I giovani Nuggets sono pronti a salire di livello. Dopo tre annate di transizione, coincise con l’affermazione come miglior giocatore della squadra del nostro Danilo Gallinari, Denver ora ha tutti gli asset in posizione per costruirsi un futuro roseo; le Pepite non vedono l’ora di iniziare la corsa all’oro.
Draft
Alla numero 7 nel Draft 2016 i Denver Nuggets hanno pescato Jamal Murray, combo guard diciannovenne da Kentucky. La scelta ha fatto storcere più di un naso, per la presenza a roster di Emmanuel Mudiay e Gary Harris, entrambi giovani e in rampa di lancio. Quella di Murray, in realtà, pare un’ottima pescata. Intanto va detto come i Nuggets siano sostanzialmente coperti in ogni ruolo (dal “densissimo” reparto centri all’esperienza, con Gallinari e Chandler, nello spot di ala piccola); non va trascurato, poi, il puro talento grezzo di Murray, giocatore dotato di tiro e dinamismo offensivo e in grado di contribuire in NBA sin dal day one. Gli unici dubbi riguardano l’ondivaga applicazione in difesa e la posizione di inbetweener cui presumibilmente sarà destinato tra i professionisti (a 1.93 di altezza e con istinti da playmaker non marcatissimi).
Jamal Murray al tiro (credits to sbnation.com)
Buone anche le prese di Juan Hernangomez (che ha tutto per diventare la versione spagnola di Gallinari; forse è stato scelto proprio in quest’ottica, attenzione) e di Malik Beasley, tiratore di livello e giocatore in grado di entrare subito in rotazione. Il leitmotiv del draft Nuggets, riassumendo, è stato proprio il floor-spacing. Mancavano tiratori d’elite e tiratori d’elite sono arrivati; Denver continua a costruire con lucidità.
Mercato
I Nuggets, come accennato, non hanno esigenze impellenti. Lo starting five previsto miscela a dovere esperienza, talento e spregiudicatezza giovanile: Mudiay, Harris, Gallinari, Faried, Jokic. Le riserve aggiungono versatilità, tiro e dinamismo (i rookies Murray e Beasley, il miglioratissimo Will Barton, il veterano Wilson Chandler, il diamante grezzo Jusuf Nurkic). Manca solo – a meno che Hernangomez non passi subito in NBA – un’ala di riserva (Darrell Arthur ha fatto opt out). Potrebbe tornare utile pure un 4-5 intimidatore (la free agency è piena di profili del genere, per fortuna dei Nuggets). Per il resto Denver non ha che da far crescere le proprie giovani stelle (Mudiay e Jokic su tutti). Certo, di fronte alla possibilità di accaparrarsi una superstar, il front office dei Nuggets potrebbe tentare di fare il grande salto senza osservare tutti gli step intermedi: si è parlato proprio in queste ore di un interessamento per la “pepita” di questa free agency, mr. Kevin Durant. Difficile che KD prenda seriamente in considerazione l’ipotesi Nuggets; la squadra ha però la flessibilità salariale per tentare un improvement di questo tipo.
Da non sottovalutare anche la possibilità che 1-2 tra Faried, Gallinari e Chandler siano ceduti: Faried sembra fuori dal contesto tecnico-tattico in costruzione; il Gallo ha definitivamente dimostrato di poter essere uno scorer da 20 punti di media anche in NBA, ma i soliti problemi di infortuni lo hanno limitato anche nella stagione della consacrazione; Chandler – che ha a propria volta difficoltà fisiche frequenti – resta difficile da muovere a causa di un contratto ingombrante. Le giuste contropartite potrebbero muovere le prime tessere del domino. In ogni caso la miglior consigliera, per il GM Tim Connelly, sarà la calma: non sempre le megatrades, nella storia NBA, hanno portato i risultati sperati.
Faried e Chandler, credits to Denver post.com
Futuro
I Nuggets sono una delle squadre meglio costruite – soprattutto in prospettiva – dell’intero panorama NBA. A fari relativamente spenti, e senza l’appeal dei nuovi Timberwolves o dei miracolosi Blazers della stagione appena conclusa, Denver è in posizione per iniziare la scalata alla Western Conference. Dovesse arrivare il Durant o il Jimmy Butler del caso, i Nuggets potrebbero aspirare immediatamente a un posto in top-4 a Ovest; se invece, come probabile, la squadra dovesse essere solo ritoccata in fase di mercato, è legittimo attendersi un miglioramento nel monte vittorie nell’ordine delle 4-5 (dopo il 33-49 dello scorso anno), con l’attacco deciso ai playoff rimandato alla stagione 2017-2018. Il roster attuale non può non intrigare: Mudiay, se continuerà a crescere, può guardare a John Wall; Nikola Jokic è uno dei lunghi europei più completi sbarcati in NBA negli ultimi anni. Con l’arrivo della spregiudicatezza di Murray e la – auspicata – conferma di Danilo Gallinari a livelli d’elite, i Nuggets hanno pure l’attitudine bombarola e modernista richiesta dal basket contemporaneo.
Mudiay in palleggio
Il futuro, nella Mile High City, pare molto stuzzicante. Riusciranno i Nuggets a mantenere tutte le promesse e a illuminare col luccichio della propria presenza l’intero torrente della Western Conference? In ogni caso, Denver è una squadra che merita di essere seguita e che promette di regalare grande divertimento; con un occhio di riguardo, sempre, per il canto del nostro Gallo.