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Manu Ginobili, un modello anche per Kerr

La carriera di Manu Ginobili è stata esemplare per molti giocatori NBA. La stella di Bahia Blanca viene scelta al draft nell’ormai lontano 1999 dai previdenti San Antonio Spurs, che però lo lasciano in Italia alla Viola Reggio Calabria prima e alla Virtus Bologna poi.

Da lì in poi 15 anni in Texas senza mai cambiare maglia, 4 titoli NBA, un rapporto speciale con Gregg Popovich e un atteggiamento mai fuori le righe che lo hanno reso il professionista che è oggi. Emanuel Ginobili non ha ancora deciso cosa farà del suo futuro. Le possibilità che possa lasciare il basket, quantomeno quello NBA, a 39 anni sono più che concrete. Ma difficilmente ci dimenticheremo di lui.

Dopo quella che potrebbe essere la sua ultima partita a San Antonio, emergono retroscena interessanti. Steve Kerr, che ieri non sedeva sulla panchina dei Warriors nella partita del 4-0, ha preso Ginobili come esempio nel suo progetto vincente con Golden State.

Kerr, che è stato compagno di Manu nel 2003, parlò con Andre Iguodala nel 2014, convincendolo a firmare per i Warriors per ricoprire il ruolo di sesto uomo. All’epoca Iguodala sarebbe stato presente in tutti i quintetti delle altre 29 squadre, ma fu proprio Ginobili a fargli cambiare idea.

Il coach dei Warriors voleva che Iguodala facesse quello che nel 2003 Kerr fece con Manu,e soprattutto quello che Manu faceva allora con i suoi Spurs. Cioè uscire dalla panchina, mettere tutta la propria umiltà e il proprio talento a servizio della squadra e far vincere le partite. L’unico premio di sesto uomo dell’anno nel 2008 dice troppo poco rispetto a quello che Manu è riuscito a dare a questo ruolo. La sua mentalità lo ha fatto diventare oggi un modello per tutti.

Niente più delle sue parole possono descrivere il suo stato d’animo nel giorno dopo l’eliminazione dei suoi Spurs :

Sono vicino alla pensione, non è un mistero. Mi prenderò tre o quattro settimane per decidere il mio futuro, ma qualsiasi sarà la mia scelta sarò felice. Dovrò scegliere tra due opzioni meravigliose. Da un lato continuare a giocare lo sport che amo e che mi accompagna da una vita, e dall’altro dedicare più tempo al ruolo di papà nella mia meravigliosa famiglia. Qualunque sia la mia decisione non posso essere triste.

Gli appassionati di questo sport invece potranno essere un pizzico più tristi nel non vedere più Ginobili in campo. Ma qualunque sia la sua scelta anche noi saremo felici, ma di averlo visto giocare.

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