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Road to NBA Draft 2019: Bol Bol

Il prodotto one-and-done di Oregon ha dalla sua l’enorme potenziale inespresso, ma deve fare i conti con un nome pesante e un fisico troppo fragile

Squadra:  Oregon (Freshman)

Ruolo: Centro

2018-19 Stats Per Game:

Pts TotRebs DefRebs OffRebs Asts Stls Blks FG% 3pts FG% Ft%
21,0 9.6 7.4 2.1 1.0 0.8 2.7 56.1 52.0 75.7

2018-19 Advanced:

Ast% Reb% OffReb% DefReb% TO% Usg% Blk% eFG% TS%
9.6 19.2 8.7 29.0 10.7 33.4 12.4 61.0 63.2

 

Nel novembre 2017 Bol Bol annunciò, con una lettera su The Players’ Tribune, il proprio passaggio ai Ducks di Oregon. Il titolo scelto per l’occasione (“Shoes to Fill”) riassume al meglio il suo percorso da  figlio d’arte sin qui. Se da un lato – fuor di metafora –  emerge un riferimento esplicito alla sua smodata passione per le calzature sportive, dall’altro l’eredità del compianto Manute senza dubbio si fa sentire.

Un concetto ribadito anche a margine del Jordan Brand Classic 2018:

È una situazione davvero complicata e tutto ciò mi mette molta pressione addosso. Devo giocare sugli standard di mio padre o fare addirittura meglio.”

Con alle spalle tre anni di high-school segnati da altrettanti cambiamenti e difficoltà sul piano mentale ancor prima che tecnico, Bol Bol si era presentato a Eugene forte di un eccellente biglietto da visita: MVP del circuito Nike EYBL 2017 in maglia Cal Supreme, prospetto  #4 assoluto nella Top100 ESPN class 2018 (#1 tra i centri), fresco di convocazione al McDonald’s All-American Game [non giocato per infortunio ndr.] e reduce da una solida doppia-doppia al Nike Hoop Summit 2018 (12 punti e 14 rimbalzi a referto, cui si aggiungono 6 stoppate).

Al ragazzo avevamo già dedicato un focus su queste pagine nel mese di gennaio e vale la pena ricordare che, complice una frattura da stress al piede sinistro, il campione di riferimento di appena nove partite è rimasto tale. Dopo un anno di assenza e  ‘purgatorio’ nel meno prestigioso NIT, pur in contumacia Bol per tre quarti di stagione la squadra di coach Altman ha strappato il pass per il torneo NCAA. La corsa si è interrotta  alle Sweet Sixteen con l’eliminazione per mano dei Cavaliers di Virginia, poi laureatisi campioni.

La travagliata parentesi collegiale non ha fatto mancare scandali e rumors. Recentemente, l’avvocato Michael Avenatti, celebre per aver preso le difese dell’attrice di film per adulti Stormy Daniels nella causa contro il Presidente Donald Trump, ha sollevato dubbi sull’operato Nike, accusando il marchio di aver pagato i giovani atleti – Bol  Bol incluso –  per indirizzarne le carriere verso programmi legati allo swoosh.  Stando alla posizione di Avenatti, le quarantuno pagine di report sono ora a disposizione della giustizia. Nel continuo braccio di ferro il legale è stato, però, contestualmente arrestato per tentata estorsione.

Punti di forza e punti deboli

Per introdurre la sezione di approfondimento è utile richiamare alcune dichiarazioni d’archivio rilasciate a mezzo stampa –New York Times nello specifico – da Rick Zick, allenatore del giovane nella stagione da freshman a Bishop Meige:

“Può controllare atteggiamento e approccio e sta facendo fatica in tali ambiti. Non è suo padre. Lui è Bol Bol. È argilla da modellare e resta da vedere come questo stampo possa diventare una statua. Dipende da lui.”

Anche a qualche anno di distanza il punto di vista rimane valido. Il talento intrigante e grezzo allo stesso tempo rende difficile separare in maniera netta punti forti e punti deboli, ragion per cui ci concediamo in quest’occasione una piccola deroga. Da queste premesse, un’analisi d’insieme non può che partire dai clamorosi dati raccolti in sede di Draft Combine a Chicago oltre venti giorni fa.

ll frame fisico lo rende unico per impatto ai due estremi del campo. Le abilità di rim protection non sono in discussione, soprattutto in situazioni dinamiche dal lato debole.

