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Road to NBA Draft 2021: Moses Moody

Dopo una sola stagione ad Arkansas, Moses Moody è pronto al grande salto e si candida a essere uno dei 3&D più interessanti del Draft 2021

Squadra: Arkansas Razorbacks (Freshman)

Ruolo: Shooting Guard/Small Forward

2020-21 Stats Per Game

Pts TotRebs DefRebs OffRebs Asts Stls Blks FG% 3pts FG% Ft%
16.8 5.8 3.8 2.0 1.6 1.0 0.7 42.7 35.8 81.2

2019-20 Advanced

Ast% Reb% OffReb% DefReb% TO% Usg% Blk% eFG% TS%
8.2 9.0 6.3 11.8 9.9 22.3 2.0 50.3 56.8

 

In una NBA all’interno della quale il tiro da tre punti è sempre più rilevante, le franchigie sembrano essere alla perenne ricerca di 3&D immediatamente affidabili per allungare le rotazioni ed espandere la propria rotazione perimetrale. Moses Moody, oltre a incarnare perfettamente l’identikit appena delineato, intriga gli scout grazie a degli sprazzi interessanti, che sembrano poter espandere il novero dei compiti che può ricoprire con efficacia ed efficienza.

Punti di forza

Moses Moody è chiaramente uno dei migliori tiratori di questa Draft Class. Il suo rilascio è fluido e la sua meccanica appare perfettamente traslabile a livello NBA: malgrado nella sua freshman season ad Arkansas abbia tirato con un solido ma non eccezionale 36% al tiro, gli osservatori nutrono grandi aspettative sulle sue prospettive da giocatore perimetrale al piano di sopra. Innanzitutto ha mostrato una impagabile tendenza a occupare lo spazio giusto nello spaziare il campo: la sua bravura nell’effettuare una relocation se sommato all’ottima meccanica lo rende, in automatico, un giocatore da tenere d’occhio. Gli oltre 5 tiri da tre punti presi a partita, poi, rappresentano un volume di tiro ragguardevole su cui plasmare la propria idea di un tiratore che, grazie al solido l’82% fatto totalizzare in lunetta fornisce indizi rilevanti sulla piena affidabilità del suo tiro.

In uscita dai blocchi, in relocation, piedi per terra: non c’è un tiro da tre punti che Moody non possa prendere con fluidità.

Inoltre, al piano di sopra Moody non dovrà di certo fronteggiare le attenzioni costanti che ha incontrato da giocatore dei Razorbacks: nel suo unico anno in Arkansas, infatti, Moody è stato miglior realizzatore della squadra, miglior Freshman della Conference e inserito nel miglior quintetto assoluto della SEC. Con le spaziature NBA e le attenzioni avversarie rivolte su dei compagni di squadra diversi, di certo potrà vedere le sue percentuali salire. Inoltre, questo impiego così preponderante – che non ne ha comunque intaccato l’efficienza, visto che il suo usage si attesta su un normalissimo 22.3% – ci ha aiutato a coglierne prospettive di crescita abbastanza intriganti nella possibilità di prendersi un tiro dal palleggio e costruire per i compagni. I suoi 1.6 assist a gara sono un indizio interessante sulle sue buone doti da passatore: se alla capacità di tirare dovesse abbinare la giusta efficienza nel mettere la palla per terra e scaricare con i tempi giusti, saremmo dinnanzi a un giocatore dal roseo futuro NBA assicurato.

Alcune delle sue soluzioni sono tutto fuorché scontate.

La sua stazza, inoltre, gli permette di essere un prospetto altrettanto intrigante nella metà campo difensiva: alto 198 cm ma con una wingspan di oltre 215 cm, si è mostrato un ottimo rimbalzista e un difensore sulla palla difficilmente superabile quando focalizzato, soprattutto grazie a un’ottima mobilità laterale e istinti difensivi naturali.

La sua capacità di stare basso sulle gambe, effettuare scivolamenti laterali e forzare i blocchi lo rende un difensore sulla palla davvero di ottimo livello.

Ciò che lo rende particolarmente intrigante, però, è la sua prospettiva di utilizzo lontano dalla palla: le sue dimensioni e la sua buona intelligenza cestistica possono risultare armi pregevoli in una NBA nella quale l’abilità di effettuare un closeout e la tendenza a sporcare le linee di passaggio e generare deflections è sempre più importante. Il potenziale c’è, va semplicemente incanalato al meglio.

Punti deboli

Nell’analizzare i punti deboli di Moses Moody ci si accorge piuttosto rapidamente che, se la sua carriera NBA seguirà lo sviluppo che in molti prospettano, probabilmente molte red flag verranno ben nascoste.
I suoi difetti principali, infatti, riguardano la capacità di gestire il pallone: il suo ball-handling è poco evoluto per un esterno di livello NBA, così come la sua dote di chiudere al ferro con esplosività e continuità.

Come vedete, con la palla in mano ha tanti miglioramenti da fare.

Se, di certo, soprattutto nei primi tempi difficilmente gli saranno affidati grandi sprazzi di partita palla in mano, d’altro canto il non riuscire a battere i close-out in prima persona potrebbe risultare un difetto piuttosto gravoso per il suo percorso di crescita.

Un altro aspetto su cui dovrà sensibilmente lavorare è il suo restare concentrato nella metà campo difensiva: il suo ruolo a livello NCAA potrebbe averlo sviato dall’avere continuità, soprattutto off-the-ball, in difesa. In NBA, invece, questo sarà il primo miglioramento che gli verrà richiesto.

Upside

Quando in sede di analisi pre Draft ci si imbatte in giocatori come il prodotto di Arkansas, in genere il range di upside che viene previsto è piuttosto limitato. Moses Moody, in tal senso, fa solo parziale eccezione. La possibilità di essere immediatamente utilizzato come role player vedendo il suo ruolo man mano inspessirsi e il suo contributo diventare più solido, consistente e continuo è la migliore possibile anche per lui che, però, ha anche il talento e le prospettive di crescita per aggiungere caratteristiche insolite a un ruolo che, al momento, è piuttosto standardizzato.

Il worst-case-scenario, invece, lo vedrebbe girovagare per la NBA alla ricerca di una squadra in cui poter ricoprire, in piccolo e per un lasso di tempo più ampio possibile, il ruolo che tutti vedono al momento per lui.

10 motivi per credere nel miglior scenario possibile per Moody.

Draft projection

Le sue quotazioni sono, al momento, abbastanza stabili nella seconda metà della lottery. Il suo profilo può, infatti, far gola sia a chi sta attuando un profondo rebuilding sia a chi, invece, ha bisogno di un pezzo spendibile nell’immediato. In questo range i Golden State Warriors avranno due scelte ma bisognerà capire cosa vorranno farci: accorparle in una trade? Cercare soluzioni differenti e cogliere opportunità? Troppo presto per dirlo. Occhio, dunque, alla possibilità di vederlo scelto con la numero 9 dai Sacramento Kings, con la numero 10 dai New Orleans Pelicans, con la 11 dagli Charlotte Hornets o con la 13 dagli Indiana Pacers: tutte squadre in momenti diversi della propria storia ma con una necessità abbastanza marcata di aggiungere difesa e versatilità.

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