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Road to Draft 2018: Jacob Evans III

Caratteristiche sono decisamente di moda nella NBA moderna: sono diversi i team che potrebbero completare i propri roster con Jacob Evans

Squadra: Cincinnati (Junior)

Ruolo: Shooting Guard/Small Forward

2017-18 Stats Per Game:

Pts TotRebs DefRebs OffRebs Asts Stls Blks FG% 3pts FG% Ft%
13.0 4.7 3.3 1.4 3.1 1.5 1.3 42.7 37.0 75.4

2017-18 Advanced:

Ast% Reb% OffReb% DefReb% TO% Usg% Blk% eFG% TS%
 20.0  8.7  5.2  12.0  12.7  22.5  3.7  50.7  54.3

 

Anche all’interno di un Draft che si prospetta molto talentuoso come quello di quest’anno, non mancano i profili che possono far gola per la loro capacità di risultare perfetti complementi in roster ben assortiti: Jacob Evans III è probabilmente, tra i giocatori di questo tipo, uno di quelli che promettono di essere maggiormente affidabili anche al piano di sopra. Forte di un triennio vissuto a Cincinnati, una della migliori università d’America quando si tratta di creare dei prospetti difensivi, Evans può trovarsi comodamente a suo agio in una NBA che riconosce una sempre più univoca centralità all’efficacia perimetrale degli esterni nelle due metà campo.

 

Punti forti

Il vero punto forte di Jacob Evans non risiede in una trademark move cestistica ma, più semplicemente, nella capacità di riconoscere i propri limiti e lavorare al meglio su ciò che sa fare, aggiungendo poco alla volta soluzioni complementari al suo gioco. Appena arrivato al college, infatti, Evans tendeva a forzare molto più dal palleggio, ora questo aspetto del suo gioco si è largamente asciugato, venendo recluso ai possessi deteriori. Alla vigilia del suo arrivo in NBA, l’aspetto migliore della sua pallacanestro è, senza alcun dubbio, la difesa perimetrale: dispone di grande equilibrio che gli permette di restare sempre molto vicino all’attaccante senza venirne mai sbilanciato, della forza delle gambe necessaria a non essere agevolmente battuto e di mani rapide per sporcare il palleggio avversario. Inoltre, l’ex numero uno di Cincinnati non ha alcuna paura di impiegare i suoi solidi mezzi atletici producendosi in un effort prolungato in difesa che lo porta spesso a coprire ampie porzioni di campo effettuando close-out efficienti.

Evans è sempre in grado di fronteggiare efficacemente i ball-handlers avversari, come in questo caso: resta in equilibrio, nega il centro dell’area e scippa la palla grazie alle sue mani rapidissime.

Grazie all’ottima padronanza dei suoi mezzi atletici può permettersi di restare più a lungo in zona palla, pronto a fornire un aiuto, e poi recuperare eseguendo un close-out equilibrato. Notate la posizione dei piedi: in questo caso è già pronto a negare una penetrazione centrale.

In attacco, invece, la sua arma migliore è il tiro piedi-per-terra, un fondamentale già immediatamente traslabile al piano di sopra dal prodotto di Cincinnati, che ha dimostrato di saper colpire dal range NBA. Nel corso delle tre stagioni al college ha sfiorato il 38% da oltre l’arco, toccando un apice del 41.8% nel suo anno da sophomore. Nell’ultima stagione, esattamente un terzo delle sue conclusioni arrivavano in spot-up, un numero probabilmente destinato a salire tra i pro.

La sua pericolosità perimetrale, però, ha portato le difese ad adeguarsi, tentando di spingerlo dentro: la sua risposta è stata quella di implementare un uso morbido del palleggio-arresto-tiro e del floater dai 4 metri e di sviluppare buoni istinti di passaggio quando i suoi compagni si mettono in visione.

Tende comunque a mantenere un ottimo equilibrio quando gli viene negata la soluzione principale.

