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Philadelphia 76ers

Le Arene NBA Terza Parte: Le Arene dei Più Grandi, Philadephia e Chicago

Nella seconda parte abbiamo visto le case delle due rivali più agguerrite nella storia dello sport, Boston e Los Angeles. Questa rivalità ha inizio negli anni ’60 grazie al dualismo Russell-Chamberlain. Ma se il primo ha sempre legato la propria storia alla casacca verde dei Celtics, the Big Dipper prima di approdare nella città degli angeli  ha giocato con le maglie dei Philadephia Warriors ( poi Golden State Warriors) e dei Philadephia 76ers. 

L’originale franchigia di Philadelphia, i Warriors, giocarono dal 1946 al 1962  alla Philadephia Arena. Originariamente chiamata Philadephia Ice Palace and Auditorium, l’arena si trovava lungo Market Street, più precisamente al numero 4530.

Municipal Auditorium

Costruita da George Pawling, la Philadephia Arena fu aperta il 14 febbraio 1920 ospitando, due giorni dopo, il suo primo evento, una partita tra Yale e Princeton di hockey. Dopo la dipartita dei Warriors destinazione California, l’arena è stata saltuariamente usata dai Philadelphia 76ers, franchigia che vede la sua nascita dalle costole dei Syracuse National nel 1963. La vera casa dei Sixers infatti non era la Philadelphia Arena (che conteneva al massimo 5000 persone), ma il Municipal Auditorium. Situato al 3400 di Civic Center Boulevard, fu costruito da un progetto dell’architetto Philip Johnson nel 1930. Oltre a ospitare le gare dei Sixers, il Municipal Auditorium fu anche la sede dell’All Star Game 1960.

The Spectrum

Nel 1967 i Sixers, insieme ai neonati Philadelphia Flyers (NHL), si spostarono al The Spectrum. Aperto nell’inverno del 1967, lo Spectrum, situato in South Board Street, fa parte del South Philadelphia Sports Complex. La sua capienza è via via aumentata nel corso degli anni fino a raggiungere nel 1987 i 18mila seggiolini. Come spiegato da Lou Scheinfeld, ex presidente dell’arena, il nome Spetrcum non ha nulla di esoterico, ma è solamente l’acronimo di SPorts (e South Philadelphia), Entertainment, Circues, Theatricals, Recreation e UM per dire ” ‘um what a nice building” (so’ americani, ndr.). A causa di un forte vento, che scoperchiò parte della struttura, nel 1968 lo Spectrum rimase chiuso per più di un mese. Oltre a varie Satnley Cup Finals e NBA Finals, lo Spetrcum ospitò anche gli All Star Game 1970 e 1976. Il 2009 è l’anno della sua chiusura dello Spectrum, con l’ultimo evento, avvenuto il 31 Ottobre, che fu un concerto dei Pearl Jam. Serbbene la chiusura dell’impianto risaliva a un anno prima, la sua demolizione iniziò solamente l’8 Novembre 2010. Come per molte altre arene, anche il destino dello Spectrum è oggi quello di essere diventato un parcheggio, ma è in progetto la costruzione di un mega hotel da 300 stanze per il futuro.

Wells Fargo Center

Alla demolizione dello Spectrum, Sixers e Flyers avevano già trascolato da 13 anni (nel 1996) al Wells Fargo Center. Nato, come già visto, per esigenze di spazio e standard più elevati, il Wells Fargo Center è situato nei pressi dello Spectrum, più precisamente nell’angolo sud-ovest del South Philadelphia Sports Complex. Progettata dall’architetto Ellerbe Becke, il Wells Fargo Center ha una capienza di oltre 20mila posti per le gare NBA. Originariamente chiamato Spectrum II ( per dare una nominazione al nuovo impianto), appena terminati i lavori, iniziati nel 1994 e durati due anni, prese il nome di CoreState Center fino al 1998 quando divenne First Union Center. Nel 2003 la Wachovia si aggiudicò i diritti sull’arena, che divenne il Wachovia Center. Dal 2010 l’arena ha preso il nome di Wells Fargo Center.

Una curiosità; sebbene all’epoca, era il 1962, Wilt Chamberlain giocasse con la maglia dei Philadepjia Warriors, nessuna delle arene descritte finora vide la famosa gara da 100 punti di Wilt. La partita, seppur formalmente in casa dei Warrios, si giocò infatti ad Hersley, un paesino a circa 130 km da Phila, con un impianto da 7000 persone. Il motivo di questa scelta fu la ncecessità dell’NBA di espandere i propri confini e portare il gioco anche in periferia per attirare proseliti. Si può dire con certezza che modo migliore per farsi pubblicità l’NBA non lo trovò.

