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Detroit Pistons: confronto tra i 2 rosters che han fatto la storia della franchigia

Detroit, è unanimamente conosciuta come la capitale dell’auto made in USA, la capitale del lavoro duro, quello massacrante delle catene di montaggio. Nessuna metropoli americana è riuscita, nel periodo dello sviluppo industriale, a rappresentare meglio la speranza di potercela fare, aggrappandosi ad un posto di lavoro, sudato, ma onesto.
Certe etichette sono così ingombranti da segnare anche il Dna di una franchigia NBA, come nel caso dei Pistons. Non può essere solo una coincidenza il fatto che nelle uniche due occasioni in cui la capitale del Michigan ha avuto una squadra da titolo su cui contare,il gioco espresso dalla stessa rappresentasse lo spirito di sacrificio della città.
Sarebbe però interessante cercare di capire quale delle due dinastie sia stata la migliore: i Bad Boys dell’era Chuck Daly di fine anni 80 o quella guidata da Larry Brown all’inizio del nuovo millennio? Andiamo ad analizzare i quintetti:

1989/90
Isiah Thomas: Zeke,è il leader di tutti i tempi in punti, assist, palle rubate. Definito dall’Avvocato (Feredico Buffa ndr) la miglior small point guard di sempre. serve altro?

Joe Dumars: Miglior giocatore delle ultime finali giocate da Kareem, quelle del 1988. Considerato da Mj il miglior difensore sulla palla che abbia mai incontrato, l’unico a costringerlo a cambiare il suo stile di gioco.

Dennis Rodmam: The Worm, prima della pazzia, dei tatoo, e dei pearcing. All’epoca ancora ala piccola, dignitoso anche in attacco, ma ancora non straripante a rimbalzo. miglior difensore della lega per 2 anni consecutivi

James Edwards: Buddha. Uno dei giocatori più sottovaluti di sempre. Quasi 13 punti di media in 19 anni di carriera,un maestro in post basso.

Bill Laimbeer : Ex Brescia, anima dei Bad Boys , un vero duro. Re del pick and pop, probabilmente il miglior tiratore tra i lunghi della sua era

Mark Aguirre: prima scelta assoluta dei draft 1981 , proprio davanti a Zeke. Straripante ai tempi del college,un pò meno al piano di sopra, ma con partenza diretta in palleggio (stessa mano – stesso piede), escluso Bernard King, mai vista fino a quel momento.

Vinnie Johnson: basta il suo soprannome : The Microwave, il forno a microonde. Un giocatore di impatto se mai ce n’è mai stato uno. Entrava in partita ed era subito caldo, ilpiù caldo.

John Salley: The Spider, il ragno. Difesa, rimbalzi e personalità straripante.

Allenatore: Chuck Daly, lo stesso allenatore del Dream Team 1992 delle Olimpiadi di Barcellona: può bastare?

2003/04:
Chauncey Billups: il Vincente per antonomasia, Mr. Bigshot.

Richard Hamilton: miglior uscita dai blocchi della lega. Un catch and shoot da clinic, degno di Reggie Miller.

Tayshaun Prince: Mancino, filiforme ed egregio difensore: chiedete a Kobe

Rasheed Wallace: Sheed, Sheed, Sheed ! Record man di falli tecnici di ogni epoca. Vero Trash Talker, a volte svogliato..ma a volte no! Talento cristallino, quasi imbarazzante, mani da pianista: Ball don’t Lie!

Ben Wallace : Un armadio. Centro vecchia maniera, solidissimo in difesa, insuperabile a rimbalzo.

Corliss Williamson: Big Nasty, una carriera spesa a cercare di capire se è un 4 con l’altezza di un 3 o un 3 con il fisico di un 4 . Poco importa. Sostanza e conoscenza del gioco con pochi eguali. Miglior 6° uomo dell’anno del 2002

Bob Sura : white man can’t jump. Siete sicuri?

Zeliko Rebraca: il Serbo , ex Treviso, verticalista che purtroppo non è riuscito a rispettare le attese che oltreoceano avevano su di lui. Ottimo gregario.

Mehmet Okur : Memo. un lungo con un Jump shot più che affidabile. All’epoca non era ancora il giocatore ammirato ai Jazz , quando arrivò anche a disputare un All Star Game

Allenatore : Larry Brown. Terzo di ogni epoca per vittorie ai playoff. L’unico che è riuscito a portare 8 squadre diverse alla post season.

Come già detto entrambe le squadre hanno fatto della solidità difensiva e dell’esecuzione offensiva i due dogmi della loro pallacanestro e sono ad oggi gli unici due roster in grado di condizionare e di battere il triple post offence di Tex Winter. (contro i Bulls di fine anni ’80 e contro i Lakers nel 2004).
La prima versione dei Pistons, i Bad Boys, furono la squadra che forgiò i Bulls targati Michael Jordan. Fu proprio “grazie” ai continui maltrattamenti subiti in mezzo all’area, ogniqualvolta che penetrava a canestro, che Mj si convinse ad iniziare un massiccio lavoro in sala pesi e a sviluppare il gioco in post, cosa che negli anni l’ha consacrato a divenire miglior attaccante di sempre.
Basando il loro gioco principalmente sulla classe cristallina e sulle intuizioni di Isiah Thomas in attacco e sulla difesa più dura mai vista fino ad allora ,i ragazzi di Chuck Daly furono solo la 3° squadra di ogni epoca a riuscire a bissare il titolo. Motor City Madness

La seconda versione dei Pistons campioni invece, era un concentrato di inside/outside game. Talento vicino e lontano da canestro. Esecuzioni dei giochi offensivi più vicini ad una squadra di college che ad una Nba. Il capolavoro di Larry Brown, ognuno sapeva cosa fare e sopratutto quando farlo.Più che una squadra, un orologio , fra l’altro molto puntuale.

Chi sono stati i più forti? La parola passa a voi.

 

Carlo Venturi

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