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L.A. Clippers

I Clippers vincono anche a San Antonio, miglior record ad Ovest! Dove può arrivare la squadra “meno nobile” di LA?

Quando leggi di una franchigia con base a Los Angeles, con il miglior record ad Ovest e il secondo migliore in assoluto (i Knicks di questo inizio con il loro 7-1 sono davanti), che nella notte sbancano anche il TNT Center di San Antonio, battendo a domicilio una squadra in forma come quella in nero argento, non hai dubbi! Pensi: “La campagna acquisti estiva faraonica dei Lakers sta portando i suoi risultati”. E invece no. Per una volta quelli in vetta sono gli altri, sono quelli che storicamente non vincono mai, quelli che in quarant’anni di storia Nba possono vantare come miglior piazzamento una serie di semifinale ai playoff nel 2006, combattuta si, ma persa contro i Phoenix della coppia D’Antoni-Nash che adesso allenano e giocano a poche miglia dal loro campo di allenamento. Sono i Clippers, che da quando l’anno scorso hanno messo in atto l’ennesima rivoluzione della loro storia e soprattutto da quando hanno dato la canotta numero 3 a quello che, senza l’intervento del “divino” Stern, sarebbe andato a giocare (come al solito) sull’altra sponda losangelina, hanno visto cambiare totalmente le loro prospettive. Lo scorso anno di nuovo Playoff, di nuovo semifinale di Conference, battuti proprio franchigia texana alla quale l’anno scorso non erano riusciti a strappare neanche una partita e che stanotte sono riusciti a domare per la seconda volta in stagione al termine di un’avvincente partita.

Partita decisa nel finale quando ad un minuto dalla fine gli Spurs con le bombe di Parker e Bonner riescono a riportarsi fino all’89-87 con un layup di Ginobili. A quel punto, a 24 secondi dalla fine, ci pensa Chris Paul. Uno contro uno con Parker, palleggio incrociato sotto le gambe, provando a passare opponendo la spalla al tentativo di recupero palla del francese che, convinto di poter ottenere lo sfondamento, si tuffa a terra. CP3, mantenendo la sua solita calma olimpica, si mette fronte a canestro e prende il suo arresto e tiro, risultato scontato.

Alla fine l’ex playmaker di New Orleans mette a referto 19 punti e 8 assist che, uniti alla doppia doppia di Griffin (16 punti e 12 rimbalzi) e ai 14 venendo dalla panchina di Barnes, hanno portato al risultato finale di 92-87. Gli Spurs chiudono con i 20 punti e 14 rimbalzi di un Duncan che sta vicendo una seconda (o una terza, fate voi) giovinezza, tirando di squadra con poco più del 35% dal campo e soprattutto con la tegola dell’infortunio alla mano di Stephan “il bandito” Jackson, che dovrebbe star fuori dalle quattro alle sei settimane, che va ad unirsi all’assenza di Leonard, accorciando la rotazione dei non giovanissimi Spurs, i quali potrebbero risentire (e non poco) di queste assenze. Come ha dichiarato alla fine della partita coach Popovic:

“Ho pensato per alcuni tratti della partita che noi eravamo in forte imbarazzo e difficoltà. Ho pensato che tra tutte le nostre partite, questa rientrasse nella categoria di quelle “soft”. Non avevamo cinque giocatori che giocavano abbastanza duro per poter portare a casa la vittoria. I Clippers sono riusciti a portarla a casa grazie alla loro aggressività e alla loro tenacia, sia mentale che fisica”

Un “fiume” di parole per coach Pop al termine dell’incontro, rispetto ai suoi standard (soprattutto per quel che riguarda le interviste a inizio secondo o quarto quarto).

Tornando ai Clippers, analizziamo un po’ quelle che sono le loro armi e le loro lacune in questo inizio di stagione.

