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San Antonio Spurs

San Antonio Spurs, si prepara la nuova stagione cercando di dimenticare il finale dello scorso anno!

I’m Lebron James, from Akron, Ohio, from the inner city.. (clicca qui per il video)

Queste le parole che ci sono rimaste nelle orecchie. Questi gli ultimi scampoli di una stagione conclusasi più di tre mesi fa. Coriandoli, l’American Airlines Arena in festa, il ragazzo che proviene dai “quartieri difficili” di Akron che alza al cielo il Larry O’Brien e il Bill Russell trophy, per il tripudio degli Heat.

Con queste immagini difficili da dimenticare coach Popovich ha convissuto per un’intera estate, pensando al Duncan di gara 6 in panchina nel finale, all’errore di Parker sul blocco per Lebron, al rimbalzo in solitaria di Bosh e soprattutto al pazzesco tiro realizzato da Ray Allen (per i 2 che ancora non l’hanno visto qui il video).

Dura ricominciare dopo una stagione del genere, dopo un finale del genere. Soprattutto per chi, arrivato fino in fondo,ha perso per la prima volta.

Molto simpatico il siparietto di casa Popovich riportato qualche settimana fa dal “San Antonio Express News”. L’allenatore degli Spurs, in partenza per San Francisco per incontrare il suo staff prima di iniziare la preseason, parlando amichevolmente con Buck Harvey, dichiara quello che tutti sospettavamo:

Io penso a Gara 6 ogni giorno. Senza eccezioni. Penso a tutte le singole giocate. Se chiudo gli occhi posso vedere Lebron che prende il primo tiro, il rimbalzo e poi il secondo.. Sto diventando abbastanza lugubre. Sono afflitto più di quanto tu possa immaginare. 

A questo punto però interviene la figlia Jill (dimostrando un caratterino niente male, chissà da chi avrà preso..), redarguendolo:

Ok papà, lasciami fare questo ragionamento. Tu hai vinto 4 titoli, e sei arrivato 5 volte alle Finals. Gli altri allenatori perdono ogni santissima volta. Ma il “povero Greggy” (vedere la faccia di Popp mentre la figlia lo chiama “poor Greggy” sarà qualcosa di meraviglioso) non può perdere perché lui è speciale. Puoi per piacere smetterla di pretendere la perfezione da te stesso? Fine della storia.

Di motivi per accantonare il passato e proiettarsi con nuova linfa verso il futuro ce ne sono tanti, come hanno dimostrato anche gli Europei disputati sino a pochi giorni fa in Slovenia. Tony Parker dominatore incontrastato e leader indiscusso, un Boris Diaw sia playmaker aggiunto che realizzatore, De Colo degno rimpiazzo del franco belga. A questi si aggiunge anche il nostro Marco Belinelli (acquistato in giugno appena i Bulls hanno lasciato intendere che non avrebbero rinnovato il contratto al ragazzo di San Giovanni in Persiceto), molto in palla nelle prime cinque apparizioni in maglia azzurra, molto meno nelle successive, ma comunque dimostratosi in grado (nel bene o nel male) di essere leader e trascinatore emotivo della nostra Italia.

Assieme all’arrivo di Belinelli e di Pendergraph (firmati entrambi con la “Middle Level Exception” per una somma totale di poco superiore ai 4 milioni e mezzo all’anno), le notizie sul fronte mercato di maggior rilievo in quest’estate sono stati i rinnovi contrattuali offerti a Ginobili (14,5 milioni in 2 anni) e soprattutto quello di Splitter (36 milioni per i prossimi 4 anni), investito così in maniera “ufficiale” del ruolo di “futuro centro franchigia” (lasciatemi passare questa pessima definizione).

Futuro perché a libro paga quest’anno (con una Player Option per il prossimo) c’è ancora Tim Duncan, quello che più di ogni altro ha sofferto la sconfitta contro gli Heat. Vederlo battere sconsolato le mani sul parquet tornando in difesa dopo aver sbagliato un facile lay up nei secondi finali di gara 7 è una di quelle immagini che difficilmente scompaiono dalla mente degli appassionati. Vederlo esternare un’emozione, il lasciarsi andare allo sconforto da parte di un campione che a Giugno avrebbe potuto mettere la ciliegina su quella splendida torta che è stata fino ad oggi la sua carriera.

Lui, a mio avviso, la più grande incognita di questa stagione per i neroargento, che per il resto confermano in blocco i vari Leonard, Green, Bonner, Mills e Joseph (anch’egli protagonista durante l’estate con la nazionale canadese).

Inevitabile dopo la cavalcata trionfale della scorsa stagione partire con i favori del pronostico (almeno ad Ovest), anche se le perplessità ai blocchi di partenza sono molte. La crescita esponenziale di Leonard (uno dei 10 migliori giocatori ai Playoff) e Green (realizzatore e “bombarolo” clamoroso) saranno confermate? Ginobili, Bonner e Duncan riusciranno a non risentire dell’età che avanza? Riuscirà Belinelli a diventare una pedina importante in uscita dalla panchina come lo è stato nella scorsa stagione Gary Neal? Splitter farà quel salto di qualità per ambire a diventare uno dei migliori centri NBA?

Le domande e gli interrogativi sono tanti. Per avere risposte (più o meno certe), non ci resta che aspettare un mese, o meglio 30 giorni. Da passare insieme, con una “presentazione” al giorno di ogni franchigia NBA. Questa era soltanto la prima, per le altre 29 ci vediamo nei prossimi giorni, sempre su NbaReligion.com.

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