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playoffs 2014

Top & Flop di Brooklyn Nets – Miami Heat, le pagelle di Gara 4

I fatti sono noti: i Miami Heat espugnano il Barclay Center di Brooklyn, volano sul 3-1 nella serie e hanno un ghiotto match point da giocarsi stanotte all’American Airlines Arena, orgoglio di Pierce e compagni permettendo. Forse però il soggetto della frase precedente dovrebbe essere cambiato da “Miami Heat” a “Lebron James”, vista la prova mostruosa del Prescelto, che risponde alle accuse di scarsa presenza pareggiando il proprio career high nei playoff. Vediamo dunque il pagellone di questa gara di Lebron ma anche degli altri, visto che, forse stupirà saperlo, anche qualcun altro era sceso in campo, non necessariamente con gli stessi esiti del nativo di Akron.

 

MIAMI HEAT

Lebron James: 9.5. Sarebbe superfluo sciorinare di nuovo i numeri di una serata già entrata nella storia. Viene attaccato per la scarsa presenza nei momenti chiave in gara 3 e, con la maturità e la consapevolezza acquisita coi titoli vinti, parte deciso e motivato: si rende presto conto che questa è “one of those nights”, in cui sembra entrare tutto, e decide quindi di vincerla sostanzialmente in solitaria, attaccando dal post, in penetrazione o col tiro da fuori con la stessa disarmante efficacia. La prestazione prettamente individuale è ovviamente da 10, glielo neghiamo per il semplice fatto che così facendo emargina un po’ troppo i compagni (peraltro in buona parte in serata opposta alla sua), finendo con il vincere con qualche affanno di troppo nonostante i 49 punti: ha nelle corde una gara vinta da solo e lo dimostra, ma ora dovrà far rientrare gli altri Heat nella serie.

Dwyane Wade: 6.5. L’unico Heat a non avere il numero 6 sulla schiena a dare qualche lampo, continua a tirare bene nella serie e alla lunga questo dato potrebbe risultare determinante, punendo la scelta difensiva di Kidd di concedergli spesso e volentieri il jumper (e con un Lebron probabile sorvegliato speciale in gara 5 gli spazi e le responsabilità per lui aumenteranno ulteriormente). Ci mette anche la sua firma con un rimbalzo in attacco fondamentale nell’ultimo minuto che permette ad Allen di chiudere i giochi dalla lunetta: anche in una gara fuori dalle luci della ribalta risulta sempre preziosissimo.

Chris Bosh: 5.5. Dopo gara 3 la sua personale partita è di nuovo all’insegna dell’anonimato: pochi punti, pochi rimbalzi, qualche errore di troppo al tiro e in generale mai nel vivo del gioco, certamente oscurato da un Lebron strabordante ma comunque eccessivamente impalpabile. Ma ha il merito di battere un colpo, o meglio due, al momento giusto, mandando a bersaglio le sue uniche due triple nell’ultimo quarto, tra cui quella che sancisce l’allungo decisivo dei suoi con meno di un minuto sul cronometro. In gara 5 comunque servirà ben altro da lui per evitare un altro insidioso arrivo in volata.

Heat supporting cast: 4.5. E’ vero, James fa pentole, coperchi, e anche minestra, fornelli e tutta la cucina, e per i suoi compagni è complicato entrare in ritmo e dare un contributo tangibile. Ma è anche vero che già in gara 3 l’apporto dei gregari era calato in maniera preoccupante e questa partita non ha che confermato il trend: dalla panchina arriva la miseria di 16 punti, e solo da due giocatori (Allen 11 e Andersen 5), e in generale a salvarsi parzialmente oltre ai Big Three sono i soli Chalmers e lo stesso Allen in mezzo alla desolazione generale. Come detto, Lebron può vincerne una da solo, difficile riesca a ripetersi con le inevitabili maggiori attenzioni che verranno a lui riservate, e il supporting cast dovrà quindi dare molto di più per non tornare nella Mela.

