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Corner Three: top e flop della settimana NBA

Andiamo a vedere quali sono stati i momenti più sorprendenti della settimana

Flop

Un tristissimo Slam Dunk Contest

Non ci siamo. Lontanissimi sembrano i tempi in cui i più grandi nomi del panorama NBA si sfidavano a colpi di windmill e 360°, sfidando le leggi della fisica e le nostre deboli coronarie. L’edizione del 2016 sembrava aver riportato in auge uno Slam Dunk Contest  che aveva perduto il suo fascino, grazie soprattutto a Zach LaVine e Aaron Gordon che hanno reso immortale la loro finale a colpi di 50 in 50. Purtroppo quello che si è consumato nella notte di domenica durante l’intervallo della gara delle stelle è stato uno spettacolo tra giocatori semi-sconosciuti o comunque a inizio carriera, che non sono riusciti a mettere a segno ciò che avevano preparato. A vincere il contest è infatti la guardia dei Blazers Anfernee Simons con una schiacciata con bacio al ferro senza però bacio al ferro. L’intenzione rimane notevole, per l’esecuzione ripassare alla prossima occasione.

 

L’infortunio di Joel Embiid

Il flop in questione ovviamente non riguarda il centro dei 76ers, ma l’infortunio che lo ha colpito nella partita di venerdì notte vinta 127-101 contro i Washington Wizards. L’iperestensione al ginocchio sinistro era fin da subito sembrata grave, ma fortunatamente a seguito della risonanza magnetica non sono stati evidenziati danni strutturali a legamenti né al menisco. Solo una forte contusione ossea. Un sospiro di sollievo per la fanbase Sixers e per il team guidato da coach Rivers, anche se Joel Embiid dovrà comunque restare ai box almeno due settimane. Rimane infatti lo stop che rischia di vanificare una prima metà di stagione da MVP. Il centro camerunense viaggia infatti ad una media di 29.9 punti, 11.5 rimbalzi e 3.3 assist a partita in questa stagione NBA, numeri utili per il primo posto nella Eastern Conference. Non ci voleva.

 

 

Mike Conley e una vita da gregario

Dicono che chi arriva secondo sia il primo dei perdenti. Per conferma chiedere al neo All-Star Mike Conley, guardia in forza agli Utah Jazz che, dopo una vita a flirtare con la convocazione per partita delle stelle, finalmente conquista la sua prima chiamata come sostituto dell’infortunato Devin Booker. In virtù di questo, partecipa anche al Three Point Shootout facendo le veci del giocatore dei Suns e conquistando con un notevole primo round la finale. E poi, da lì, la luce si spegne. O meglio, si accende quella di Steph Curry, due volte MVP della lega e già campione del contest nel 2015. Il solidissimo punteggio da battere per vincere il trofeo è quel 27 conquistato dallo stesso Conley dopo aver abissato la comparsata di Jayson Tatum. Un 27 che si avvicina sempre di più canestro dopo canestro per il figlio di Dell, fino all’ultimo carrello, quello nell’angolo destro. Money Ball in aria, polso spezzato come da manuale, pallone verso il canestro. Se entra si tocca quota 28 punti. Povero Mike Conley.

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