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playoffs 2014

Spurs, Buford: “Mai stato così emozionato”

 

E’ il momento del trionfo dei San Antonio Spurs, che dopo il successo in gara 5 della notte scorsa hanno conquistato il loro quinto anello NBA della storia. R.C. Buford ha vissuto tutti questi titoli in prima persona, essendo membro della dirigenza texana dal 1994 dopo che già era stato all’ombra dell’Alamo tra il 1988 ed il 1992 come assistente allenatore di coach Larry Brown.

Nel 1999 ricopriva il doppio incarico di assistente del general manager e direttore del reparto scouting, mentre dal 2002 ad oggi è il GM che, lavorando a stretto contatto con coach Gregg Popovich, ha assemblato questa meravigliosa macchina cestistica che ha deliziato i palati più fini con un gioco meraviglioso ed allo stesso tempo concreto.

Un architetto sapiente, che da sempre lavora dietro le quinte, non ama la luce dei riflettori e che forse per questo non tutti conoscono e celebrano come dovrebbero. Uno capace di scegliere un certo Manu Ginobili con la chiamata numero 57 del Draft 1999 e di ottenere un giovanotto di nome Kawhi Leonard nella trade che ha portato George Hill ad Indianapolis, solo per fare qualche esempio.

Anni di duro lavoro oscuro, lontano dagli occhi indiscreti, a tessere la tela di un progetto manageriale che ha reso gli Spurs un modello da studiare e da imitare sotto tutti i punti di vista. Ora però è il momento della giusta ribalta anche per uno schivo come lui, che ha rilasciato queste dichiarazioni ai microfoni di Yahoo! Sports nella zona mista dell’AT&T Center.

Ricominciare dopo l’epilogo dell’anno scorso è stato davvero difficile per tutti noi, per Pop in particolare. Però dovevamo andare avanti, ci siamo fin da subito guardati negli occhi l’un l’altro e abbiamo riconosciuto cosa dovevamo fare per risollevarci. Pop ed io volevamo aiutare Tim, Manu e Tony (Duncan, Ginobili e Parker, ndr) a competere per un’altra volta ancora per il titolo: era doveroso dopo tutti i sacrifici che avevano fatto per questa franchigia nella loro carriera. Siamo stati a soli 30 secondi dalla vittoria ma poi è sfumato tutto. E’ stata una beffa incredibile ma tutti sin dal training camp volevano rifarsi alla svelta. Pop è stato fantastico, ha cambiato la mentalità della squadra da così a così: ha messo davanti agli occhi di tutti la realtà dell’anno scorso, di come erano andate le cose, che erano andate male per errori nostri e ha messo in evidenza cosa è mancato per vincere a tutti i giocatori, non ha voluto che nessuno si nascondesse dietro a qualche scusa. E da lì in poi abbiamo capito che avremmo potuto fare meglio, che ormai il passato non si poteva più cambiare e che eravamo in grado di poter tornare a quel punto della storia un’altra volta ma scrivere un finale diverso. Ho vissuto tutti i titoli qui a San Antonio, ma nessuno prima di questo mi ha mai fatto sentire così soddisfatto, così realizzato e così emozionato allo stesso tempo.

 

 

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