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San Antonio Spurs

San Antonio Spurs: “big three” o no, il risultato non cambia

I San Antonio Spurs sono l’unica squadra che nelle ultime 13 stagioni ha sempre ottenuto almeno 50 vittorie (record NBA all time): non male eh?
In tutti questi anni, nella squadra hanno militato tra i giocatori più forti mai visti sul parquet: Robinson, Duncan (quasi onnipresente), Del Negro, Bowen (mostro della difesa), fino a giungere ai “moderni” Manu Ginobili e Tony Parker.
Nelle ultimissime stagioni, però, un’altra caratteristica viene obbligatoriamente associata alla franchigia nero argento, ossia l’uso massiccio della panchina durante ogni partita, anche quelle più importanti, anche nei momenti decisivi.
Pure quest’anno gli Speroni sono al primo posto nella Western Conference con un record di 41 vittorie e 12 sconfitte: dopo 53 partite, e nelle condizioni anagrafiche in cui si trovano, obiettivamente stanno facendo qualcosa di davvero impressionante.
Dietro a tutto questo, naturalmente escludendo Gregg Popovich, vero artefice del miracolo sportivo, c’è il grande apporto che stanno dando alla squadra i vari Splitter, Neal, Bonner, e, anche se ufficialmente sono dei titolari, Leonard e Green.
Okay, immagino cosa pensiate: ma non è che nella grande stagione di San Antonio ci sarà lo zampino di Tony Parker, che probabilmente sta giocando il miglior basket della sua carriera? Bene, mozione accolta, e se non ci avete ancora pensato state sbagliando.
È verissimo, Parker quest’anno ha raggiunto livello stratosferici, tant’è che nelle ultime uscite ha toccato i 30 punti e 10 assist a partita. Ma con quanto di buono possa riuscire a fare la point guard francese, senza una ottima squadra alle spalle non si va da nessuna parte (chiedere a Lebron James negli anni dei Cavs): ed e’ qui che entra i scena la second unit, dati gli infortuni che stanno letteralmente massacrando sia Tim Duncan che Manu Ginobili.
Capitanati dal #9, i “panchinari” si sono resi protagonisti di grandissime imprese, con vittorie di assoluto prestigio sui campi di squadre come Mavs e Nets, a dire poche favorite dall’infermeria texana.
Ma adesso giungiamo al culmine della perfezione del lavoro di Popovich, ossia la partita di stanotte allo United Center, contro i Bulls.
Gli Spurs si sono imposti sui padroni di casa per 103 a 89, privati anche di Tony Parker: senza TP9? In casa degli ottimi Bulls dell’ultimo periodo? Con 14 punti di scarto? Okay, questa e’ storia. Tra i giocatori in maggiore evidenza nella partita, tra i nero argento troviamo Leonard, con 26 punti e 4 rimbalzi (difensore puro, dice Pop); Thiago Splitter, con 16 punti, 4 rimbalzi e 3 assist (sostituto di Duncan, se mai ce ne sarà uno); Danny Green, con 18 punti, 6 rimbalzi e 3 assist (sempre più al centro degli schemi offensivi); Gary Neal, con 16 punti, 3 rimbalzi e 2 assist (che si sta immedesimando sempre di più nel ruolo di erede impossibile di Parker).
Lascio a voi ogni possibile commento, ma quel che e’ certo e’ che chi dava gli Spurs come morti per la lotta al titolo di quest’anno, sta cominciando a pensare a come scusarsi con Gregg & Co.

 

Leonardo Flori

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