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Indiana Pacers

Indiana Pacers season preview: un’altra stagione al vertice o l’inizio della fine?

Semifinale di Conference prima e finale ad Est poi (per ben 2 volte). L’ostacolo, mai superato, sempre lo stesso, quei Miami Heat profondamente rivoluzionati in questa lunga (mancano ancora 20 giorni?!?!?!?) off-season NBA.

Certo è che dalle 5 gare contro la squadra della Florida dello scorso Maggio, le cose sono molto cambiate anche per la franchigia dell’Indiana. Un roster cresciuto negli anni sotto la guida dell’ottimo Vogel è arrivato inevitabilmente ad un punto di svolta e questa volta sembra essersi messa di traverso anche la buona sorte.

Las Vegas, incontro d’esibizione del Team Usa. Paul George in una rincorsa difensiva verso il proprio canestro distrugge la sua gamba destra e la speranza di giocare la prossima stagione NBA. Il MIP del 2013 nonché una delle stelle più luminose del panorama cestistico americano è costretto a fermarsi.

George in questi ultimi 2 anni è stato di gran lunga l’anima, soprattutto offensivamente, di una squadra che ha sempre faticato a mettere a referto punti. Tanti i giochi d’attacco disegnati per lui (i 17 tiri e 21 punti a partita dell’ultima Regular Season sono lì a dimostrarlo). Vediamone nostalgicamente alcuni.

Hibbert in punta riceve inoffensivo lontano da canestro e si prepara a giocare un DHO con Stephenson (di cui a breve parleremo), mentre George sul lato debole taglia verso canestro.

Il gioco sembrerebbe essere chiamato per West, pronto a sfruttare il blocco della guardia. Di conseguenza tutta la difesa flotta in aiuto di uno Stoudamire in palese difficoltà. Nel frattempo però, il centro numero 55 dei Pacers è pronto a piazzare il blocco per George.

Lo schema (“Screen the Screener”, volgarmente “blocca per il bloccante”) funziona e la giocata libera il tiratore cresciuto a Fresno State. Questa ed altre situazioni simili sono riproposte nel video seguente.

Questo è soltanto uno dei tanti esempi che vede coinvolto il giocatore californiano, la cui assenza decurterà il già magro bottino offensivo dei Pacers, 96 punti di media a partita che difficilmente verranno implementati con gli innesti estivi (e non me ne vogliano i vari Stuckey, CJ Fair ed altri).

Anche perché l’altra grande novità della off-season è stata la dipartita di “Born Ready” Lance Stephenson, portatore sano di energia che per lunghi tratti della gara guidava il “quintetto delle riserve” (nonostante partisse titolare). La situazione salariale in Indiana infatti ha posto Larry Bird e soci dinanzi ad un dilemma dalla non facile risoluzione.

A fronte dei contratti pluriennali di Hibbert e West (all’ultima stagione “garantita”), il monte ingaggi dei Pacers fino alla scorsa stagione era riempito dall’ingombrante contrattone di Danny Granger, scaduto in estate. In questa off-season però giungevano a termine anche i (vantaggiosi) accordi da rookie di George e Stephenson, entrambi diventati giocatori di livello ed entrambi pronti a pretendere un’adeguata ricompensa economica.

Se per l’All Star con la canotta numero 24 si è subito giunti all’accordo durante la scorsa stagione, per “Born Ready” la situazione si è trascinata fino alla scadenza contrattuale, causa la volontà da parte dei dirigenti dell’Indiana di non superare il limite salariale.

Il triennale da 9 milioni all’anno offerto dagli Hornets (Charlotte, non New Orleans, occhio a non fare confusione) è stato un richiamo troppo invitante da rifiutare per il natio di Brooklyn.

Se degli eccellenti assenti era più che doveroso parlare, la parte rimanente del quintetto dovrà farsi carico di una squadra che viene comunque da 56 vittorie in RS (miglior record ad Est) e che fonda il proprio gioco su giocatori interni su entrambi i lati del campo.

Riferimento non casuale quindi a West e soprattutto a Roy Hibbert, giocatore che fatica ancora a trovare una collocazione tra i “grandi” del gioco, discontinuo e troppo spesso poco prolifico nei pressi del canestro avversario.

Se difatti le statistiche difensive non riescono a rendere il giusto merito al lavoro svolto a protezione del proprio ferro fatto dal numero 55, nella metà campo offensiva il 44% al tiro è una percentuale stridente per un giocatore di 7 piedi, la cui stragrande maggioranza delle conclusioni viene presa nei pressi del canestro avversario. Se non fosse per le 2 triple segnate che donano un “tocco” di verde, questa distribuzione di tiri ricorderebbe quella dell’indimenticato Ellis dei Bucks (#MontaBall).

Le non eccellenti doti da passatore (1 solo assist di media), la relativa presenza a rimbalzo (poco più di 6 carambole a partita catturate) unita ad una “cattiveria agonista” non sempre controllata e ben convogliata, fanno si che anche quest’anno Hibbert rappresenti il più grosso punto interrogativo della stagione Pacers.

Coinvolgere di più i lunghi offensivamente, ripensare schemi, cercare nuove soluzioni nella marcatura dei piccoli avversari sono solo alcune delle tante opzioni che Vogel e il suo staff dovranno vagliare, per provare a contendere agli Heat e ai Bulls il ruolo di comprimari ad Est al fianco ai nuovi Cavs.

La domanda è già nel titolo: ci riusciranno oppure sarà “l’inizio della fine”? Tra 20 (estenuanti) giorni le prime risposte.

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