuita. Troppi punti di domanda per Van Gundy: riuscirà a far funzionare assieme Smith, Monroe e Drummond? Saranno tutti in grado di mettere da parte i propri egoismi e giocare per la squadra? Jennings riuscirà ad essere un regista costante e a non prendere tiri a bassa percentuale? Ma la debolezza più grande rimane senza dubbio la difesa. Nonostante la fisicità e l’atletismo a disposizione, Detroit è stata la 25esima difesa in NBA. Drummond è una forza della natura, ma la costanza di Smith nella propria metà campo è un altro grosso punto interrogativo. Per lui bene la difesa in post, male la difesa sulle ali piccole, in cui continuerà ad essere implicato, quando l’ormai noto trio sarà in campo al completo. Il backcourt, inoltre, non può certamente competere con i rispettivi reparti di buona parte delle altre franchigie, nè per atletismo, nè per talento. Solo nella Central Division, Jennings&Meeks dovranno affrontare ad esempio Irving&Waiters o Rose&Butler

MIGLIOR SCENARIO 2014/2015

41-41

Nella migliore delle ipotesi i Pistons diventeranno i Bobcats dello scorso anno: noti per la mediocrità tendente a picchi di ridicolo, potrebbero addirittura combattere per i Playoffs, grazie agli innesti ragionati ed un regista con le idee chiare. Se Van Gundy riuscirà a far funzionare l’attacco pur con Smith da ala piccola, convincere Jennings a lavorare per la squadra e mettere delle pezze in difesa, allora – senza aspettarsi miracoli – i Pistons potrebbero arrivare ai Playoffs della Eastern Conference con un record in parità. Per poi salutare tutti al primo turno. Il livello dell’Est dovrebbe essere leggermente migliore quest’anno: d’altro canto gli Hawks hanno disputato egregiamente la post-season con un record di 38-44.

PEGGIOR SCENARIO 2014/2015

29-53

Ripetere l’annata precedente sarebbe una sconfitta per i Pistons, che almeno ora possono vantare una certa progettualità. D’altro canto, se il solito trio dovesse disgregarsi, i malumori dello spogliatoio dovessero creare confusione ed il parco guardie non si rivelasse all’altezza… La rinascita di Motor City sembrerebbe ancora più lontana.

PREVISIONI 2014/2015

38-44

Van Gundy proverà l’assetto con Drummond-Monroe-Smith, ma sarà flessibile in caso di diverse necessità, spostando Smith da 4 e Monroe come sesto uomo. Questi aggiustamenti avranno buoni effetti, ma il rodaggio sarà lungo e faticoso. In caso di gravi difficoltà, la trade per Monroe non è da scartare. Il record di 38-44 è lo stesso con cui Atlanta ha raggiunto l’ottavo seed lo scorso anno, ma l’innalzamento del valore della Conference garantirà a Detroit il riposo anticipato. In sintesi: miglioramento visibile, ma strada per la rinascita ancora lunga. Speramus Meliora.

#FREEGIGI

Alessandro Bonfante

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