Seguici su

Primo Piano

NBA Rookie Ladder 2023 – Episodio 1

L’attesa del Draft non è in sé stessa il Draft? Aspettando Wembanyama, riscriviamo mese dopo mese il tabellone del primo giro edizione 2022, per eleggere il miglior rookie NBA della stagione

Cover Photo via @LegionHoops on Twitter

Si entra nel regno in cui si mescolano promesse, talenti grezzi e giocatori solidi. Dalla 11 alla 15 troviamo nomi che tra qualche mese potrebbero essere molto più su o molto più giù.

 

11. Andrew Nembhard

Scelto alla trentunesima assoluta, ha un po’ avuto la fortuna di trovarsi in una squadra molto giovane senza esperienza. E il nostro caro Andrew non si è tirato indietro, presentandosi al pubblico di Indiana con 14 punti all’esordio. Ha un buon minutaggio a partita e ha giocato più di mezz’ora in un paio di occasioni. Anche se non ha numeri grandiosi (6.3 punti a serata), pochi giorni fa ha ritoccato il suo career-high a 15 punti.

Ha solo bisogno di trovare ritmo e attualmente dà l’impressione di essere un giocatore molto intrigante, ma anche molto acerbo. Però è un buon assist-man (3.3 di media) e tira con un buon 38% da dietro l’arco dei tre punti. Giocatore da tenere d’occhio, nel bene e nel male: vediamo dove lo troveremo il prossimo mese.

12. Jake LaRavia

Jake LaRavia chi? Quello che non si sapeva se avesse 22 o 20 anni, provando ad emulare le gesta del Maestro Eriberto/Luciano nel 2002?

Al netto di eventuali errori anagrafici, la scelta numero 19 di Memphis sembra essere già un giocatore integrato nelle rotazioni dei Grizzlies. Sfruttando le assenze di Jaren Jackson Jr. e Ziaire Williams, ha fatto registrare 6,4 punti e 4,5 rimbalzi, ed è andato in doppia cifra in un paio di occasioni. Degna di nota la prestazione da 13+9 il 27 ottobre.

Ma la cosa più pazza è quel 54,3% da dietro l’arco dei tre punti, frutto di un sorprendente 13/24, con il quale ha creato un solco tra lui e il resto della lega. Possiamo dire che ci sarà un’era NBA pre-LaRavia e un’era NBA post-LaRavia? Suona assurdo. Ma se Desmond Bane, seconda opzione offensiva della squadra, dice che “non è il classico rookie che potremmo aspettarci”, siamo costretti, almeno per il momento, a tenere in considerazione questa idea.

 

13. Dyson Daniels

L’australiano è un giocatore difficile da inquadrare. Scelto con la numero 8 non lo troviamo più in basso solamente perché in quelle poche partite che ha giocato (4 fino ad ora) ha comunque stampato due prestazioni in doppia cifra tirando con quasi il 60% dal campo.

Ha rispettato solo parzialmente quello che ci aspettavamo in sede di Draft: è sì un buon tiratore, ma manca la sua tanto decantata presenza a rimbalzo (6.3 a serata in G League, un buon bottino per un’ala). Ha però dalla sua un paio di elementi: è molto giovane (classe 2003) e ha già sulle sue spalle esperienza internazionale, giocando per la nazionale australiana. Insomma, ci aspettiamo più convinzione, ma per trovarla forse coach Green non dovrebbe farlo giocare con il contagocce. Attendiamo il prossimo mese per avere maggiori indicazioni.

 

14. AJ Griffin

Davvero molto intrigante questo AJ Griffin, figlio dell’assistente allenatore dei Toronto Raptors Adrian. Potrebbe anche avere il potenziale da Top-10, ma lo troviamo a metà Ladder perché ha passato un primo mese del tutto in sordina. Poi pochi giorni fa contro i Bucks è letteralmente esploso con 24 punti, completamente a caso, e ce ne siamo innamorati, altrettanto a caso.

Ma come molti amori vengono confusi con cotte passeggere, cerchiamo di capire se quella per AJ Griffin è solo una crush oppure effettivamente qualcosa di più serio.

