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Golden State Warriors

Bellissimo ma irreale

Abbiamo fatto un sogno bellissimo. Protagonista era un certo numero 30, chiamato Stephen Curry, dei Golden State Warriors. Bellissimo…ma irreale.

Quando il professor Naismith decise di impegnare i suoi alunni in una attività che permettesse loro di stare al coperto, non aveva minimamente idea dell’evoluzione che quel gioco avrebbe avuto nel corso degli anni.

Se fosse stato in grado di inventare il flusso canalizzatore ed imbarcarsi sulla DeLorean con il dottor Emmett Brown avrebbe potuto viaggiare nel tempo e vedere tutti quelli che sarebbero stati i suoi progressi. Si sarebbe di certo stupito a vedere le varie ere che ha attraversato il “suo passatempo”. Sarebbe stato soddisfatto ed appagato nel rilevare il seguito ed il successo riscosso da tale sport e avrebbe strabuzzato gli occhi a veder giocare assieme ragazzi di razze, etnie e religioni diverse.

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Sarebbe rimasto sorpreso di come Bill Russell avrebbe cambiato le regole del gioco e non avrebbe creduto possibile che Wilt Chamberlain potesse segnare 100 punti in una gara, soprattutto dopo che la prima gara delle storia finì uno a zero (Dio benedica Willie Chase e il primo canestro della storia). Avrebbe faticato a comprendere il ball handling di Pistol Pete, l’atletismo del Doctor J o le epiche battaglie fra Larry e Magic. Si sarebbe inchinato piangendo nel contemplare Micheal Jordan rivoluzionare il gioco e tutto ciò che lo circonda e sarebbe rimasto estasiato nel vedere Lebron James e la sua onnipotenza cestistica racchiusa in un corpo da fantascienza. Sarebbe rimasto colpito nello scoprire che il triangolo non era più l’insieme delle 13 regole sulle quali decise di far ruotare il basket ma un efficientissimo metodo d’attacco partorito dalla mente di Tex Winter. Ma oltre no, non sarebbe stato pronto a vedere quello che sta succedendo ora.

“E tu, caro Doc, vorresti farmi credere che dopo tutto quello che mi hai mostrato, con l’evoluzione fisica e atletica di cui sono stato testimone in questo viaggio, nel 2016 ci sarà un uomo con il mio fisico, con la faccia di un bambino e con le caviglie di un cerbiatto, in grado di farmi sembrare normale tutto ciò che ho visto fin ora? Basta riportami a Springfield che ho un cesto per le pesche da appendere e 18 ragazzi a cui far lezione”.

E come dargli torto, non è possibile che il periodo storico che sta vivendo oggi la NBA sia reale. Molto presto ci sveglieremo tutti  e capiremo che tutto ciò a cui abbiamo assistito negli ultimi mesi è stato solo un sogno, bellissimo ma irreale. Domenica scorsa ne ho avuto la prova. Ho sognato di trovarmi di fronte alla TV a guardare una partita Nba. Quante volte vi sarà capitato? A me spesso, adoro quei sogni. Trasmettevano Golden State a Oklahoma City e la partita era irresistibile. Durant e Westbrook assediavano i ragazzi della Baia con estrema ferocia. Assist, triple, contropiedi, alley oop e Golden State era in netta difficoltà, non appena provava a rimettere il naso fuori veniva ricacciata indietro da giocate in serie del duo in bianco azzurro e arancio. Già questo era un forte indizio dell’esperienza onirica che stavo vivendo. Golden State così in difficoltà l’avevo vista raramente in questa stagione e ne ero felice perché sapevo di  vedere, ops… di sognare, una partita tra gli Warriors e un’aspirante contender che non sarebbe finita al terzo quarto con la resa degli avversari. Tutto ad un tratto il sogno diventa irreale e a farmelo capire è un infortunio al play maker  di Golden State con il numero 30 sule spalle.

Steph Curry

Credit to www.youtube.com

Una torsione della caviglia che mi provoca un sussulto di dolore. Sparisce, lo cerco non lo vedo e la partita prosegue. Sono affranto, porca miseria, è un sogno bellissimo, lo sto perdendo, mi sta sfuggendo ….rieccolo.  Appare, sembra zoppicare ma dopo pochi secondi levita, circondato da un’aura innaturale  e la partita si trasforma in uno spaghetti western di Sergio Leone accompagnato dalla colonna sonora del Maestro Morricone. Trasforma in oro tutto quel che tocca, segna, assiste e recupera ma Durant e Westbrook non mollano. Pochi secondi alla fine e rimessa dal fondo OKC, Durant la gestisce male, la perde e commette fallo su Iguodala. Ecco il secondo segno inconfutabile che non sia nella vita reale. Sotto di due gli Warriors hanno due liberi a 0,7 dal termine e sulla lunetta c’è Iguodala. Figurati se fa due su due. Due su due, d’altronde sto sognando,  supplementare, il sogno continua. Golden State sempre di rincorsa  anche nell’extra time, mi giro sul letto, sono sudato e non voglio svegliarmi ma il mio sonno continua. Westbrook ha la palla in mano per l’ultimo possesso dei suoi Thunder, con una discrepanza di circa 5 secondi sul cronometro della gara. Se sei Russell Westbrook, sei in parità e Durant è fuori per sei falli che fai? Hai due opportunità, scaricare su Singler tutto solo nell’angolo o attaccare a testa bassa.

Stephen Curry

Credits to thebiglead.com

Barrate pure la seconda… Errore; sto per svegliarmi è già tardi, la sveglia sta per suonare, vedo il piccoletto con la 30 che si arresta appena dopo la metà campo, su un lato, osservo la parabola,  no, no, no è possibile…Splash, solo rete. Il resto non lo ricordo, ricordo di essermi trovato in piedi davanti alla TV, con le mani sui capelli e la bocca spalancata. 12 triple su 16 tentativi e scrivete W.  Era solo un sogno, bellissimo ma irreale. We are all dreaming e per favore non svegliateci,  perché Steph Curry non esiste.

Francesco Rivano

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