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Lakers: Jim Buss parla della rifondazione voluta dal padre

In un’intervista rilasciata a Ramona Shelbourne di ESPN, Jim Buss, attualmente vice presidente esecutivo dei Los Angeles Lakers, ha avuto occasione di parlare delle ultime strategie decise dal padre, Dr. Jerry Buss, che ha continuato a dettare le linee guida della franchigia fino a pochissimi giorni prima di passare a miglior vita. Durante la scorsa estate lo storico proprietario della squadra fu consultato in merito all’ingaggio del capo allenatore destinato a sostituire Mike Brown mentre si trovava in ospedale per curare la malattia che successivamente lo portò alla morte. Jerry Buss, dopo aver preso pensato ad un ritorno di Phil Jackson preferì puntare in via definitiva su Mike D’Antoni, sicuro che sarebbe stato l’uomo giusto per guidare i Lakers negli anni a venire. Jim Buss ha spiegato anche i motivi delle scelte di suo padre.

Abbiamo fatto una serie di ricerche ed interviste con molti candidati allenatori. Abbiamo poi fornito tutte le informazioni a mio padre che ha subito detto: “D’Antoni!!, è lui che voglio, è il nostro uomo!”. Sapeva che avremmo dovuto ricostruire la squadra nell’immediato futuro e che Phil Jackson non era l’uomo adatto a questo compito. La sua esclusione è stata anche una forma di rispetto nei suoi confronti.

Da queste parole, per giunta molto chiare, si evince come l’intenzione della dirigenza sia stata quella di costruire un’era post-Bryant partendo da un allenatore adatto oltre che da Bryant stesso, il tutto con la benedizione del patròn storico della franchigia californiana.

Tuttavia queste scelte hanno avuto una pesante ripercussione non solo su fan e media, che speravano in un ritorno di Phil Jackson non condividendo la nuova filosofia introdotta dalla dirigenza, ma anche su Dwight Howard, l’uomo su cui si pensava potesse basarsi la ricostruzione, il quale non ha mai apprezzato la leadership di Bryant e il lavoro di Mike D’Antoni .

Se si tengono in considerazione questi ultimi fattori, la scelta della dirigenza sembra sia stata azzardata oltre che fallimentare, ma è ancora troppo presto per esprimere un giudizio a riguardo dato che ricostruire una squadra vincente richiede molto più tempo di quello che è trascorso tra l’assunzione di D’Antoni e l’addio di Howard. Soltanto il passare degli anni potrà dirci chi ha sbagliato e perché.

 

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