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Gara 7: Indiana – Miami, tra teatro e agonismo.

Una rivalità aumentata esponenzialmente dai playoff 2012, una bellissima serie finita con un apparente netto 4 a 2 per Miami, ma che in gara 2 e gara 3 ha mostrato la cattiveria di Indiana e la sua capacità di mettere in difficoltà il RE e Miami.
UN ANNO DI DISTANZA, siam ancora qui… questa volta è una finale di Conference, questa volta ci si gioca l’accesso alla finalissima, la possibilità di poterti giocare in 7 gare il trofeo più desiderato nell’ambito cestistico.

Il palcoscenico è l’ ”American Airlines Arena”; i protagonisti, i più attesi, sono l’MVP e il rivale “kobesta” Paul George.

Ma la realtà è un altra: E’ GARA SETTE!

La PROTAGONISTA ASSOLUTA, quella che non è mai mancata e che non mancherà mai è la TESIONE!!!
Queste sono le partite in cui il miglior giocatore al mondo può subire talmente tanto la pressione che che si auto-annienta, le partite dove la seconda linea diventa il re incontrastato del campo, quelle in cui saltano tutti gli schemi, quelle per cui vale la pena alzarsi alle 2 e 30 del mattino per vedere 10 giocatori 2 canestri e una palla a spicchi, QUESTO E’ IL BASKET CHE CI PIACE!!!

Le due squadre:

La FAVORITA è sicuramente Miami, la squadra di un tale LeBron James che è sicuramente il giocatore NBA che ha più impatto in una partita, l’uomo da marcare, l’uomo che sai già che non puoi fermare con una semplice marcatura ma che puoi solo limitare, forse!
Gioco veloce con penetrazioni e scarichi per tiratori come Mike Miller e Ray Allen (NB questo Ray lo vedo un po’ fuori forma, ma in una gara sette almeno tre mani in faccia quando tira le metterei) pronti a punire dall’arco, una buona dedizione in difesa e il fattore Wade sono i loro punti di forza, il gioco nel pitturato specialmente i rimbalzi sono il loro punto debole.

La CONTENDER sono gli Indiana Pacers, la squadra che più di tutte è riuscita a mettere in difficoltà Miami, una squadra unita che sa che per vincere devono lottare.
Punti di forza?? Un George completo in ogni zona del campo, le sue percentuali dal campo influiscono moltissimo sull’andamento offensivo di Indiana; il centro Hibbert, possente e dinamico che fino ad ora ha fatto la differenza sotto canestro con costanza e quantità offensivamente e difensivamente. In due non possono vincere contro Miami servirà il solito West e almeno un ottima prova offensiva da parte di Hill o di Stephenson. Personalmente vedo come vero punto di forza la cattiveria messa in campo dalla squadra.
La minor esperienza e avere James contro, sono i punti deboli.

La sfida si prospetta piena di emozioni, la tensione è altissima tra flopping, frecciatine post partita ed altre già prima dell’inizio della serie.
Il palcoscenico è pronto, gli attori sono carichi e dopo 82 partite di stagione regolare, dopo i quarti le semifinali e 6 gare della finale di conference i copioni li sanno a memoria, nessuna delle due squadre è disposta a perdere sarà una partita vera, una partita dura…
VINCERA’ chi riuscirà a guardare negli occhi l’avversario per 48 o più minuti, CHI RIUSCIRA’ A NON FARSI PRENDERE DALLA PAURA: dalla paura di perdere, di perdere l’occasione che aspettavi da quando eri piccolo e che hai atteso allenandoti per ore, giorni, mesi e anni, paura di non essere all’altezza, paura CHE quel pallone così e sempre più pesante non arrivi a canestro, paura di ritrovarti per caso o no l’ultimo pallone in mano…

A noi non ci resta che aspettare le 2:30 di martedì mattina e goderci lo spettacolo, ringraziando il palcoscenico, gli attori, la possibilità di poter assistere, RINGRAZIANDO LA PALLACANESTRO!

Simone Giovanetti

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