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Road to Draft 2018: Keita Bates-Diop

Dopo ben quattro stagioni passate a Ohio State (complice una frattura da stress alla gamba sinistra nel 2017), Diop è finalmente pronto a portare in NBA le proprie capacità da 3&D.

Squadra: Ohio State (Senior)

Ruolo: Combo Forward

2017-18 Stats Per Game:

Pts TotRebs DefRebs OffRebs Asts Stls Blks FG% 3pts FG% Ft%
19.8 8.7 7.2 1.5 1.6 0.9 1.6 48 35.9 79.4

2017-18 Advanced:

Ast% Reb% OffReb% DefReb% TO% Usg% Blk% eFG% TS%
10.5 15.6 5.7 24.5 9.5 29.4 5.9 54.4 57.7

 

In uno dei momenti storici della pallacanestro americana in cui più si sta parlando dell’abolizione degli one-and-done (i giocatori che dopo un solo anno di college si dichiarano per il Draft e approdano in NBA), Keita Bates-Diop rappresenta un tipo di giocatore collegiale quasi vintage, che ha disputato tutte e quattro le stagioni previste a Ohio State, non certo un’Alma Mater di poco conto per la NBA, e ha sviluppato il proprio gioco in modo da arrivare all’appuntamento con il piano di sopra con un’identità tecnica più o meno precisa.

 

Punti di forza

Il profilo di Diop è quello di un giocatore all-around, che sarà in grado di avere un impatto su entrambi i lati del campo già dalle prime partite in NBA.

Tiratore affidabile dalla lunga distanza, ha sia un punto di rilascio alto per i pari ruolo che lo marcheranno (è alto 201 cm e l’elevazione è già buona) sia capacità di adattarsi senza problemi alla distanza dell’arco in NBA, visto il range esteso; notevoli anche le capacità di finire al ferro e cavarsela nel traffico, cambiando mano quando la situazione lo richiede.

Si è dimostrato affidabile principalmente come tiratore in catch and shoot, e per i difensori è già un problema andarlo a contestare alle altezze che raggiunge in sospensione.

Diop è stato bravo, negli anni, a riuscire a dare una certa bidimensionalità al proprio attacco, e oltre che come tiratore affidabile dalla lunga distanza si è affermato anche nell’attaccare il ferro, fornendo soluzioni alternative quando si tratta di isolarsi in 1vs1.

Non sono molti i pari ruolo che riescono a tenerlo sul primo passo, e la varietà di soluzioni e atletismo di cui dispone al ferro rendono difficile contestarlo anche per i lunghi.

Nominato giocatore dell’anno della Big Ten, ha ottime capacità giocando in post alto (0.86 punti per possesso in questa situazione), può portare i propri marcatori a inseguirlo a piacimento dal perimetro al ferro ed è pericoloso nei pick-and-roll sia come portatore di palla, sfruttando il blocco per far cambiare la difesa e creare mismatch, sia come bloccante, tagliando poi verso il ferro per ricevere passaggi profondi.

La notevole elevazione gli permette poi di avere un’ottima visuale quando si tratta di servire i proprio compagni, sia sugli scarichi che sui tagli verso l’area, e ha il senso della posizione necessario per andare lottare anche sui rimbalzi che non lo coinvolgono direttamente e dare extra-possessi al proprio attacco (la stagione migliore per percentuali a rimbalzo offensivo è stata la 2016-17 con 6.7, rispetto al 5.7 del 2017-18, ma durante l’ultima è migliorato nettamente nella propria metà campo passando da 12.5 a 15.7 per percentuali di rimbalzi totali).

Per quanto riguarda la metà campo difensiva, l’apertura alare fuori dal comune lo rende un incubo per gli esterni che cercano di attaccare l’area, e le 1.6 stoppate a partita realizzate nell’ultima stagione sono lì a testimoniarlo.

Senza bisogno di spazio per caricare il salto riesce ad arrivare velocemente al punto di rilascio dell’attaccante la maggior parte delle volte, ricordando (vagamente, per non far svenire i tifosi Spurs) le capacità in difesa 1vs1 di Kawhi Leonard.

Anche per quanto riguarda la difesa la parola d’ordine per Diop è la versatilità, e durante le quattro stagioni a Ohio State l’ex Buckeye è cresciuto molto nella capacità di coprire praticamente tutte e cinque le posizioni, aprendosi spiragli per una carriera da 3&D multi-uso unanimemente riconosciuto come tipo di giocatore più ricercato dai GM nella NBA del 2018.

 

Punti deboli

Uno dei principali minus che Diop si porta in dote è l’operazione per frattura da stress alla gamba sinistra del 2017, motivo principale per cui il giocatore ha deciso di rimanere a Ohio State anche per il quarto anno dopo le sole 9 partite disputate nella stagione 2016-17.

Altro interrogativo nel bagaglio di Diop è l’apparente mancanza di ‘toughness’ dal punto di vista fisico per riuscire a giocare regolarmente da 4 e, in quintetti particolarmente small ball, da 5, così come una rapidità non eccessiva per avere effetto da 2 e da 3 nei primi anni di carriera, quando i giocatori giovani non possono che far leva sulla freschezza dei propri muscoli per crearsi un vantaggio nei confronti dei veterani. Per quanto sia abile nel lottare a rimbalzo anche se fuori posizione, poi, proprio questa mancanza di impatto dal punto vista muscolare rischia di sfavorirlo nella lotta contro i lunghi avversari, facendo realisticamente perdere un uomo ai suoi tanto sotto canestro quanto in transizione difensiva.

Efficace come tiratore in catch-and-shoot, Diop fatica però a costruirsi un tiro in isolamento, e per quanto riguarda i jumper dalla media il lavoro da fare è ancora parecchio – Diop è un attaccante bidimensionale, ma proprio questo rischia di essere un aspetto, se non accuratamente corretto, sfavorevole: è pericoloso solo al tiro da 3 punti e al ferro (cosa che piacerà molto a Daryl Morey, ma meno a chiunque altro possa pensare di draftarlo).

 

Upside

Come detto, comunque, il profilo da 3&D moderno di Diop lo rende uno dei prototipi di giocatore più richiesti in NBA in questo momento, e nel contesto giusto non è impossibile immaginare per lui un futuro a-la-Otto Porter, arrivato nella lega con più aspettative (e più talento, decisamente) rispetto a Diop, ma che alla corte degli Wizards con John Wall e Bradley Beal ha imparato ad occupare bene le posizioni ed eseguire i suoi compiti, in entrambe le metà campo, con estrema efficacia.

 

Draft projection

Le previsioni più recenti danno Diop leggermente in calo, e ad oggi la posizione che più gli compete sembrerebbe alla scelta numero 23 che appartiene agli Indiana Pacers. Se davvero dovesse essere scelto dalla franchigia dello ‘State of Basketball‘, però, Diop potrebbe ritrovarsi in una situazione decisamente congeniale, in una squadra che si è dimostrata capace di lavorare bene con giocatori forti in difesa e capaci di giocare sul perimetro (aprendo il campo a Victor Oladipo e Myles Turner) e con un coach, Nate McMillan, che ha dato prova di essere estremamente abile nello sviluppo dei giovani.

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