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ESPN intervista Bryant: I piccoli grandi segreti del Mamba

Kobe Bryant, stampelle alla mano, si è recato al secondo piano della struttura di allenamento dei Los Angeles Lakers ed ha affrontato un’intervista di circa 30 minuti in cui sono stati toccati tutti gli argomenti più importanti ed interessanti della sua carriera e del suo futuro, con curiosità e verità che includono la sua riabilitazione, i paragoni con MJ e tanto altro.

Di seguito gli argomenti che hanno tenuto il campione occupato.

Sull’infortunio occorso nella partita contro i Warriors..

“Non l’ho riguardato ma, avendolo vissuto, so bene cosa è successo. Sapevo quale sarebbe stato il risultato, ero finito. Tornando in panchina ho cercato di trovare il modo di appoggiare il piede per non sentire dolore, per poter affrontare gli ultimi due minuti di partita. Provavo a camminare facendo pressione sul tallone e sembrava funzionare, ma quando ho sentito che il tendine bruciava fino al polpaccio, ho capito che non era proprio una buona idea, ma ho tirato comunque i tiri liberi. Ho pensato a tutto il lavoro fatto fino a quel momento e sapevo che dovevo mettere a segno almeno quelli.
Quando ti trovi in quel momento, l’unico pensero è quello di non lasciare la tua squadra. Se devi tirarli allora li devi segnare, e quella era la cosa su cui mi ero focalizzato. Credo che nessuno dei miei compagni abbia compreso in quel momento quanto serio fosse l’infortunio. Ho guardato Steve [Nash] con uno sguardo che lasciava intendere il mio pensiero. “Amico sono finito.”

Sulla dimensione delle sue mani in confronto a quelle di MJ..

“Michael è stato fortunato ad avere delle mani enormi, come anche Dr. J e tanti altri giocatori. Io no, ho mani grandi ma loro potevano letteramente tenere il pallone come fosse un’arancia, quindi ho dovuto lavorare per rinforzare la presa ed essere sicuro di trattare la palla come facevano loro. La differenza è che a loro veniva naturale, io ho dovuto lavorare per riuscirci.”

Sui giovani che lo impressionano nella lega..

“Ce ne sono alcuni. Mi piace molto KD e il suo modo di giocare e lavorare. Ce ne sono anche altri come Russel [Westbrook], James Harden e Carmelo Anthony. Poi c’è Harrison Barnes che è come un fratellino per me. Ci sono giocatori che seguo, cercando di indicargli la giusta direzione all’interno della lega.”

Su Tim Duncan..

“C’è una gran competizione riguardante il pilastro di questa generazione. La sfida è tra me e Tim e credo che per quello che ha fatto, lui è sinceramente un grande esempio per i ragazzi che crescono in questo ambente, sia per la sua conoscenza del gioco che per la sua etica del lavoro.

“Durante l’ultima offseason ha fatto un gran lavoro per il suo corpo, con diete e cambiamenti di allenamento che l’hanno fatto tornare in perfetta forma. I risultati sono sotto gli occhi di tutti ed è questo quello che si deve vedere da un campione. Io apprezzo molto i giocatori che fanno di tutto per arrivare a questo livello.”

Sulla sua ammirazione per Gregg Popovich..

“Il mio livello di ammirazione è immenso. Non capisco come fa a fare quello che fa. Anno dopo anno, inserisce giocatori nuovi nel suo sistema, aggiungendo sempre qualcosa intorno a Manu, Tony e Tim. Tutti dicono che sono finiti da tanto tempo, ma sono sempre lì.”

Sulla sua dichiarazione “Meglio essere ricordati come vincitori che come buoni compagni di squadra” postata su Facebook..

“E’ così, perchè quando vinci, condividi la vittoria. Tutti sono contenti. Invece nel secondo caso, si può essere anche grandi amici, passare del tempo stupendo, arrivare alle Finals e perdere. Dopo 20 anni da quel momento le strade si saranno separate e l’unica cosa che rimane sono le storie raccontate, che parlano di quanto vicino sia stato l’anello.

“Se invece proietti in avanti me, Lamar [Odom], Trevor [Ariza] e tutti i ragazzi che sono stati con noi, vedrai che siamo tutti uniti, abbiamo un legame speciale per tutto quello che abbiamo passato. Ci sono amicizie fraterne che sono state create in quel momento, vincendo.”

Su come i Lakers sono cresciuti dopo la sconfitta in finale contro i Boston nel 2008..

“Quando abbiamo perso contro i Boston nel 2008 avevamo una squadra che era arrivata alle finali e ci si era buttata a capofitto. Negli anni successivi ci siamo davvero impegnati per migliorare, senza lasciare nulla al caso. Ci sono stati momenti in cui non siamo stati così bene insieme come squadra, ma avevamo capito che dovevamo passarci per un obiettivo comune e, quando c’è questo, si guadagna rispetto e ammirazione dalle persone sedute vicino a te.”

Su come sia cambiato lui dopo la stessa sconfitta contro Boston..

“Stavo solo cercando di capire in che modo essere un leader. Era un ruolo diverso per me e dovevo essere una figura totalmente nuova dopo il periodo con Shaq. Si deve trovare l’equilibrio giusto e in quell’anno non ero ancora pronto a farlo, risultando l’uomo migliore di una squadra che non era abbastanza tosta mentalmente per abbattere quei Celtics.”

Su come sia cambiata la NBA dal suo ingresso nel 1996..

“Quando entrai in questa lega era tutto molto diverso. Ora il campo è più ampio e il gioco si è evoluto in modo differente. Prima c’erano in mezzo all’area giocatori come Ewing, Olajuwon, Shaq, Mourning e Robinson. Questi sono solo quelli che mi sono venuti in mente in questo momento e la differenza è che non mi vengono in mente centri di questo calibro che giocano ora nella lega.”

Su che tipo di giocatore sarà nel 2013-2014..

“Devi essere capace di adattarti. Durante l’ultima stagione sono stato capace di trovare parti del mio gioco da ‘aggiustare’ per riuscire a vincere, diventando più efficace come passatore. Devi focalizzarti su certi aspetti e molto dipende anche dai giocatori che hai intorno e dal tipo di squadra di cui fai parte. Posso benissimo fare 21-22punti e 10-11 assist ma, come ho detto, dipende molto dal tipo di squadra che è stata formata e dai giocatori che stanno in campo con te.”

Su Jackson che ha dichiarato che la natura competitiva di Bryant scompare quando lascia il parquet..

“Non è propriamente così. Direi che non sono un tipo che compete in qualcosa che non sa fare. Per esempio se sei un grande giocatore di ping pong, non ti sfiderò mai perchè so che mi umilieresti. Non sprecherei nemmeno tempo per cercare di capire come batterti. Gioco sulle mie forze, giustamente.”

Su quale sarà la migliore delle ipotesi per il suo ritorno dall’infortunio..

“Ci penso tutti i giorni. Tutti i giorni. Devo farlo e devo essere capace di farlo fino al momento del ritorno.”

Su che Kobe vedremo l’anno prossimo..

“Se Dio vuole, il Kobe che portava l’afro che non poteva più essere un afro. Quello sarebbe un gran giorno.”

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