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Le 10 stelle NBA più “sottopagate” nella storia moderna secondo Bleacher Report

I nomi in questa speciale classifica sono diversi tra cui quelli di Michael Jordan e Scottie Pippen

5. Scottie Pippen

Il contratto incriminato: 7 anni per 18 milioni di dollari totali

Messo ben in evidenza dal documentario ‘The Last Dance’ che ripercorre le magiche annate dei suoi Chicago Bulls, Scottie Pippen è rimasto incastrato in quello che ESPN definisce il peggior contratto di sempre chiuso da una stella NBA. Stiamo parlando dell’estensione contrattuale firmata dopo i suoi primi anni da rookie sulla base di 18 milioni di dollari totali in 7 anni. Come l’accordo di otto anni di Michael Jordan, anche il contratto di Pippen non sembrava così ‘strano’ rispetto al resto del mercato di quei tempi. Fu l’ottavo giocatore più pagato della lega nel 1992-93. Peccato che cambiò tutto e rapidamente. Nel 1993-94 l’ala arrivò terza alla votazione MVP, ma cominciò a perdere posizioni in classifica tra i contratti più remunerativi della lega scendendo al 26esimo posto. Le cose sono poi peggiorate nelle stagioni successive fino al 1997-98 quando c’erano 121 giocatori nella lega che guadagnavano più di lui, inclusi cinque nella sua stessa squadra. Uno smacco troppo grande da sopportare come abbiamo visto nelle ultime puntate della docuserie di Jordan. Perché ai tempi firmò un contratto così lungo? Pippen etichettò così questa sua scelta:

“Mi sentivo come se non potessi permettermi di giocare d’azzardo nel caso in cui mi fossi infortunato gravemente anche perché dovevo provvedere a tutta la mia famiglia (lui ha 11 fratelli e sorelle, ndr). Avevo bisogno di assicurarmi che i miei affetti potessero contare su di me”.

 

4. John Starks

john starks

Il contratto incriminato: Sette anni per 7.1 milioni di dollari totali

Ancora una volta, il discorso (al cubo) potrebbe essere replicato su un altro giocatore degli ultimi anni ’80. Si tratta di John Starks. L’ex stella dei New York Knicks si ritrovò a firmare nel 1990 un accordo davvero squilibrato a favore della franchigia della Grande Mela. Chiaro che durante quell’offseason il giocatore era stato ingaggiato come ‘giocatore di rotazione’ poiché non aveva ancora avuto modo di mostrare tutte le sue doti sul parquet: durante l’anno da rookie con Golden State viaggiò a soli 4.1 punti di media in 8.8 minuti di permanenza in campo ad allacciata di scarpe. L’anno successivo invece lasciò la lega per unirsi alla WLB. Quindi, il suo arrivo a New York come oggetto misterioso, diventato fin da subito molto interessante. Ma il danno oramai era fatto e divenne ancora più evidente quando nel 1993-94 viaggiava a circa 20 punti di media a partita, venne convocato anche All-Star Game del periodo e, tutto questo, per 1.1 milioni a stagione che lo rendevano il 189esimo giocatore più pagato della lega.

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