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Miami Heat

Bosh si unisce alla polemica: “Non credo che le parole di Jordan significhino poi così tanto”

Quando si dice che l’unione fa la forza e che i compagni si aiutano l’un l’altro. Come avrete capito, NON stiamo parlando dei Lakers, ma piuttosto di un’altra squadra i Miami Heat, e in particolare di un giocatore, Chris Bosh, ala (anche se ormai diventato centro) della franchigia della Florida , che ha deciso di unirsi alla polemica creatasi a partire dalla risposta di Michael Jordan alla domanda su chi fosse il migliore tra Kobe Bryant e LeBron James, sfida che, a parere dell’immortale no.23, si risolve a favore della stella dei Lakers perché “5 è meglio di 1”, chiaramente riferendosi ai titoli conquistati dall’uno e dall’altro. E dopo Dwyane Wade, anche lui intervenuto a favore di James, a guardare le spalle a LeBron arriva anche l’ultimo membro degli “Heatles”.

“Penso che la cosa si stia gonfiando un po’ troppo. Ognuno ha un’opinione. E se lui ha una preferenza per uno dei due, va bene. Ha diritto a dire quello che vuole, ma non credo che alla fine significhi poi così tanto.”

Con tutto il rispetto per Bosh, che di dichiarazioni un po’ “affrettate” ne sa qualcosa (Bosh è infatti anche colui che ha pubblicamente affermato che ‘a fine carriera sarà senza dubbio indotto nella Hall Of Fame’), Jordan è stato 6 volte campione NBA, 6 volte MVP delle finali e 5 della Regular Season, e probabilmente un paio di altre cose che, sempre con tutto il rispetto, Bosh non sarà mai. Oltre ai titoli c’è anche quella piccola cosa di essere unanimemente considerato il più grande giocatore di basket di tutti i tempi, ma non facciamo caso a quello. Quindi probabilmente la parola di Jordan qualcosa dovrà anche valere, anche se, per essere corretti, non c’è modo di sapere se abbia ragione o meno.

Secondo l’opinione di chi scrive, per esprimere un giudizio globale, bisognerebbe aspettare che LeBron James arrivi dove Kobe è adesso, tenendo conto del fatto che il no.6 degli Heat è già ora di diritto nella storia della pallacanestro, ma che ha ancora qualche chilometro da percorrere per consacrarsi come uno dei più grandi di tutti i tempi, come già Bryant, e ancora prima Jordan hanno fatto. Anche se in realtà, alla fine, l’unico a potere dare un giudizio inappellabile sarà il campo. Solo quello potrà dare risposta ad un quesito che, a voler essere sinceri, oggi come oggi, sembra solo un pretesto per ottenere un titolo da prima pagina, più che una reale risposta.

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