Per un ottimo atleta come Evans è stato, poi, quasi naturale sviluppare anche un gioco in campo aperto che lo rendesse pericoloso già a partire dalla palla recuperata. Deve leggermente migliorare l’utilizzo della mano debole quando vola a canestro in tali situazioni ma, in ogni caso, è in grado di risultare pericoloso al ferro anche assorbendo i contatti.

Che sia in solitaria o grazie a una gestione condivisa con i compagni, Evans è in grado di far male in transizione dopo aver recuperato la palla.

 

Punti deboli

Nel corso della scorsa stagione, spesso Evans si è trovato a dover gestire un cospicuo numero di possessi anche da portatore primario di palla. In uno scenario del genere i suoi difetti sono apparsi piuttosto evidenti: il suo ball-handling, la sua capacità di creazione di un tiro in uno-contro-uno e il suo decision making sono, appunto, quelle di uno specialista non abituato a tenere costantemente la palla in mano. Non è un caso che alcune sue cifre abbiano subito un peggioramento: rispetto alla sua stagione da sophomore è calata del 5% la sua percentuale dal campo e ha totalizzato 0.5 punti in meno a gara, malgrado abbia preso 0.6 conclusioni in più. Le cifre ci dimostrano chiaramente come Evans sia maggiormente a suo agio off-the-ball, quando non è costretto a inventare soluzioni che non ha in faretra. Spesso, infatti, fatica a battere una difesa schierata e ha difficoltà nel creare separazione tra sé e i suoi difensori.

Ha bisogno di ripassare un paio di volte sul blocco e accontentarsi del jumper perchè gli manca il talento necessario a battere l’uomo in aiuto. In compenso, però, segue a rimbalzo e non esagera sull’extra-possesso, un paio di buoni sintomi in ottica NBA.

Per sua fortuna, con ogni probabilità, al piano di sopra gli verrà raramente concesso di improvvisare dal palleggio, relegandolo a un ruolo lontano dalla palla che potrebbe al contempo responsabilizzarlo e nasconderne i difetti. Allo stesso tempo, però, dovrà sensibilmente lavorare nel footwork in uscita dai blocchi. Al momento, infatti, è un ottimo spot-up shooter ma è sprovvisto delle letture necessarie per lavorare efficacemente sui blocchi al piano di sopra.

La postura iniziale del corpo è quella di chi sa che quel blocco sta per arrivare. La rapidità di uscita sulla linea da tre e la posizione dei piedi sono da giocatore ancora non in grado di lucrare su un evidente vantaggio off-the-screen.

Upside

A un giocatore con una dimensione 3&D così marcata si può augurare di eseguire con la massima intensità ed efficienza il proprio lavoro, arrivando a ritagliarsi un posticino nel paradiso della classe operaia della Lega. Giocatori con le caratteristiche di Evans sono sempre più di moda nella NBA odierna e non è da escludere che il prodotto di Cincinnati si cali alla grande in questa dimensione, diventando nel giro di poche stagioni uno specialista stimato e ricercato, capace di strappare anche degli ottimi contratti. Un ruolo simile a quello che hanno ricoperto giocatori come Wesley Matthews e Jae Crowder nel corso della loro intera carriera potrebbe essere a portata di mano per l’ex giocatore di coach Mick Cronin.

 

Draft projection

É molto probabile che un giocatore con delle caratteristiche così ben definite possa venir scelto da squadre che hanno bisogno di un pezzo solido, capace di fortificare un impianto già piuttosto ben impostato. Per questa Draft Class potrebbe rappresentare la versione cheap e leggermente sottodimensionata di Mikal Bridges e, dunque, non c’è da stupirsi del fatto che abbia attratto l’interesse di numerose franchigie. Tra la pick numero 20 e la pick numero 26 di questo Draft potrebbero esserci diverse squadre propense a mettere nel motore un profilo di questo genere: Minnesota Timberwolves, Utah Jazz, Indiana Pacers, Porland Trail Blazers e anche Philadelphia 76ers potrebbero farci un pensierino, ben consci di non dover investire del tempo per trasformarlo in nulla di troppo diverso da ciò è ora.

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