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Phoenix Suns

Season preview: house of the rising Suns

Un lato così luminoso dei Phoenix Suns non si vede dalla stagione 2009-2010. In regia e al comando della squadra, Steve Nash. Come primo destinatario di quel pick and roll diventato marchio di fabbrica dell’Arizona, Amar’e Stoudemire. Quando ancora volava sopra il ferro e le teste dei difensori, ricordando una versione beta di Blake Griffin. Per diversi motivi, una stagione spartiacque. A cominciare dalla partenza di Stoudemire verso New York,  fino al delinearsi di un roster totalmente inedito.

I primi mattoni sono stati messi in quella stagione, i frutti si sono visti nell’ultima. Sostituire la leadership di Nash e il suo stile di gioco, è una missione impossibile. Tuttavia Dragic, che al suo ingresso nella lega era stato accolto dai giornalisti con epiteti quali Tragic , non ci è andato molto lontano. Most improved player of the year non per caso, ma per merito. Protagonista e trascinatore dei Suns che per la prima volta dal 2010, hanno superato il 50% di vittorie stagionali. Scavalcando ogni più rosea aspettativa, con un record di 48-34, Phoenix è arrivata ad un centimetro dal fare i playoff nella profondissima Western Conference. Sulla panchina, un allenatore al primo anno, ma con tanta esperienza da assistant e una dozzina di stagioni da mortifero tiratore nei Jazz di Stockton e Malone. In lizza insieme a Stotts per vincere il titolo di coach dell’anno, poi conquistato da Popovich, Hornacek ha dato un’identità alla squadra, partendo dalla scelta di schierare il doppio play con Dragic e Bledsoe nello starting five e trasformando Gerald Green da forzatore e giocatore puramente istintivo in un tiratore affidabile e controllato( vedi disastrose percentuali dalla lunga distanza prima dell’arrivo a Phoenix NDR).

Dire che i Suns sono stati una sorpresa, sarebbe un eufemismo. Con un roster ricco di giovani, nella prima metà di aprile hanno rivaleggiato con Memphis e Dallas per un posto ai playoff. “Neanche i bookmaker di Las Vegas, che ci avevano pronosticato a quota 21 vittorie, si aspettavano che facessimo così bene”: ha confermato Dragic in merito all’ inatteso record positivo. Si sente di nuovo nell’aria, l’odore di polvere da sparo del run and gun del Baffo Mike. Il sistema dei nuovi Suns ha il pace alto( nella top 10 NBA, il che significa che sono tornati a correre, eccome.) , punta a tenere più la palla nelle mani dei due principali trattatori e meno in quelle dei lunghi, che sono tenuti a muoversi tanto senza palla( Channing Frye, ora accasatosi ai Magic, insegna l’arte delle spaziature lontano dalla sfera NDR)

Due visuali dell’ US Airways center di Phoenix.

IL MERCATO

Il roster è rimasto quasi inalterato. Poche mosse nella free agency estiva sotto il sole dell’Arizona. L’organizzazione ha virato sul rinforzo del backcourt, un reparto già affollato, ma che con l’innesto di Isaiah Thomas arrivato da Sacramento, potrebbe giovare in termini realizzativi e di creatività in cabina di regia. La seconda manovra è stata estendere il contratto di Bledsoe che,dopo aver rifiutato l’offerta di un quadriennale da 48 milioni, è riuscito a scudire un contratto da 70 milioni per 5 anni.

IN-> Isaiah Thomas, Anthony Tolliver, Tj Warren, Zoran Dragic, Tyler Ennis OUT-> Channing Frye,  Dionte Christmas, Ish Smith,

STARTING FIVE

SECOND UNIT:

-PG Isaiah Thomas -G   Gerald Green -SF Marcus Morris -PF Anthonuy Tolliver -C   Alex Len

Seppur la maggior parte degli esperti ed analisti NBA considera molto probabile la partenza in quintetto di P.J. Tucker, per ovvie ragioni difensive, non è da escludere che coach Hornacek scelga di includere fra i titolari, nel ruolo di ala piccola, Gerald Green, per sfruttare al massimo il suo atletismo e le doti di tiratore.

Più preoccupante il trasferimento di Channing Frye, uno dei pochi lunghi di riferimento, agli Orlando Magic. Frye era il migliore interno a muoversi senza palla in mano, nei micidiali pick and roll che coinvolgevano lui e Dragic, così come quando Frye era in campo i Suns erano la miglior squadra NBA per triple segnate. I fratelli Morris, combinano cifre più alte (anche presi singolarmente) , ma oltre ad aver un plus/minus decisamente inferiore rispetto a Frye, non hanno le stesse letture e non creano con la stessa disinvoltura, linee di penetrazioni per le guardie smarcandosi in modo intelligente. La situazione contratti abbastanza positiva. Isaiah Thomas, ha firmato un quadriennale da 27 milioni, le matricole/sophomore si trovano ancora nella rookie scale e i rimanenti ingaggi sono in scadenza o con eventuali opzioni da poter esercitare.