Quella partita consacrò definitivamente Wilt come un dio, come il miglior giocatore della storia del gioco… almeno fino all’arrivo di His Airness, Michael Jordan.

International Amphitheatre

Se dici MJ non puoi non pensare ai Chicago Bulls. Ed è proprio la Windy City la nostra prossima fermata. I Chicago Bulls non sono la prima e unica squadra della città; anzi, in ordine cronologico sono l’ultima, dopo i Chicago Stags e i Chicago Packers. I Packers nacquero nel 1961 e giocarono la loro stagione inaugurale all’ International Amphitheatre. Nello stesso palazzo ci giocarono la loro prima stagione anche i neonati Chicago Bulls nel 1966. L’Amphitheatre, costato 1,5 milioni di dollari, venne costruito nel 1934 e contava 9000 posti a sedere. Sorta sul lato ovest di Halsted Street, l’arena venne edificata come rimpiazzo a Dexter Park, un’ippodromo costruito lì oltre 50 anni prima. Con l’abbandono dei Packers prima e dei Bulls poi l’arena divenne via via sempre più inutilizzata fino a che, nel 1999, non si decise per la sua demolizione. Oggi sulle sue macerie è costruito un edificio della Aramark, una multinazionale americana.

Nel secondo anno di vita a Chicago, i Packers, nel frattempo diventati Chicago Zephyrs, giocarono al Chicago Coliseum, dove ci rimasero per una stagione prima di trasferirsi a Baltimora e diventare i Baltimora Bullets ( oggi la franchigia porta il nome di Washington Wizards). Il Chicago Coliseum dentro il quale giocarono gli Zephyrs, fu solo la terza reincarnazione di un palazzo costruito per la prima volta negli anni ’60 del 1800 e demolito definitivamente nel 1982.

I Chicago Bulls, e prima di loro i Chicago Stags tra il 1946 e il 1950, giocarono dalla loro seconda al Chicago Stadium. Voluta da Paddy Harmon, il quale inizialmente voleva portare a Chicago una squadra NHL, come casa per i Chicago Blackhawks, l’arena fu costruita nel 1929 e costò la bellezza di 9,5 milioni di dollari, diventando, con i suoi 17 mila

Chicago Stadium

seggiolini, il più grande palazzetto del mondo. Il soprannome dato al Chicago Stadium fu Madhouse on Madison sia per il calore dei tifosi (definito “The Roar”, il ruggito), aiutati anche da un organo composto da oltre 3500 canne che suonava durante le partite di hockey, sia per la posizione del palazzo, esattamente al 1800 di West Madison Street. Come successo per la maggior parte delle arene americane, anche il Chicago Stadium fu ritenuto obsoleto e si decise per la sua demolizione. Al suo interno i Bulls festeggiarono il primo three-peat e i Blackhawks vinsero 3 Stanley Cup, ma, nel 1995 venne buttato giù. La CNN filmò la demolizione, inquadrando diversi devoti tifosi di Bulls e Blackhawks piangenti per l’abbattimento del palazzo. La tastiera dell’organo è oggi conservata a Las Vegas e Michael Jordan possiede, nella sua stanza dei trofei, il centro del parquet dei Chicago Bulls. Oggi la zona del Chicago Stadium è diventata un parcheggio.

United Center

Lo United Center, attuale casa di Bulls e Blackhawks, venne costruito tra il 1992 e il 1994 a pochi passi dal Chicago Stadium, più precisamente al 1901 di Madison Street. Sebbene sia come grandezza l’arena più grande di tutti gli Stati Uniti, lo United Center, il cui nome deriva dalla compagnia aerea United Airlines, non è il palazzo con la maggiore capacità, anche se può ospitare ben 20 mila persone durante le gare dei Bulls. All’esterno del palazzo sono situate, nella zona est, le statue di MJ (chiamata The Spirit), Bobby Hull e Stan Mikita; mentre nella zona nord, il lato che guarda il vecchio Chicago Stadium, sono situate statue dei giocatori dei Chicago Blackhawks. Il Chicago Stadium fu progettato apposta per amplificare il rumore, in modo da ricreare The Roar originale. All’interno del palazzo capeggia la scritta Madhouse on Madison, a ricordare le battaglie del Chicago Stadium, anche se oggi quella scritta è stata rimossa per montarne una al LED.

Anche se non è magico come il Chicago Stadium, nei suoi vent’anni di vita lo United Center ha ospitato il secondo three-peat dei Bulls di Jordan-Jackson e ben 2 Stanley Cup vinte dai Chicago Blackhawks.

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