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Minnesota Timberwolves

Venuto dal futuro

Karl-Anthony Towns ha vinto il premio di Rookie of the Year e minaccia di dominare la NBA dei prossimi anni dopo aver fatto vedere cose di un altro pianeta

Da quando John Calipari siede sulla panchina di Kentucky nessun ateneo ha prodotto più talenti NBA dei Wildcats. Sotto la gestione dell’ex coach dei New Jersey Nets sono ben 19 i giocatori che attualmente giocano nella massima lega americana, di cui 10 scelti nelle prime dieci posizioni dei vari Draft e 3 prime scelte assolute. A John Wall (2010) ed Anthony Davis (2012) si è aggiunto un’estate fa il nuovo vincitore del premio di Rookie Of the Year Karl-Anthony Towns.

Il primo incontro tra i due avviene al Pre-Olimpico per Londra 2012 dove il coach sfrutta la doppia nazionalità del ragazzo per convocarlo nella nazionale dominicana, allenata all’epoca. Towns, che non giocherà neanche un minuto di quella competizione, mostra capacità atletiche e balistiche fuori dalla norma – il suo idolo a scuola era Kevin Durant – e Calipari, una volta reclutato due anni dopo a Lexington, lo fa lavorare molto su difesa e gioco interno, rendendolo un giocatore più completo.

Dopo il più classico degli one-and-done al college viene scelto dai Minnesota Timberwolves con la prima scelta assoluta. E Karl-Anthony Towns, in una stagione, ha già ripagato la fiducia datagli da Flip Saunders, nel suo ultimo regalo alla franchigia prima di spegnersi prematuramente a pochi dell’inizio della stagione a causa di una grave malattia.

 

KAT DRAFT

Credits to www.cbsnews.com

 

Towns è l’ottavo giocatore nella storia ad aver vinto tutti e sei i premi come Rookie del Mese (ovviamente nella rispettiva conference) e i suoi numeri sono stati straordinari con oltre 18 punti e 10 rimbalzi conditi da 2 assist e 1.7 stoppate in 32 minuti di media tirando con il 59% di percentuale reale dal campo. Facendo un controllo su quelli che hanno avuto una stagione simile al loro primo anno iniziamo a renderci conto del meteorite che ci ha investito.

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Solo Shaq ha numeri migliori, ma bisogna considerare la diversa distribuzione dei tiri presi visto che Towns ha chiuso la stagione con 88 triple tentate a differenza del centro ex Magic e Lakers che aveva una dimensione offensiva letale solo nel pitturato. Chiudere al ferro non è un problema neanche per KAT visto il 66.8% in Restricted Area, ma è la varietà di movimenti mostrati dal ventenne dominicano che lo rende unico nel suo genere.

Towns infatti è in grado di punire qualsiasi tipo di accoppiamento difensivo e di sfruttare i suoi 213 centimetri mostrando un’elasticità ed una coordinazione elegante che lo porta quasi a danzare sul campo. Ha un solidissimo gioco in post, che sia basso, alto o dal gomito poco importa. Il suo jump-shot è più che solido e l’allontanarsi dal ferro non coincide col perdere di efficacia (e con il 34% da tre abbiamo soltanto grattato la superficie). Tutto questo gli permette di avere una dimensione di gioco fronte canestro semi-inarrestabile con la quale può chiudere al ferro e trovare sempre buoni angoli di tiro utilizzando già con familiarità il tabellone.

 

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Il fatto di aver “copiato” da Durant è tutt’oggi visibile e come la stella degli Oklahoma City Thunder è capace di infilarsi gli stivali delle sette leghe e condurre la transizione offensiva, chiudendo l’azione o mettendo un compagno in condizione di segnare, grazie anche alle sue buone doti di lettura e da passatore. Auguri.

 

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Ma Towns ha ancora margini di miglioramento visti gli eccessivi long-2s presi in questa stagione – che come detto potrebbero trasformarsi in più mortiferi tiri da dietro l’arco – e la non eccezionale qualità, ancora, di rollare con efficacia a canestro nei pick-and-roll in versione di bloccante, ma in questo hanno inciso sicuramente anche le brutte spaziature dell’attacco dei T-Wolves. Il ragazzo ha appena vent’anni e per fortuna, o purtroppo, dipende dai punti di vista, ha tutto il tempo per migliorare. Auguri parte 2.

 

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Anche nella metà campo difensiva Towns ha giocato una stagione ben al di sopra della norma. Nonostante la non grande fisicità è un buon rim-protector (quinto tra quelli con 8+ tiri difesi) e grazie ad una predisposizione tattica istintiva (ed il grande lavoro svolto su di lui da Dave Turco, suo coach all’High School) è un ottimo rimbalzista, soprattutto quelli difensivi dove è già tra i migliori della Lega dietro solo a Marc Gasol, Whiteside e Valanciunas.

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I rimbalzi difensivi di Karl Anthony Towns

L’atletismo e il senso del tempo ne fanno anche uno stoppatore tremendo e quando si tratta di rimandare indietro il mittente non guarda in faccia nessuno, bambini inclusi.

 

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Infine dispone di una mobilità laterale atipica per un fisico di quelle dimensioni e di una buona velocità di piedi che gli permette poter difendere uno-contro-uno e di tenere uno o più palleggi su chiuque, anche quelli venuti da un altro pianeta come Lui. Auguri parte tre, capolinea.

 

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Towns è, già oggi, da considerarsi il primo centro che dispone tutti i requisiti del 5-tool-player, ovvero sia quel giocatore capace di fare tutto su un campo da pallacanestro e che racchiude in se i cinque aspetti, usuali, di un’intera squadra di basket: creare un tiro dal palleggio, creare un tiro per i compagni, leggere il gioco, andare forte a rimbalzo e difendere la propria posizione. I tifosi dei T-Wolves sognano e ne hanno tutti i motivi per farlo, perché oltre a Towns nel roster di Minnesota spiccano il nuovo Re delle schiacciate Zach Lavine e il Rookie of the Year della passata stagione (2014/15) Andrew Wiggins, completando quello che potrebbe essere il nuovo Sprewell-Cassell-Garnett che andò ad una serie coi Lakers di distanza dal giocarsi l’anello. Non solo: anche la situazione salariale è buona e grazie ad un’altra stagione al di sotto del 50% di vittorie (29-53 di record) potrebbe arrivare un’altra scelta molto alta nella prossima lottery da affiancare ad un gruppo giovane, atletico e pieno di talento grezzo che, per di più, dalla prossima stagione verrà affidato ad un allenatore di primo livello come Tom Thibodeau.

 

Credits to www.nba.com

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L’impressione – o la paura, anche qui decidete voi – è che quella che abbiamo visto possa essere solo la punta di un iceberg che rischia di frantumare completamente la concezione che abbiamo avuto sinora del Gioco, spalancando le porte di un nuovo domani. Sky is the limit dicono dall’altra parte dell’Atlantico. Noi nel frattempo non possiamo fare altro che ammirare incantati questo maestoso unicorno, venuto dal futuro.

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