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30 anni per LeBron James: il gioco, la famiglia, il futuro

Oggi LeBron James compie 30 anni. E’ senza dubbio un altro step della carriera del Prescelto che ormai da sedici anni vive sotto i riflettori dei giornalisti americani. Fenomeno liceale, rookie prodigio, stella ai Cavs prima e agli Heat poi. A 17 anni la prima copertina su Sports Illustrated, poi 4 titoli di MVP della Regular Season, due anelli con i Miami Heat. Il rapporto con la sua gente che ha vissuto momenti d’amore ma anche d’odio, quando James lasciò i Cavs per approdare a South Beach. La pacificazione quest’estate, con il ritorno a casa. No, niente è stato scontato in questi 12 anni nella NBA. E ora, come vive il Prescelto questo momento della sua vita? Bleacher/Report ha intervistato in esclusiva il numero 23 dei Cavs e NBAReligion ha selezionato i passaggi più importanti di questa prima testimonianza dei 30 anni del Prescelto.

“E’ una fase importante della mia carriera, ho vissuto una vita da sogno, praticando il mio sport e lavorando in un’ambiente fantastico. Ho fatto delle buone cose fin qui, vivendo ogni momento della mia vita dandogli la giusta importanza. Ho sempre vissuto in una famiglia giovane, quando sono nato mia mamma aveva 16 anni e il mio zio più vecchio ne aveva 26. L’età è una cosa relativa, io a trent’anni guardo i miei figli crescere ed è la cosa più importante”.

Il giornalista si interroga su quali sono stati i cambiamenti dell’uomo e del giocatore LeBron all’interno della Lega. LBJ risponde molto sinceramente:

“Il miglior modo di imparare a vivere è fare esperienza, provare ogni tipo di emozione sulla propria pelle. Io sono stato fortunato sin da quando sono stato scelto al Draft. Sì, ho vinto degli anelli e anche il trofeo di miglior giocatore della Lega. Ma quando mi hanno chiamato sul palco, lì è cambiato tutto. E’ stato un momento fantastico. Cosa direi al LeBron ventenne? Di non cambiare mai. Di non farsi mille problemi e di vivere la sua vita. Per quanto riguarda il mio gioco, è cambiato molte volte, tre o quattro. Forse la gente non se n’è accorta, ma è così. Quando ero giovane, agivo impulsivamente, mentre ora ho sviluppato un migliore QI cestistico”.

Cosa si aspetta ‘Bron ora dalla sua carriera?

“Siamo onesti: non potrò continuare a giocare all’infinito. Il tempo passa per tutti e per quanto io mi alleni, per quanto tempo passi in palestra, arriverà il momento di smettere. Non ho più l’atletismo di una volta. E non sto dicendo che non riesco più a saltare, o a schiacciare, o a stoppare. Semplicemente vorrei far capire che il basket non è solo questo. Ho altre caratteristiche che magari andando avanti con l’età mi torneranno più utili. L’atletismo non è tutto. Certo, il QI cestistico non produce highlights, ma ci sono giocatori come Chris Paul, Tim Duncan e Dwyane Wade, da cui non sai mai cosa aspettarti. Loro pensano basket, vivono di quello”.

Il giornalista poi chiede a James se è a conoscenza della classifica dei top-scorer di ogni epoca aggiornata a quando ognuno di questi aveva trent’anni, proprio come il Prescelto: James: 23,901. 21,619 per Kobe Bryant, 21,541 per Jordan, 18,638 per Kareem Abdul-Jabbar e 16,987 for Karl Malone. LBJ si sofferma su Jabbar: “Jabbar a quell’età aveva segnato quei punti? E poi è salito di colpi vertiginosamente. Incredibile”.

L’intervista giunge alle battute conclusive, così a LeBron viene chiesto quale sarà il suo lascito alla Lega.

“Finché giocherò, cercherò di essere il migliore di sempre. Voglio preparare al meglio ogni stagione, ogni partita. Aiutare i miei compagni ad esprimersi al meglio, senza dimenticarmi di essere un buon padre. Essere leader è un compito difficile, bisogna sapersi adattare ai diversi tipi di personalità. Non è la stessa cosa parlare con Kyrie Irving o con Kevin Love, così come non lo era quando parlavo con Mario Chalmers o Dwyane Wade. Ogni persona ha la propria personalità e il proprio modo di essere stimolato. Vorrei essere ricordato per questo mio lato della personalità e per le cose buone che ho fatto dentro e fuori dal campo”.

Dove si vede LeBron James a quarant’anni?

“Spero ancora in qualche squadra. Non importa in che ruolo, vorrei continuare a vivere in questo mondo che mi ha dato tutto. Sarò sempre grato al Gioco per questo. E’ la mia vita”.

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