La cosa che abbiamo notato subito è la confidenza con la quale gioca, nonostante i suoi 19 anni. Si presenta con 9 punti di media in appena 6 minuti di gioco nelle prime due partite, poi si perde, ma solo per un paio di partite, perché poi si ritrova con i già citati 24 punti, portando la sua squadra alla vittoria. E poi ha giocato 6 partite su 10 con il 59% dal campo e il 45% da tre mettendo questi tiri:

Quindi amore passeggero o già amore eterno? Non sappiamo: se son rose fioriranno. Come tutti gli innamorati attendiamo spasmodicamente di rivederlo il prossimo mese.

 

15. Christian Koloko

Cosa non ci piace:

  • non tira benissimo (2/9 nelle prime 4 partite);
  • non tira da tre punti (ma dopo tutto è un centro e ci può stare);
  • liberi da rivedere (52,9% di realizzazione);
  • deve essere più costante e convinto a rimbalzo (3,7 di media).

Cosa ci piace:

  • stoppa un po’ quello che vuole: ne ha registrate 6 (!) in una sera contro Chicago;
  • nelle ultime partite ha anche provato a cimentarsi nel tiro dalla distanza, ma con scarsi successi (apprezziamo comunque tantissimo l’impegno);
  • È il secondo rookie a commettere più falli in questa stagione (34), a un passo dal primato di Jabari Smith Jr. (36).

Insomma, un centro aggressivo vecchio stile di cui sentivamo tantissimo la mancanza, e per questo lo troviamo esattamente a metà Ladder. Non sappiamo se scalerà ulteriori posizioni o se lo troveremo ancora qui il prossimo mese, ma intanto ecco cosa tramanderà ai posteri:

https://twitter.com/nba/status/1589417148299911169

16. Christian Braun

Nell’era Michael Malone soltanto due rookie prima di Christian Braun avevano raccolto 15+ minuti nelle prime cinque partite della stagione da matricole: Jamal Murray e Nikola Jokic. Ha vinto il titolo NCAA con Kansas ed è giunto al piano di sopra senza timori reverenziali di sorta. Le sue giocate minimali al momento giusto,  ipotizza qualcuno, consentiranno al coach di risparmiare qualche timeout di sfogo durante l’anno. Non è un dato da sottovalutare. George Karl, ex di lusso della panchina a Mile  High City, vorrebbe vederlo più in campo, ma per il momento sembra tagliato per il ruolo di equilibratore in uscita dalla panchina. Ha già ricevuto dallo staff la cintura di Defensive Player of the Game, attribuita dopo i match al difensore più in evidenza. Scusate se è poco.

 

 

 

17. Walker Kessler

Stoppate stoppate e ancora stoppate. Perso Gobert Utah ha trovato un rim protector di assoluto valore. Certo, per vincere tre DPOY servirà anche altro. Block that, Walker Kessler potrebbe essere una sottosezione ricorrente di questa rubrica. La apriamo qui con una rapida carrellata delle giocate più reboanti.

 

 

 

 

 

 

https://twitter.com/utahjazz/status/1588728450663084032?s=61&t=4SE5xVi5XliaarVq17P-vA

 

18. Nikola Jovic

Nikola Jovic fa una comparsa nella seconda metà di classifica grazie a una preseason piuttosto solida  – 9.8 punti, 5.4 rimbalzi e 3.0 assist 34.6 percento da tre –, valsagli addirittura gli elogi di Bam Adebayo. Ha chiuso la preparazione con una doppia doppia da 15 punti e 12 rimbalzi vs Rockets. Si è fatto notare, ahilui, per la sospensione di una  partita dopo quanto accaduto contro Toronto. Valuta con favore lo scenario G League, ragion per cui potrebbe uscire di classifica al prossimo giro.

 

19 Caleb Houstan

Orlando fatica a ingranare e la copertina è, comprensibilmente, per Paolo Banchero. Nella vittoria più prestigiosa di quest’inizio stagione, contro Golden State, c’è però la firma di Caleb Houstan: gli sono bastati cinque minuti e un paio di giocate per incidere sul risultato finale. Intangibles.  e +11 di +/- con lui sul parquet.

20. Ochai Agbaji

Fa strano raccontare tutto sommato le difficoltà di un senior nel trovare posto in una rotazione, ma d’altronde in pochi si sarebbero aspettati uno start così incisivo da parte dei Jazz. Most Outstanding Player delle Final Four NCAA 2022, Agbaji era arrivato a Utah nella trade che ha portato Donovan Mitchell in Ohio. Per provare a convincere coach Hardy anche lui dovrà passare dalla G League.

Clicca per commentare

Commenta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Advertisement
Advertisement
Advertisement

Altri in Primo Piano