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NBA Season Preview: Southwest division

Houston è ancora padrona, New Orleans è in rampa di lancio, Dallas ha i primi Big 2 europei, Memphis comincia il rebuilding. Ah, e gli Spurs sono gli Spurs.

La Southwest division, nel tumulto della free agency 2019, è una delle poche a non aver cambiato padrone.

Gli Houston Rockets dominatori delle ultime stagioni, infatti, si affacciano al 2019/20 ancora come squadra dominante della Division.
Dopo la trade che ha visto Chris Paul lasciare il Texas in direzione OKC, e Russell Westbrook fare la strada opposta, Houston si presenta probabilmente con più star power rispetto alla scorsa stagione, avendo sostituito una point guard 34enne sul viale del tramonto con una di 30 anni leggermente in calo rispetto a 2-3 anni fa, ma che può garantire affidabilità quantomeno fisica sicuramente più a lungo.
Il rebus più importante sarà sicuramente quello sul fit tecnico tra Westbrook e James Harden, due giocatori ball dominant tanto amici fuori dal campo quanto potenzialmente incompatibili sul parquet.

New Orleans, dalla sua, è stata la protagonista più importante dell’estate tra quelle non coinvolte in movimenti di free agency, avendo sconvolto il proprio roster con l’addio di Anthony Davis. Tutto è cominciato sostanzialmente qui:

Avendo la possibilità di scegliere Zion Williamson al draft, i Pelicans hanno ottenuto il massimo possibile dai Lakers in cambio di Anthony Davis (pacchetto guidato da Lonzo Ball e Brandon Ingram), puntellando poi il roster con giocatori di esperienza e sicura efficacia come JJ Redick e Derrick Favors.
Il roster è lungo e vario, forse non pronto per conquistare già quest’anno un posto ai playoff ma sicuramente in grado di far divertire una città che ha tremendamente bisogno di riscoprire l’amore per la pallacanestro.

Discorso diverso invece quello che riguarda i Dallas Mavericks, che l’amore dei propri tifosi non lo hanno mai perso e lo scorso anno, con l’arrivo di Luka Doncic, si sono iscritti alla fascia di squadre che sono in fase avanzata per tornare a competere più velocemente possibile.
Portata a termine la trade lo scorso inverno, a fine Ottobre vedremo finalmente l’esordio di Kristaps Porzingis con la squadra di Mark Cuban, con le prime settimane che serviranno sicuramente per testare le condizioni fisiche del lungo lettone e la sua intesa proprio con Doncic.
Dallas potrebbe aver bisogno di qualche innesto durante l’anno per pensare seriamente alla postseason, ma l’entusiasmo per la prima coppia di Big Two interamente europea nella lega è sicuramente altissimo.

I Memphis Grizzlies hanno ufficialmente cominciato i lavori per la costruzione di un nuovo ciclo. La franchigia del Tennessee nelle prime settimane della stagione 2018/19 aveva testato la competitività della squadra, provando a trovare energia nell’esperienza di Marc Gasol e Mike Conley unita all’impatto di Jaren Jackson Jr.
Fallito l’obiettivo e smontata la vecchia spina dorsale tra lo scorso Febbraio e l’estate, i Grizzlies hanno scelto alla numero due dello scorso draft prendendo Ja Morant, elettrizzante point guard da affiancare proprio a Jackson come nuovo asse, oltre alla potenziale ‘steal’ di fine primo giro Brandon Clarke.
Il processo durerà qualche anno, ma le basi sono ottime e nel Tennessee è finalmente tornato entusiasmo.

Gli Spurs, infine, si presentano con un roster molto simile a quello che per l’ennesima volta, lo scorso anno, ha raggiunto i playoff, ma con qualche upside da poter testare.
Oltre alle conferme dei veterani, infatti, sarà interessante seguire il ritorno dopo l’infortunio al ginocchio di Dejounte Murray, fermatosi circa 12 mesi fa alle soglie della stagione del potenziale boom, e il primo anno completo di Lonnie Walker, visto solo a sprazzi nel 2018/19 a causa di problemi fisici.
Coach Pop è ancora in panchina, quindi l’obiettivo, oltre allo sviluppo dei giovani, sarà ancora una volta la postseason.

 

Houston Rockets

I Rockets sono partiti in entrambe le ultime due stagioni con l’obiettivo primario di detronizzare i Golden State Warriors, e per due anni hanno visto le proprie speranze infrangersi ai playoff proprio contro Steph Curry e la squadra della Bay Area.

Dopo aver deciso che Chris Paul e il suo contratto non erano più la spalla ideale di James Harden, a Luglio è arrivata la trade che ha spedito proprio CP3 e un importante pacchetto di scelte a Oklahoma City in cambio di Russell Westbrook.
Le reazioni al momento della trade sono state agrodolci, visto che Westbrook in questo momento è un giocatore senza dubbio più futuribile di Paul, ma con caratteristiche tecniche completamente diverse per una point guard.

La remore principali riguardano la pericolosità di Westbrook off the ball, ossia quando non si trova con la palla in mano e deve quindi rendersi utile per la squadra in altri modi; Westbrook lo scorso anno ha vissuto una delle peggiori stagioni al tiro di sempre dal punto di vista statistico – per un giocatore che si prende quel volume di tiri, ovviamente – e ha chiuso l’annata con il 29% al tiro da tre punti su 5.6 tentativi a partita, dato straordinariamente basso per un giocatore che si unisce alla squadra di un’altra stella ball dominant.

Il fit con James Harden potrebbe non essere immediato, coach Mike D’Antoni dovrà capire come gestire al meglio le due stelle e testare se la soluzione migliore potrà essere quella di alternarli, lasciando a Westbrook più libertà contro le second unit avversarie mentre Harden sarà in panchina: l’idea di RW0 circondato da tiratori e libero di gestire l’attacco contro le panchine avversarie è sicuramente affascinante, e potrebbe restituirci il giocatore in modalità distruttore di mondi che avevamo visto fino a circa due anni fa.
A prescindere dalla convivenza con Harden, sarà interessante vedere Westbrook finalmente circondato da giocatori pericolosi dall’arco, elemento che è quasi sempre mancato durante la sua esperienza a OKC e ne ha impedito il massimo sfruttamento delle potenzialità, forse, viste le aree spesso intasate per la poca preoccupazione delle difese di coprire gli esterni.

Oltre all’arrivo della point guard, la spina dorsale della squadra è rimasta pressoché intatta, con il rinnovo di Eric Gordon e le conferme importanti di Austin Rivers e Danuel House, che hanno firmato nuovi e convenienti accordi – convenienti per Houston –  rispettivamente da 2.147 e 3.540 milioni di dollari all’anno, dopo le ottime esperienze dello scorso anno.
A puntellare la panchina sono inoltre arrivati al minimo Tyson Chandler e Ryan Anderson, di ritorno dopo l’esperienza in chiaroscuro di qualche anno fa e gli 80 milioni in quattro anni ricevuti dalla squadra.

Il materiale per arrivare fino in fondo c’è, forse più dello scorso anno, i Golden State Warriors non rappresentano più un ostacolo insormontabile e anche se tante altre squadre nella Conference si sono rinforzate, nulla vieterà a Houston di lottare per la prima posizione a Ovest e provare a raggiungere le Finali di Conference o addirittura le Finals.

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