Al Verizon va di moda il giallo: Indiana vola in finale di Conference

Washington e Indiana, apparentemente così lontane, hanno scoperto di avere qualcosa in comune. I Pacers si sono serviti di Gara 6 per far sparire i Wizards, spalancando le porte (come per magia) alla rivincita di una finale infuocata contro gli odiati Miami Heat. Un duello annunciato, per alcuni il più giusto, per altri il più suggestivo. Assisteremo ad una serie ad alta tensione, a contatti duri, a scariche di elettricità accompagnate dallo spettacolo. Al Verizon i padroni di casa hanno provato a rovinare la festa ai campioni della Eastern Conference. Hanno creduto nell’illusione toccandola con mano, quando Bradley Beal ha strappato palla a Hibbert infilando la tripla del vantaggio. Mancavano otto minuti e mezzo alla sirena. Un’eternità, il tempo sufficiente per precipitare nella trappola chiamata inesperienza.

Indy, ferita nell’orgoglio dopo la bastonata di quarantotto ore prima, converte la rabbia in benzina per alimentare il suo motore. I colossi si travestono da buttafuori e respingono l’assalto di Washington. David West, in combutta con il socio giamaicano, mette le ali ai compagni firmando l’allungo nel primo quarto. A rimbalzo c’è storia, e questa è la notizia: Gortat viene placato e placcato (quando necessario) da ogni componente della frontcourt, Mahinmi compreso. Ottimo anche Stephenson, redivivo dopo i sonno profondi di Gara 5. Lance sfodera dallo zainetto la solita proverbiale partita totale, assicurando punti, assist e grinta ad un quintetto orfano del miglior George. Il 24 c’è, ma su diktat di Vogel si preoccupa più di difendere che di attaccare. Un piccolo capolavoro quello architettato dal coach, che annienta Beal e Ariza grazie alla duttilità di un campione maiuscolo.

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Terzo e quarto periodo sono l’ultimo sussulto dei Wizards, alle corde ma ancora pimpanti da orchestrare il tentativo di rimonta. Un miracolo sfiorato, perchè lo sforzo costa caro alla banda di Wittman. West è mister freddezza e quando l’arancia inizia a pesare lui si carica una città intera sulle spalle trascinandola in trionfo. Jumper, step back, fade away: solo rete. Finisce 93-80, senza rimpianti e recriminazioni. A prescindere dalla fede e dalle simpatie cestistiche, ha vinto la più forte. Non la più continua, non la più brillante, ma sicuramente la più attrezzata per contestare il three-peat dei marziani della Florida.