Anche grazie alla straordinaria estate appena trascorsa, Pacific Divison è, con ogni probabilità, il raggruppamento che attrarrà le maggiori attenzioni nel corso della prossima regular season NBA
Muovere dei passi in avanti preservando il lavoro fatto nella scorsa stagione e, se possibile, valorizzando i tanti giovani a roster: l’obiettivo dei Sacramento Kings in questa stagione è abbastanza evidente e, nei sogni della dirigenza, questa prospettiva corrisponde anche alla possibilità di competere fino in fondo per uno spot ai playoff nella giungla della Western Conference.
La scelta di rinunciare all’ultimo anno di contratto di coach David Joerger per puntare su Luke Walton ha dimostrato sin da subito che la dirigenza dei Kings non è minimamente intenzionata a perdere tempo nel percorso di sviluppo del potenziale a roster. Joerger ha, nella scorsa stagione, effettuato un lavoro rimarcabile portando i suoi a essere pericolosi in ottica playoff fino a febbraio ma il suo rapporto con la dirigenza sembrava incrinato e, con ogni probabilità, la stagione 2019-20 sarebbe stata la sua ultima sulla panchina di Sacramento. Il board guidato da Vlade Divac ha, dunque, optato per un coach ancora atteso al grande salto, mettendo a sua disposizione un mix di giovani e veterani che, nelle idee della società, dovrebbe aiutarlo a esprimersi al meglio.
Per quanto discutibili dal punto di vista delle cifre contrattuali, il rinnovo di Barnes e gli arrivi di Joseph, Dedmon e Ariza si inseriscono in questo solco: dare stabilità e certezze a un roster che ha bisogno di basi solide per continuare la propria crescita.
La possibile lineup di Sacramento per la prossima stagione. (credits to Fadeaway World)
Tra i nuovi arrivati, Dedmon sembra poter essere quello che meglio si inserisce nel quintetto dei Kings, fornendo versatilità difensiva e buone spaziature (38.2% da tre su 3.4 tentativi lo scorso anno) a un front-court che punterà forte sulla crescita di Marvin Bagley III, atteso a un grosso salto avanti in questa stagione. Il prodotto di Duke sembra, al momento, in vantaggio su Nemanja Bjelica, reduce dalla stagione della vita, per un posto in quintetto mentre per i minuti residui dovranno sgomitare Harry Giles, che pure ha mostrato lampi intrigantissimi, e Richaun Holmes, sempre piuttosto produttivo nei pochi minuti dalla panchina.
Occhi puntati, ovviamente, anche su De’Aaron Fox che al suo terzo anno nella lega promette di poter essere la stella dei Kings e una delle point-guard più elettrizzanti della intera NBA: il back-court composto da lui, Buddy Hield (in contract year) e Bogdan Bogdanovic (atteso anche lui a una solida stagione di ulteriore crescita) sembra sposarsi perfettamente con le prerogative di corsa e spacing mostrate dai Kings nello scorso anno, caratteristiche che probabilmente verranno rimesse in gioco e potenziate da coach Walton.
Un piccolo ripasso sul talento di Fox.
Anche da questo punto di vista la scelta di Joseph come back-up della point-guard da Kentucky sembra poco spiegabile per caratteristiche individuali e cifre del contratto, se non alla luce dell’esperienza e dell’equilibrio che ne ha contraddistinto la carriera. In questo contesto, dunque, sarà Harrison Barnes a fungere da elemento equilibratore, grazie alla sua capacità di fornire ottime spaziature e di essere un’opzione in più a metà campo nelle rare occasioni in cui il ritmo scenderà.
Insomma, dopo molti anni i Kings sono reduci da una stagione per larghi tratti positiva e da un’estate con delle idee piuttosto chiare, anche se portate a termine con modalità che tendono a convincere meno del dovuto.
Basterà tutto ciò a renderli una squadra da playoff fino in fondo? Questo non è certo, ma è ciò che Divac e il suo staff auspicano. Nel peggiore degli scenari possibili la crescita dei ragazzi di coach Walton si arresta e la squadra della capitale californiana si ritrova ad aver impiegato buona parte del salary cap per giocatori che non portano realmente da nessuna parte. Se, però, il piano della dirigenza dovesse anche solo parzialmente funzionare, i Kings potrebbero essere un’intrigantissima mina vagante a Ovest.
Il tutto, però, come ampiamente detto, passerà dall’esplorazione del potenziale a loro disposizione. Insomma, tante incertezze ma anche tante aspettative per Sacramento, una squadra che per caratteristiche, punti di domanda e hype si candida in ogni caso ad essere un must-watch team dell’NBA 2019-2020.