Nonostante istinti da affinare in termini di tempismo e migliori letture, l’incredibile lunghezza gli permette di spazzare via un buon numero di palloni nei pressi del canestro.

A una presenza intimidatoria a centro area fa da contraltare la minor efficacia nei closeout sull’avversario diretto.

Recupero battuto facilmente.

Per la stessa ragione di cui sopra, Bol Bol non appare spendibile in situazioni di cambio sul pick n roll.

Più probabile l’opzione drop, a patto di una maggior applicazione generale a livello difensivo; posizionamento e non solo.

In attacco l’arsenale a disposizione è assai variegato e, a dispetto delle dimensioni, Bol può vantare un’invidiabile fluidità nel rilascio, non solo in avvicinamento, ma anche dal palleggio e sugli scarichi.

La prima di 13 triple segnate nelle nove partite in maglia Ducks (su 25 tentativi, pari al 52%).

Mettere palla per terra a tutto campo non è mai stato un problema.

Voilà, transizione veloce e canestro.

Il più grande limite è la stazza, insufficiente a confronto con i pari ruolo. Il deficit in termini di chili si fa sentire sia in difesa sia in attacco, dove spesso non riesce a incidere come bloccante per far valere appieno la rapidità di piedi nel ‘rollare’ verso il canestro.

Upside

Il lavoro sulla massa muscolare, in particolar modo per quanto riguarda la parte superiore del corpo, è in cima alla lista delle priorità e Bol sa bene che da lì passa gran parte del suo futuro tra i professionisti.

In occasione del già citato Hoop Summit 2018, a precisa domanda su un possibile parallelo con un giocatore del presente NBA aveva risposto senza troppa convinzione, riproponendo accostamenti di un certo spessore:

“Personalmente non mi paragono a nessuno ma sento dire che [nel mio gioco] c’è un po’ di Kevin Durant e un po’ di [Kristaps] Porzingis. Loro sono i due che sento citare più spesso.”

Entrambi i nomi di cui sopra rappresentano senza ombra di dubbio un  best-case scenario e, per un centro con l’agilità di una guardia, le potenzialità da stretch-five ci sono tutte. Tuttavia, anche alla luce delle dimensioni fuori dal comune, resta difficile proporre un modello di riferimento prima di vederlo effettivamente all’opera sul parquet.

Draft Projection

Complici il lungo stop post-operazione e dei precedenti anche vicini nel tempo non proprio favorevoli, le quotazioni del ragazzo sono in leggera discesa. Per dovere di cronaca, senza voler creare eccessivo allarmismo, segnaliamo che, in tempi diversi delle rispettive carriere, tra i giocatori ancora in attività hanno sofferto per la medesima frattura  giocatori del calibro di Marc Gasol e Joel Embiid. La parabola ricorda sinistramente quella di Michael Porter Jr. lo scorso anno: il prodotto di Missouri, fermato da un paio di operazioni alla schiena, scese addirittura alla 14 e venne scelto come ultima Lottery pick dai Denver Nuggets.

La lotteria ha consegnato ai Miami Heat la #13 e se Bol dovesse essere ancora disponibile non stupitevi di vederlo fare le valigie direzione South Beach. Pur senza sbilanciarsi, il GM Heat Pat Riley ha lasciato intendere di essere pronto ad abbracciare progetti tecnici a medio-lungo termine puntando sullo sviluppo dei giocatori a roster. Stante la complicata gestione salariale della franchigia lo scenario è plausibile oltre che aupicabile.

Di seguito le dichiarazioni del dirigente raccolte da Shandel Richardson di The Athletic:

“Credo che questo Draft sia più profondo di quanto si pensi. Non farò nomi, ma ho visto 30  ottimi giocatori. Chiamiamo alla 13 potremmo assicurarci qualcuno sia equivalente a chi fa già parte del nostro gruppo come Bam [Adebayo], Justise [Winslow], Josh [Richardson] e Derrick Jones Jr. Ci saranno profili in quest’area in grado di aiutarci.”

Il ritorno all’attività sul campo sembra promettere scintille. A meno di dieci giorni dal Draft, però, non si hanno indicazioni su workout sostenuti con alcune squadre e collocare Bol Bol nel board 2019 è assai complicato per le troppe variabili in gioco.

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