Per la stagione 2015/2016, Dragic ha la player option e i gemelli Morris, che sono da considerare come un pacchetto unico e inseparabile, hanno esteso via bird rights i loro contratti: Marcus 22 milioni per quattro anni e Markieff 34 milioni sempre per quattro anni. Gerald Green è all’ultimo anno, non ha particolari clausole e visto l’ottimo rendimento in campo, potrebbe essere riconfermato.  P.J. Tucker,  che la scorsa stagione era il terzo esterno in rotazione, quest’anno potrebbe essere l’8° uomo e giocare da 2 vicino a Bledsoe per formare un’asse difensivo e chiudere ogni linea di passaggio sul perimetro agli avversari. I Suns l’hanno rifirmato con un triennale a scendere da $12,700,000 con l’ultimo anno non garantito.

L’ALLENATORE

Con un Nash demotivato prima del passaggio ai Lakers e la parentesi di un Dragic ancora acerbo ai Rockets, Phoenix dal 2010 al 2013 ha giocato il basket più lento degli ultimi 10 anni nella storia della franchigia dell’Arizona. Jeff Hornacek, nel suo primo anno, ha trasformato la squadra in una corazzata offensiva( top 10 per punti realizzati nella NBA) quando molti associavano i Suns ai Sixers, Bucks, Jazz e Lakers come squadre da fondo classifica, candidate al tanking. Il cambiamento ha interessato specialmente l’attacco con il ritorno del run and gun in una versione rivista e adattata a Dragic e Bledsoe, point guard di diversa matrice rispetto a Nash, che ha portato a fatturare 105.2 punti a partita.


Dal video, un gioco semplice per liberare l’esterno e dare spazio al lungo sotto canestro. Il portatore scarica al lungo che sale in gomito, il secondo lungo blocca sul lato forte per l’esterno che ha due opzioni: aprirsi in angolo( e sfrutture il blocco come esca per liberare in realtà il lungo) o prendere il blocco fino in fondo e tagliare verso il ferro. Hornacek ha rivitalizzato l’attacco dei Suns taking the easy way. La cosa interessante sarà vedere cosa farà nei prossimi due anni e che forma prenderanno i Suns.

MIGLIOR ATTACCANTE

Sarà una gara a due tra Dragic e Bledose, i principali terminali offensivi dei Suns. Con un leggero vantaggio del primo sul secondo. Dragic, alla sesta stagione nella NBA, arriva dalla migliore annata per punti realizzati: 20 a partita tenendo le percentuali così alte da entrare nell’esclusivo club del 50+40( dal campo e da fuori), che annovera pochi altri giocatori capaci anche di mettere a referto 20 punti di media. In termini realizzativi, Bledsoe ci va vicino, ma ha perso quasi metà stagione a causa di un infortunio al ginocchio e non vanta la stessa precisione al tiro del collega di ruolo. In compenso, lo sloveno è tre anni più vecchio, Bledsoe potrà evolvere nel corso della stagione in un migliore attaccante versatile, anche se per il momento, lo scettro di capocannoniere resta nelle mani di Dragic

MIGLIOR DIFENSORE

I Suns non hanno molti specialisti difensivi. La propria metà campo è un territorio in cui Bledsoe se le cava egregiamente, alla luce delle stoppate( quasi una a partita) e dei palloni che recupera ogni sera( circa uno e mezzo). Ma al di là dei numeri, le abilità di difensore emergono nel sorvegliare le linee di passaggio e nel rimanere incollato come un francobollo sul portatore avversario( dote che i Clippers sfruttavano per generare parziali o aumentare il vantaggio, rubando palla e generando fast breaks in campo aperto).

Ma il giocatore chiave in fase difensiva è P.J. Tucker, ala piccola di 1.96 m che non lascia respiro ai suoi diretti avversari e sporca ogni palla nel raggio di cinque metri per favorire un recupero. Tucker è il classico mastino che aggredisce e sfianca l’avversario. Il suo apporto è essenziale anche per stoppatori del calibro di Green o Bledsoe, che beneficiano dei suoi scivolamenti laterali per raddoppiare l’avversario in crisi e contestare la conclusione.