Il maggior punto di forza è sicuramente l’atletismo, ampiamente distribuito a tutti i componenti del roster, con qualche punta di eccezionalità anche in un gruppo così atletico (vedi Blake Griffin e DeAndre Jordan). Riescono a correre il campo come pochi altri, facendo punti facili in contropiede, lucrando sulle palle rubate (CP3 è un maestro in quanto a furti difensivi) e riuscendo a saltar forte a rimbalzo, conquistando molti secondi possessi grazie a quelli offensivi. Inoltre la capacità di stoppatori dei due lunghi (e non solo la loro, vedere la stoppata di Bledsoe su Wade per credere) riesce molte volte ad “intimorire” i penetratori avversari, anche nelle situazioni in cui battono dal palleggio il diretto avversario, ponendo in qualche modo un’argine alle carenze difensive in uno contro uno dei singoli interpreti. Citando una delle “massime” di Flavio Tranquillo:

“Molto meglio un sistema difensivo concettualmente sbagliato, ma giocato con intensità, che non un sistema ben congeniato, ma applicato senza motivazione”

Questo perchè (per il telecronista di Sky e per molti altri) la difesa è sostanzialmente un concetto di intensità, di voglia di difendere, di mettere il proprio corpo sulle penetrazioni, di tentare di rubar palla, di saltare a rimbalzo. Questo molte volte risulta essere più importante di qualunque tipo di difesa venga disegnata sulla lavagnetta o provata in allenamento (ne è la riprova la partita contro i Bulls di qualche giorno fa).

Altro discorso, invece, è quello che riguarda l’attacco della squadra “meno nobile” della città degli Angeli, sul quale vorrei chiarire un punto a mio avviso fondamentale. Se hai Chris Paul come playmaker della tua squadra, che gioca costantemente poco meno di 40 minuti a partita, non si può parlare di attacco “senza regole” o “disorganizzato”. Coach Del Negro ha capito (e direi che non ci vuole molto, basta vederlo giocare) che avendo un roster pieno di giocatori estemporanei (adatti alle situazioni di flow nelle quali non è stato disegnato a prescindere nessun attacco, ma in cui si legge ciò che la difesa offre e si decide cosa fare)e sopratuttto uno con la palla in mano come CP3, sai che in 24 secondi qualcosa dal cilindro viene fuori, un alley oop per Griffin, uno scarico nell’angolo per un tiratore o un suo facile appoggio in penetrazione. Facile no, ci pensa Chris.

Questo però, oltre a creare una palese dipendenza dal talento del giocatore proveniente da Wake Forest University, è il modo sbagliato per approcciare ad una Lega che nella sua interezza richiede uno sforzo legato al disputare più di 100 partite (se si vuole ambire al titolo), il chè fa si che (per quanto Chris Paul sia di diritto uno dei migliori giocatori Nba) non tutto possa dipendere da lui.

A questo punto la domanda sorge spontanea: perchè allora, se è uno schema di gioco controproducente, i Clippers hanno il miglior record dell’Nba?

La risposta sta in più fattori che stanno determinando questo meraviglioso momento dei losangelini. La componente fondamentale di questo inizio è che coach Del Negro ha trovato un “sostituto” di CP3 o meglio, ha trovato un giocatore in grado di prendersi responsabilità nei minuti in cui Paul è in panchina, non mandando in stallo totale l’attacco Clippers. E’ Jamal Crawford, giocatore dal talento cristallino, realizzatore nato, che sta viaggiando a 20 di media partendo dalla panchina e sta vivendo forse il suo momento di forma migliore da quando è giunto in Nba. A lui vanno aggiunte le straordinarie percentuali di tiro che stanno caratterizzando questo inizio di stagione, che fanno si che alle volte anche attacchi mal costruiti vadano a bersaglio. Questa è però una situazione palesemente transitoria, non si può pensare che Crawford continui a segnare canestri da 8 metri senza ritmo per tutta la stagione (se lo fa, non esiste antidoto a questi Clippers, sappiatelo) o che entrino tutti quei tiri presi sempre non in situazioni ottimali.

A questo dovrà trovare una soluzione coach Del Negro, cercando anche di preservare il più possibile Chris Paul e sperando di mantenere questa condizione fisica e mentale anche quando a maggio inoltrato il pallone inizierà a pesare molto di più. Adesso che sono loro ad aver conquistato momentaneamente la vetta (anche a discapito dei cugini gialloviola) c’è da scommettere che faranno di tutto per non lasciarla. Ci sarà anche scritto Clippers sulle loro canotte, ma vuoi vedere che questa è la volta buona?

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