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Rudy Gay e il cambio di mentalità per giocare nei San Antonio Spurs

Per il prodotto di U-Conn è la prima stagione in una vera contender dopo gli anni a Sacramento in cui giocava principalmente per se stesso

Passare da una situazione come quella dei Sacramento Kings, di totale anarchia e disordine tecnico, alla perfezione societaria e di movimento in campo dei San Antonio Spurs, non deve essere un processo di estrema semplicità, soprattutto per un giocatore come Rudy Gay che in carriera si è trovato in poche situazioni a giocare una stagione in una squadra con delle serie ambizioni, senza nulla togliere a Memphis e Toronto; resta il fatto che la carriera del giocatore racconta di una sola apparizione ai playoff, causa anche qualche infortunio di troppo (come nel 2010/2011 quando non riuscì a partecipare all’upset dei Grizzlies proprio contro i San Antonio Spurs ),nella stagione 2011/2012 durata solamente 7 partite contro i Los Angeles Clippers.

Ora, dopo aver firmato in estate un biennale da quasi 18M con gli Spurs, le prospettive per il prodotto dell’Università del Connecticut sono totalmente diverse, come anche le responsabilità, soprattutto in questo periodo stante l’assenza della stella Kawhi Leonard (dato possibile rientrante stasera).

“E’ una situazione in cui bisogna essere sempre attenti ai dettagli e alla mentalità vincente. È qualcosa a cui non sono abituato da tanto tempo. Ho dovuto ri-imparare a giocare in questo modo, ma è stupendo, ci aiutiamo a vicenda in maniera incondizionata, siamo tutti sulla stessa frequenza d’onda e vogliamo la stessa cosa, cioè vincere. Era da tanto che volevo far parte di tutto questo”.

Gay sta segnando 12.4 punti a partita, il suo career low escludendo l’anno da rookie, ma con Leonard e Aldridge in squadra, non è essere il miglior realizzatore quello che gli chiede Greg Popovich, nonostante il due volte campione del mondo con Team USA abbia già deciso alcune partite con i propri punti. Quello che gli Spurs vogliono da lui è essere il punto di riferimento della seconda unit della squadra sia dal punto di vista offensivo, ma anche di leadership e di presenza a rimbalzo, dove spesso negli anni passati andavano in sofferenza, giocando diversi minuti da strech four per aprire il campo senza però andare troppo sotto fisicamente visti i suoi 203cm per 105 Kg.

Dopo qualche partita per assimilare “Il Sistema Spurs” e dopo qualche strigliata con conseguente panchina di Coach Pop, per ora la scommessa fatta in estate dalla dirigenza su Rudy Gay sta ripagando, il giocatore infatti sembra essere entrato nei meccanismi di squadra trovando la giusta misura tra le conclusioni forzate che lo portavano ad andare fuori ritmo e invece i momenti in cui gli è richiesto di aiutare la propria squadra ricorrendo al suo sconfinato talento offensivo (miglior percentuale in carriera al tiro con il 48%). Per questo motivo, e non solo, i San Antonio Spurs, senza Leonard e con il miglior Aldridge della sua carriera, nonostante qualche momento difficile, si trovano sempre lì tra le prime posizioni della Western Conference.

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