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Curiosità

Lo spettacolo natalizio dell’Nba: impressioni sparse su una serata memorabile!

Ieri pomeriggio, con lo stomaco stracolmo dall’abbuffata natalizia, dopo aver religiosamente rispettato e onorato la tradizione, dalle 18 alle 3 ho venerato ciò che il nostro sito definisce comparabile ad una vera e propria religione, l’NBA. E le nostre divinità non c’hanno tradito, anzi. Lo spettacolo offerto è stato degno delle migliori partite dei playoff, 5 match avvincenti e (più o meno) combattuti. Sky in particolar modo ha mandato in onda le 2 gemme della nottata, Lakers-Knicks prima, Heat-OKC poi. Una dietro l’altra, senza darci neanche il tempo di rifiatare. Non sono riuscito a togliermi dagli occhi la schiacciata decisiva di Gasol, che subito mi sono ritrovato un Lebron James in stato di grazia lanciato in contropiede. Situazione da overdose cestistica per chi ama questo sport! Ma andiamo con ordine.

Ore 18, offuscato dalla pesantezza di stomaco, mi ricordo che l’Nba per Natale dà la possibilità di vedere gratuitamente la prima partita di Natale. Ore 12 a Brooklyn, si ritorna in campo contro i Celtics, memori delle storie tese tra Rondo e Humphries (indisponibile per la partita). Rondo questa volta la gioca tutta (e si vede). Chiude con 19 punti e soli 5 assist. Va bè, c’è Pierce che, vista la festività della giornata, viene al palazzetto da poco inaugurato nel quartiere newyorkese vestito da playmaker e ne mette a referto 10, assieme ad 8 punti. I biancoverdi  del Massachusetts giocano una partita di grande distribuzione di responsabilità (grazie anche all’inconsistenza degli avversari) e ben 7 giocatori in campo segnano dagli 8 ai 19 punti, portando a casa la vittoria per 93 a 76.

Bruttissima invece la figura fatta dai nuovi Brooklyn Nets, alla prima al Barclays Center in diretta nazionale. Gli unici sussulti di intensità messi in campo sono stati quelli di Wallace, prima contro Garnett e poi contro Sullinger, immaginabili dopo gli attriti dell’incontro del 28 Novembre. Alla fine 4 falli tecnici fischiati, qualche attimo di tensione sul parquet, ma fortunatamente nulla che sia sfociato in rissa. Le due star Williams e Johnson mettono insieme 22 miseri punti, poca convinzione, con il playmaker totalmente fuori dal gioco di quella che sembra essere sempre meno la sua squadra. Insomma, i dollari portati dal magnate russo servono (e tanto), ma c’è ancora tanto tanto tanto da lavorare sulle rive dell’Hudson.

A proposito di Hudson e New York, spengo lo streaming ed accendo la tv. I cugini blu e arancio sono volati ad Ovest per giocare la rivincita contro i Lakers, battuti e sbeffeggiati una decina di giorni fa al Madison Square Garden. Stavolta, però, la musica è diversa. E’ il Christmas Game, tutti gli occhi del Mondo sono puntati lì, ma soprattutto per i gialloviola, con la canotta numero 10 scende in campo un certo Steve Nash, assente a New York nella partita d’andata. E suona la carica sin da subito. I Lakers sembrano avere tutt’altra pericolosità offensiva in attacco, chiudono più 2 al termine del primo tempo, con il primo quarto da 13 di Kobe e un secondo periodo da 16 punti per Ron Artest (mi rifiuto di chiamarlo World Peace, anche se la meravigliosa partita giocata è veramente da pace dei sensi).

Il terzo quarto è dei Knicks e soprattutto di Melo. 17 punti e allungo New York che raggiunge anche le 9 lunghezze di vantaggio, recuperate sul finire di quarto da un Kobe che realizza 3 canestri meravigliosi consecutivamente. Tutto quindi è pronto per un quarto quarto da playoff. Intensità alle stelle, difese asfissianti, attacchi poetici. L’aggettivo più usato in cronaca da Flavio Tranquillo su Sky è “PAZZESCO”, scandendo le sillabe più e più volte. Alla fine la vincono i Lakers perchè, grazie a Nash, riescono a togliere la palla dalle mani di Kobe, rendendo protagonisti tutti i big Four (non perchè non si voglia considerare grande Artest, ma solo perchè la guardia losangelina era fuori per raggiunto numero di falli). Un paio di pick and roll Nash-Howard immarcabili, le penetrazioni del canadese e i due possessi decisivi di Gasol (tra cui la schiacciata conclusiva), fanno da giusto contorno ad un Kobe comunque protagonista, che batte il record di punti segnati la notte di Natale, diventando il primo ogni epoca (come se non fosse già abituato ad esserlo in altre 59034 statistiche).

Finita questa, in una Lega di ottimo livello, si spegnerebbe tutto, felici dello spettacolo al quale si è assistito, andando a dormire sazi e soddisfatti. Ma l’NBA non è una Lega come le altre, allora ci propone subito sul teleschermo non uno Wizard-Bobcats di qualità quantomeno rivedibile, ma Miami-Oklahoma, la finale dello scorso anno. James contro Durant, Westbrook contro Wade, Bosh contro Ibaka (per banalizzarla il più possibile). Insomma, se qualcuno finita la partita di Los Angeles pensava che non potesse esserci di meglio, viene subito smentito.

Partenza da king vero di Lebron, 19 punti, 5 rimbalzi, 3 assist e stoppata decisiva sulla sirena nel solo primo tempo. Fa letteralmente ciò che vuole, mentre Durant è limitato dai precoci 3 falli spesi. Nel secondo tempo KD35 non ci sta, inizia la sua partita e l’incontro sale di intensità. A differenza del Kobe-Melo visto in precedenza, le 2 All Star si affrontano anche in difesa, essendo più volte Lebron il difensore che ha mansione di marcare il fenomeno dei Thunder. Alla fine KD ne metterà a referto 33 (con uno spaziale 11-21 dal campo contro il miglior difensore della Lega), riportando OKC in partita dopo che nel primo tempo l’inerzia dell’incontro sembrava tutta a favore di Miami. Ma gli Heat sono troppo forti e troppo convinti, chiudono con 29 punti, 9 assist e 8 rimbalzi di Lebron, 21 di Wade e 20 di Chalmers, vincendo la partita per 103 a 97.

Sono sincero, giunto al termine della partita mi sono “arreso” alla stanchezza che mi assaliva e sono andato a dormire. Colpevolmente però. Mi sono perso i 26 decisivi di Harden contro i Bulls (15 i punti del Beli) e soprattutto la 14esima vittoria consecutiva della prima squadra ad Ovest, quei Clippers che a poche ore dal match dei Lakers hanno nuovamente riempito lo Staples Center, prontamente preparato sostituendo il gialloviola con il rossoblu dell’altra franchigia losangelina (in NBA anche questo è possibile).

Di fronte a questa abbuffata di basket, con gli occhi ancora pieni dello spettacolo offerto nella giornata di ieri, diventa più che giustificata una delle massime più famose di Federico Buffa: “Oh, se non vi piacciono le finali NBA, non vi voglio nemmeno conoscere!”. Ieri sera sulla carta non erano le Finals, ma come intensità e spettacolarità non avevano nulla da invidiare alle partite di giugno.

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