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Houston Rockets

Dalle schermaglie con i Knicks al trasferimento in Texas. La parabola di Jeremy Lin.

Sopra il Madison Square Garden, nonostante i Rockets l’abbiano  strappato via da New york già da qualche mese, continua ad aleggiare una strana e disagevole sensazione. I Knicks hanno costruito il mito di Lin, per poi scombussolarlo fino a rendere l’ex giocatore di Harvard più cinico e meno coscienzioso( caratteristica che inizialmente faceva parte del suo DNA)

In così tanti modi, è arrivato a isolarsi nella squadra della Grande Mela. Con la Linsanity e i tutti i riflettori puntati, Lin non si è più fidato dei  media, dello staff tecnico, dei compagni e per ultimi, anche dei suoi più cari amici. Ha rigettato la fama come un corpo estraneo.

“A New York mi sono chiuso a riccio per diversi mesi” ha detto Lin ai microfoni di Yahoo! Sports.
“Ho passato una fase della mia vita in cui non volevo parlare con nessuno, non volevo parlare nemmeno con i miei amici. Non volevo dare a nessuno la possibilità di rompere la nostra amicizia. Ho visto come fama e pubblicità hanno cambiato certe persone vicine a me, e come hanno cambiato il modo in cui la gente mi vedeva. E ho odiato profondamente tutto questo”

 

Il futuro di Lin ai Knicks ha subito il primo contraccolpo dopo che Mike Woodson  è subentrato come capo allenatore. Prima l’infortunio al ginocchio procuratosi a marzo,  poi l’operazione che l’ha tenuto fuori per sei settimane. Nel mezzo? Tante buone parole spese da Woodson, sul fatto che Lin fosse il play titolare dei Knicks e andasse ri-firmato nonostante l’infortunio.
L’epilogo della storia è ben noto: in scadenza del contratto di Lin, i Knicks formulano la qualifyin offer e non pareggieranno mai l’offerta di 25 milioni proposta dai Rockets. Spinti anche dalle mozioni di sfiducia di Anthony e Stoudemire, contrari al ritorno di Lin nella franchigia del MSG. (ritorno definito da Anthony addirittura “ridicolo”)

Ai microfoni di Y! Sports, la replica di Lin: ” Ero abbastanza stupito, ma non è stato un trauma. Sembrava troppo bello per essere vero. Che il coach ci tenesse veramente alle giocate che realizzavo in contropiede, o che volesse sentirmi e capire il mio stato d’animo nel tempo libero. Questo tipo di cose erano troppo belle per essere vere.”

 

Guardando al passato , (mai draftato dopo  Harvard, tagliato a Golden State e Houston, breve meteora ai Knicks), Lin ha  fatto un percorso in crescita, tuttavia  con la tempesta della free-agency ai Knicks e le false speranze di una riconferma, è diventato più scettico nei confronti dell’organizzazione NBA.

“Bisogna cambiare” ha detto Lin “Dipende solo da come cambi. Ciò in cui non vorrei mai cadere è ‘io sono superiore, guardami, fai quello che ti dico, cambia!” Il cambiamento che spero di ottenere è di diventare più saggio, più intelligente. Di non mettermi in situazioni che possano danneggiarmi”

 

E lentamente,  Lin ha ridato fiducia al mondo, accettando la presa di posizione dei Knicks e rendendosi conto che attualmente, l’elemento più importante della sua carriera è creare “chimica” di squadra con Harden e compagni.

“Qui impariamo tutti insieme. E’ come se dovessimo ancora prendere atto del nostro potenziale. La cosa migliore è che abbiamo un coach( Kevin McHale) che sa esattamente come allenare e guidarci. E’ diverso, perchè siamo molto giovani, ci è concesso sbagliare per crescere!”

 

 

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