POSSIBILE RIVELAZIONE

Il nome meno atteso per un upgrade, ma che prima di fratturarsi per la seconda volta il mignolo stava mostrando ottime cose al training camp: Alex Len. Il centro ucraino, che la scorsa stagione era ai margini della rotazione dei lunghi con 8 minuti, 2 punti e 2.5 rimbalzi di media, è tenuto a rimpiazzare l’ottima difesa sugli interni di Frye e avrà sicuramente più minuti per dimostrare di essere un valido rim protector. L’organizzazione punta ad un salto di qualità di Len, specialmente per urgenze difensive sotto canestro, considerate le forti lacune nella propria metà campo dei gemelli Morris.

IL MIGLIOR GREGARIO

Le luci della ribalta saranno per il terzetto di guardie più forte della lega: Dragic, Bledsoe e Thomas, che sulla carta combinano insieme 60 punti a partita. Paradossalmente, un giocatore abituato ad avere i riflettori puntati, per sfidare la forza di gravità in campo aperto con schiacciate con i denti al ferro, potrebbe essere un buon candidato per il miglior gregario dei Suns versione 2014-15. Sotto la guida di Hornacek, Gerald Green è diventato un solido tiratore perimetrale, principale bersaglio degli scarichi di Dragic, ha giocato meno di 30 minuti a partita ed è stato in lizza per il sixth man of the year. Se non viene smarrito tra le rotazioni di Hornacek, Green potrà riconfermarsi come miglior attore non protagonista.

IL MIGLIOR INNESTO

Senza ombra di dubbio, Isaiah Thomas, che con ogni probabilità partirà dalla panchina e giocherà da sesto uomo per tutta la stagione. Il piccolo funambolo ex Kings, ha un controllo di palla che Dragic e Bledsoe non hanno e viene da una stagione a Sacramento in cui ha segnato 20 punti, servito 6 assist e rubato più di un pallone a sera. Le sue responsabilità in attacco diminuiranno, e le domande sulla compatibilità con Dragic e Bledsoe rimangono, sarà interessante vedere quintetti sperimentali con una delle due guardie titolari accoppiate ad Isaiah.

PUNTI DI FORZA

La ricetta cambia poco rispetto alla scorsa stagione: le guardie, l’ attacco e i giovani saranno i principali punti di forza dei Suns. Sul reparto esterni ci siamo già dilungati abbastanza, Hornacek avrà il compito di bilanciare tre point guard molto diverse e per questo forse più malleabili e di ripresentare l’ottimo equilibro nel back court dell’ultima annata. Preparatevi a vedere una squadra che corre di più, che alza ulteriormente il ritmo offensivo e che sarà ancora più divertente da vedere. Il concentrato di giovani talenti( ¾ del roster under 25) fa sperare in un progetto a lungo termine.

PUNTI DEBOLI

Il lato meno luminoso di questi Suns si è visto nella propria metà campo. In difesa, la partenza di Frye ha lasciato un buco nel ruolo di centro. Vuoto che Plumlee e Len dovranno riempire, nonostante la scarsa esperienza a livello NBA. L’imbarcata di 45.5 punti concessi nel pitturato la scorsa stagione( per l’esattezza la 5° peggiore difesa interna della NBA), rende l’idea di quanto soffrano della mancanza di un rim protector. Ovviamente questo non aiuta nemmeno le percentuali a rimbalzo, che in difesa sono bassine, .737( la 9° peggiore della lega). Il secondo punto debole è l’assenza di un All Star. Partendo dal presupposto che uno tra Dragic e Bledose lo diventerà se non in questa nella prossima stagione, la mancanza di un vero punto di riferimento per la squadra, di un leader in campo con anni di esperienze di playoff, si è sentito e in ottica di post season sarebbe un valore aggiunto da non trascurare.

SCENARI E PREVISIONI

Se i Suns giocassero nella Eastern Conference, anche nel peggiore scenario possibile, arriverebbero ai playoff tra le prime 5. L’anno scorso hanno mancato l’obiettivo per una sconfitta di troppo. Quest’anno passerà molto dal livello di coesione del terzetto Dragic-Bledsoe-Thomas e se il principio del aggiungi una guardia a tavola funziona come ha funzionato la scorsa stagione, i Suns in campo aperto potrebbero tornare ad essere la macchina di spettacolo e canestri dei tempi di Nash e Stoudemire. Ma l’innesto di Thomas, potrebbe creare frizioni e invece che agevolare, potrebbe mettere un freno all’attacco. Lo sviluppo di giocatori come Len e Plumlee saranno altri indicatori fondamentali per capire che piega prenderanno i Suns.

Non vedo un grosso divario tra il peggiore ed il miglior scenario. Se va male, chiuderanno la regular season con un record simile a quello di fine aprile, quindi niente playoff. Se va bene, racimolano 50 vittorie e escono al primo turno. Non stiamo parlando di una contender, ma di una squadra con un nucleo giovanissimo, un allenatore al secondo anno e un progetto che non ha ancora preso una forma, ma sta nascendo. Come il sole nella canzone dei The Animals

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