BROOKLYN NETS

Deron Williams: 5.5. Continua a litigare col canestro, ormai un leit motiv della serie a eccezione della partita d’esordio, anche se stavolta trova qualche canestro da vero fuoriclasse e crea un po’ di più per i compagni. Rimane comunque pochino per un giocatore con le sue possibilità, la serie potrebbe chiudersi già stanotte e il suo apporto è stato fin qui deludente: vedremo se saprà riscattarsi in questa gara 5.

Joe Johnson: 5. Dopo la gran prestazione al tiro di gara 3 stavolta anche Iso-Joe trova molto meno la via della retina, caratteristica peraltro diffusa tra  quasi tutti i suoi compagni: a un certo punto però si piglia pure una stoppata da James Jones, e questo è molto meno comune. Non da lui, notoriamente ottimo clutch player, anche la scarsa precisione riscontrata in particolar modo nell’ultimo quarto punto a punto, in cui segna solo 2 punti su tiro libero, sbagliando tra l’altro il tiro in avvicinamento che poteva rispondere alla tripla di Bosh. Su quell’azione si lamenta pure di un flopping di Lebron, forse non a torto, ma le proteste non fanno che confermare il suo nervosismo.

Paul Pierce: 6.5. Polveri bagnate anche per The Truth dalla lunga distanza (0/4), ma dopo una gara in cui deve di nuovo far presto i conti coi problemi di falli (anche per un tecnico dopo pochi minuti per un amichevole scambio di vedute con Battier) nell’ultima frazione è l’anima di questi Nets che tentano pur in una giornata non certo eccezionale di resistere all’uragano James, portando anche in vantaggio i suoi con un canestro e fallo degno dei tempi migliori. Nota dolente, la difesa: alla vigilia dichiara di voler marcare personalmente Lebron perché ormai lo conosce e può limitarlo, lavora pure competentemente ma non è andata esattamente come sperava…

Kevin Garnett: 5.5. Rimane sui suoi livelli attuali, tutt’altro che grandiosi per chi ha ancora negli occhi il KG con qualche anno in meno. Non demerita, segna anche qualche buon canestro (bella la schiacciata al volo su rimbalzo in attacco nel terzo quarto) ma in generale non si vede moltissimo. Chi credeva che l’odiato rosso Heat tirasse fuori il toro che è in lui deve fare i conti con la realtà: in questa serie finora è stato poco più che un fantasma, come in tutta la stagione a Brooklyn, sicuramente a causa di un gioco ben diverso e a lui meno adatto rispetto a quello dei Celtics ma anche per l’età ormai avanzata.

Nets supporting cast: 5.5. Prova non certo disastrosa per le seconde linee di Kidd, ma il passo indietro rispetto a gara 3 è stato piuttosto evidente.  Una chiave importantissima della vittoria di Brooklyn in gara 3 era stato proprio l’apporto dei gregari e un loro contributo anche di poco superiore in questo match, indirizzatosi solo nell’ultimo minuto, avrebbe potuto fare tutta la differenza dal mondo. Alzano la media l’ormai sempre positivo Shaun Livingston, che sta giocando una buonissima serie, e Alan Anderson, l’unico a chiudere con buone percentuali, che prova pure a fermare Lebron con le cattive cercando di innervosirlo; anche Blatche e Kirilenko non si vedono troppo ma tutto sommato non demeritano, stecca invece per la prima volta in questa semifinale di conference Mirza Teletovic, che non mette a segno nemmeno un tiro pesante e si vede praticamente solo in occasione del rimbalzo in attacco convertito nel finale, rivelatosi poi inutile. I Nets chiudono con un brutto 5/22 da 3, troppo poco per una squadra che vive e muore di tiro dalla lunga: a Miami servirà ben altro, e il bosniaco ha già mostrato di gradire i ferri della AAA…

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