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New York Knicks

Quinta vittoria dei Knicks, partenza meravigliosa! Ma i problemi sono dietro l’angolo..

Nella notte si sono giocate sei partite, tra le quali spicca certamente il confronto deciso al fotofinish tra Lakers e Spurs, ma nella quale è arrivata anche la quinta vittoria su cinque partite da parte dei New York Knicks. L’ex squadra del neo allenatore dei Lakers infatti sta sorprendendo tutti, con una partenza e dei numeri record che al Madison Square Garden non vedevano dalla stagione 93/94, nella quale la franchigia partì con un record di 7-0.

Già durante la preseason Carmelo Anthony e soci avevano fatto una grande impressione, mostrando una solidità difensiva sconosciuta ad una squadra che fino a qualche mese fa, sotto la guida di D’Antoni, faceva molta fatica a difendere il proprio canestro, nonostante la presenza in quintetto di uno dei migliori difensori della Lega, Tyson Chandler.

La vittoria nella notte è arrivata contro gli Orlando Magic, i quali, privatisi in estate dell’allenatore Van Gundy e della stella Dwight Howard, con i quali avevano costruito un ciclo “quasi” vincente (sconfitti 4-1 nel 2009 alle Finals dai Lakers), hanno deciso di azzerare tutto e ripartire con una nuova guida tecnica, Jacque Vaughn, alla sua prima esperienza da capo allenatore dopo i due anni da assistente agli Spurs, e di liberare spazio salariale, accettando come contropartita nella trade Howard giocatori non di primo piano come Harrington, Afflalo e Vucevic, mantenendo soltanto Nelson e Turkoglu come giocatori in rappresentanza della “vecchia guardia”.

La partita, decisa nel quarto quarto da un parziale di 18-4 da parte dei Knicks, porta il record stagionale di Orlando a 2-5, incassando la seconda sconfitta stagionale all’Amaway Center.

Tornando alla più che positiva partenza dei Knicks, ne approffitiamo per approfondire alcuni aspetti riguardanti una delle squadre più chiacchierate e più commentate del mondo Nba.

I maggiori detrattori dei newyorkesi parlano di vittorie ottenuto soltanto grazie alla mediocrità delle rivali finora affrontate, eccezion fatta per la partita d’esordio contro Miami, nella quale però i campioni in carica per lunghi tratti di partita diedero dimostrazione di non voler giocare quella partita per ragioni legate alla scelta (a dir loro sbagliata) di giocare tre giorni dopo il disastro causato dall’uragano Sandy. Le compagini battuto in questo avvio dai Knicks sono state, oltre gli Heat,  i Sixers, battuti due volte. i quali nonostante la prolungata assenza di Bynum non stanno demeritando in quest’avvio di stagione (vedi vittoria al Boston Garden), e la vittoria contro Dallas, altra franchigia che nel periodo d’assenza del giocatore più rappresentativo, Dirk Nowitzki, ha racimolato 4 vittorie e la una sola sconfitta, proprio quella contro New York.

Il vero banco di prova per questi Knicks però sarà nel weekend, quando si ritroveranno ad affrontare prima gli Spurs e poi i Grizzlies, partite cruciali per valutare la reale consistenza di una squadra e di un gioco che sembrano davvero promettere bene.

A supporto della tesi che vede i Knicks come possibile outsider ad Est per i playoff c’è anche la profondità del roster che, nonostante contenga per buona parte giocatori definibili quantomeno compassati, mette a disposizione di coach Woodson un quantitativo di talento secondo davvero a pochissime squadre nella Lega. Difatti, dopo tutte le problematiche legate al rinnovo di Lin e all’infortunio di Baron Davis, a New York sono arrivati 2 playmaker di grandissima esperienza come Kidd e Felton, ai quali si era cercato di aggiungere Tracy McGrady, scartato dopo pochi giorni di training camp ed diventato eremita (ovviamente a peso d’oro) in una squadra del campionato cinese. A tutto ciò, sul finire della sessione, si è aggiunto un altro colpo ad effetto, il ritorno di Sheed Wallace, ritiratosi nel 2010 e convinto da Woodson a tornare a giocare, diventato in pochi giorni idolo dei tifosi newyorkesi. Considerando che questi vanno ad aggiungersi ai vari Anthony, Chandler, Stoudemire, Smith, Novak e Prigioni ci si rende conto che le chance da giocare per la compagine della Grande Mela sono davvero tante.

Di difetti, però, questa squadra ne conta davvero tanti, forse troppi per sperare di riuscire a risolverli e diventare una possibile contender per il titolo.

In questa partenza così promettente si sta ergendo a protagonista, come c’era da aspettarsi, Carmelo Anthony che, sfruttando la sua stazza fisica e alternando al gioco perimetrale quello spalle a canestro, si sta dimostrando letale contro ogni tipo di difesa che gli viene schierata contro.

Questo però è possibile data l’assenza (causa infortunio) di Stoudemire il quale, oltre a far pesare il suo talento cestistico, fa valere il “contrattone” (100 milioni di dollari per 5 anni) che i Knicks gli anno proposto non più tardi di due anni fa. La convivenza delle due stelle in campo è stata una delle concause che hanno portato al fallimento del progetto D’Anthony, anche perchè Stout non era più in grado di correre il campo come a Phoenix e perchè al posto di un giocatore così votato agli isolamenti, al coach di Mullens sarebbe servito un playmaker di livello (l’esplosione della Linsanity dello scorso febbraio ne è la riprova), Inoltre, occupando le stesse posizioni di campo, prevedere un quintetto con la presenza di entrambi danneggia gli stessi non solo in difesa, dove entrambi dimostrano da sempre scarsa applicazione, ma anche in attacco, dove spesse volte si ritrovano a pestarsi i piedi. Al rientro di Stoudemire, quindi, ci saranno molti altri problemi da risolvere da parte di coach Woodson.

Nel frattempo però, nulla vieta a Spike Lee e a i milioni di sostenitori dei Knicks di sognare in grande, anche perchè, come ci viene spesso ricordato negli spot promozionale, lo slogan è “Nba, where amazing happens”.

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