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Miami Heat

Heat, è soltanto una questione di rimbalzi?

Partiamo da due assunti iniziali fondamentali da mettere in chiaro ancor prima di partire con ogni tipo di discussione o analisi sulla franchigia detentrice del titolo NBA:

– n.1, data l’importanza e la caratura della squadra, non capisco come mai si parli generalmente “poco” di Lebron e compagni in questo inizio di stagione. Per questo, appena ho trovato la possibilità di approfondire un po’ la loro situazione, mi ci sono buttato a capofitto (forse forzando anche un po’ la mano e di questo chiedo scusa anticipatamente) P.S. Ovviamente il mio miglior collega Pietro Caddeo ha ben pensato di smentire subito questa mia affermazione pubblicando già ieri un resoconto della sfida tra Indiana e Miami. Diciamo che quello era l’antipasto dell’articolo che vi sottopongo oggi;

 – n.2, il record degli Heat, 23-10, li pone in una tranquilla posizione di accesso alla griglia dei Playoff. Certo, se arrivi in fondo quelli della Western in finale per ora hanno il fattore campo dalla loro, però si sono viste situazioni onestamente peggiori (per informazioni chiedere agli ormai pluricitati Lakers).

Tuttavia la squadra di Miami non può di certo dirsi al di sopra di ogni velleità o problema. La sconfitta contro i Pacers porta a 7-7 il record delle partite giocate in trasferta (siamo un sito italiano, altrimenti non avrei esitato ad usare la terminologia “on the road”, che farebbe tutto un altro effetto), in netto contrasto con il 16-3 conseguito all’Americans Airlines Arena. Pensare che quella di Indianapolis è la prima di una serie di 5 trasferte, lascia presagire che nei prossimi giorni avremo delle risposte definitive riguardo agli Heat in versione “trasferta”.

Quello che però non cambia nè in casa nè fuori è la cronica difficoltà per Miami di catturare rimbalzi. La squadra dei “Big Three” è 29esima per rimbalzi d’attacco catturati (peggio fa solo Boston che ad inizio stagione a rimbalzo non ci andava proprio) e sta sempre di più soffrendo questa scarsa capacità di farsi sentire sotto i due canestri. Per quel che riguarda i rimbalzi difensivi il rendimento degli Heat è nella media, ma soltanto perché si è lavorato su questo fondamentale molto bene ad inizio stagione. Difatti da 5 partite a questa parte non solo Miami cattura il rimbalzo d’attacco soltanto nel 18.6% dei casi, ma ne concede ai suoi avversari sulla bellezza del 33% dei tiri sbagliati.

Già le partite contro Orlando, Minnesota e Chicago avevano visto la squadra della Florida subire in maniera importante sotto le plance (contro i Timberwolves la vittoria non è mai stata in discussione nonostante i ragazzi arrivati da Minneapolis abbiano preso quasi il doppio dei rimbalzi). L’ultima però contro Indiana, nonostante non sia quella con il maggior margine stagionale, mette in mostra delle cifre paradossali che fanno riflettere.

Roy Hibbert da solo ha preso 2 rimbalzi d’attacco in più rispetto a tutto il roster di Miami messo insieme e George, West e lo stesso Hibbert insieme catturano 36 rimbalzi, pari al totale di quelli presi da Miami. Questo, unito alla pessima notte di tutto il collettivo campione NBA 2012 (basti pensare alle 14 perse a fronte dei soli 13 assist) ha portato al minimo stagionale in quanto a punti realizzati (solo 77). Nonostante la difficile serata al tiro, la differenza in negativo l’hanno fatta i rimbalzi, soprattutto quelli d’attacco concessi ai Pacers. Indiana ne ha catturati 22, cioè ha avuto una seconda possibilità sul 43% dei tiri sbagliati. Un’enormità.

Di fronte a questa “emorragia” a rimbalzo la prima cosa che ho pensato di fare è stata: ma fammi andare a vedere le medie stagionali a rimbalzo dei giocatori, così vediamo un po’ dove sta il problema! Inizio a scorrere la lista e leggo: Lebron, 8.3 rimbalzi a partita. Direi che da uno che gioca anche play all’occorrenza ci si potrebbe aspettare di peggio. Cerco Wade, 4.6. Beh, per uno che è molto più vicino al metro e 90 che non ai 200 centimetri è tanta roba, considerando il ruolo da guardia. Vediamo un po’ Bosh allora e trovo 7.6 rimbalzi, cifra di tutto rispetto per uno che viene considerato un lungo fortemente atipico. Haslem, l’esperto della squadra, in soli 19 minuti ne prende comunque più di 5 di media. Ok, come previsto. Allen 3.4, Chalmers 2.5 e potrei continuare.

Allora capisco, o almeno credo. I rimbalzi non è che manchino ai giocatore del roster degli Heat, ma è l’esatto opposto. Sono i giocatori che vanno a rimbalzo che mancano alla squadra. Insomma, per dirla in parole povere, se giochi senza un lungo di ruolo, Lebron ne prende più che può, ma l’assenza del centro dominante resta.

A questo proposito prendono voce diverse correnti di pensiero, tra chi crede che non si possa fare a meno di un forte uomo d’area e a chi crede invece nelle possibilità di una squadra “piccola”. In effetti quello attuale è lo stesso quintetto con cui Miami ha vinto il titolo lo scorso anno, a dimostrazione del fatto che si può portare a casa un anello anche schierando per lunghi tratti di partita una squadra “piccola”. Gli Heat sono riusciti ad andare sufficientemente bene a rimbalzo perchè oltre alle dimensioni di un giocatore, è la voglia di prendere il rimbalzo che fa la differenza. L’anno scorso questa non mancava, adesso sembra scomparsa.

Proprio a fronte di questo “calo” (si parla anche di lunghe riunioni tecniche tenute da Spoestra nell’ultimo periodo sull’argomento, che però non hanno avuto esito positivo) James ha deciso di parlare, dichiarando a Indy Star:

Questo è frustrante, molto frustrante. Noi vogliamo difendere e chiudere l’area, ma ci ritroviamo sempre ad andare sotto a rimbalzo. Questo è molto frustrante. Così non si arriva a vincere di nuovo il titolo.

A pesare è soprattutto l’ultima allusione all’impossibilità di riconfermarsi qualora si mantenga questo atteggiamento a rimbalzo. Pat Riley, ai tempi dello “Showtime” di Magic ai Lakers (emblema del gioco tutto transizione, che poco giocava a difesa schierata e di conseguenza poco sui rimbalzi), scrisse sulla lavagna nello spogliatoio il famoso diktat: ” Rimbalzi = Anelli”.

Lebron ha ben chiara in mente l’equazione, spero per lui che riesca a trovarne anche la soluzione.

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