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NBA Playoff Preview: Boston Celtics – Milwaukee Bucks

Quella tra Boston Celtics e Milwaukee Bucks potrebbe essere una delle sfide più incerte di tutto il tabellone. Non aspettatevi niente di scontato

Anche a Brad Stevens è stata necessaria l’ultima folle nottata di mercoledì per conoscere il nome della squadra che avrebbe affrontato i suoi Boston Celtics nel primo turno dei Playoff NBA. Due le indiziate: Milwaukee Bucks e Miami Heat. I primi, forti di una partita di vantaggio, attesi a Philadelphia per un impegno tutt’altro che semplice; i secondi chiamati ad ospitare in casa quei Raptors che – in barba a riposi precauzionali e nonostante un primo posto ormai certo – si presentavano in Florida al gran completo e pronti a non regalare nulla.

Come è andata lo abbiamo visto tutti. A Miami sono serviti 5 minuti in più per avere la meglio all’overtime sugli uomini di Casey per 116-109; ai Bucks, in Pennsylvania, per fare una figuraccia colossale sono stati sufficienti i primi 12, al termine dei quali pagavano 46 punti subiti e 28 di scarto (che sarebbero diventati 35 a fine gara). Tralasciando le dietrologie à-la-“hanno perso di proposito per evitare i 76ers” agli appassionati malpensanti (che fanno peccato ma spesso ci azzeccano), ci limitiamo ai fatti: Heati sesti per tie break favorevole, Milwaukee settima e primo turno contro i Celtics.

Nessuna delle due squadre entra in questa post season con il migliore degli stati d’animo. I Boston Celtics sono una squadra letteralmente decimata, la cui soddisfazione per i risultati e il gioco espresso in una stagione compromessa fin dai primi minuti della prima partita e andata complicandosi di giornata in giornata non riesce comunque a compensare il rimpianto per quello che, in condizioni normali, si sarebbe potuto fare, specie vista la stagione dei Cleveland Cavaliers. Con Gordon Hayward, Kyrie Irving e Daniel Theis out for the season e Marcus Smart che non dovrebbe rivedere il campo prima di due settimane, la formazione di Brad Stevens si presenterà alla prima partita di domenica con una lineup che, seppur rodata, metterà sulle spalle di tre giovanotti come Rozier, Tatum e Brown il gravoso compito di segnare punti a tabellone, coadiuvati dal jack of all trades Horford.

Dall’altra parte, per motivi diversi, i Bucks non sembrano stare particolarmente meglio, vista la difficoltà nel riuscire a definire la loro stagione con aggettivi diversi da “mediocre” e “deludente”. Partita con il proposito di migliorare il piazzamento dello scorso anno e magari di guadagnarsi il fattore campo in post season (due obiettivi assolutamente alla portata), Milwaukee si è invece trasformata molto presto in una barca allo sbando, complice anche la totale assenza di un’identità precisa e di una idea di gioco chiara, tanto sotto la gestione Kidd quanto sotto quella di Prunty. I fattori per vedere giocare una delle migliori squadre della Eastern Conference ci sarebbero tutti: un futuro MVP come Antetokoumpo, una serie di giocatori che sembrano costruiti in laboratorio per conciliare mobilità laterale, braccia lunghe e switchability in difesa senza perdere di pericolosità offensiva sul perimetro (Middleton e Snell su tutti, ma anche Brogdon che tira con un discreto 38% da tre) e una conformazione complessiva del roster che gli permetterebbe di adattarsi letteralmente a qualsiasi squadra della Lega. Per adesso però la strada sembra ancora molto lunga.

Boston Celtics’ Jayson Tatum (0) and Jaylen Brown (7) celebrate after Tatum scored during the second half of an NBA basketball game against the Brooklyn Nets Tuesday, Nov. 14, 2017, in New York. The Celtics won 109-102. (AP Photo/Frank Franklin II)

I precedenti stagionali

Gli incroci della Regular Season appena conclusa raccontano di due squadre capaci, su quattro incontri, di spartirsi la posta in maniera perfetta con due vittorie a testa rispettivamente una in casa ed una in trasferta, e un distacco medio di 7,5 punti. Il primo face-to-face della stagione premiò i Milwaukee Bucks nel loro season opener del 18 ottobre, il giorno immediatamente successivo all’Hayward-drama: i giocatori del (fu) coach Kidd si imposero allora al TD Garden guidati da un Antetokoumpo stratosferico da 37 punti, 12 rimbalzi 3 assist e 3 rubate. La rivincita arrivò immediata la settimana successiva, quando gli uomini di Stevens superarono i Bucks nel Wisconsin in una partita dal punteggio basso (96-89) decisa dall’incapacità del trio Maker-Henson-Monroe di riuscire a contenere un Horford da 27+9+4. Le ultime due sfide hanno visto invece confermato il fattore campo. Nella prima non sono bastati i 40 punti del greco per battere di nuovo dei Celtics trascinati da un Irving da 32 punti ma soprattutto – di nuovo – da un inarrestabile Horford, autore di 20 punti, 9 rimbalzi, 8 assist (per un Offensive Rating di 159); nella seconda, giocatasi una decina di giorni fa, i Bucks sono invece riusciti a difendere le mura amiche superando i Verdi grazie ad una buona prestazione di squadra ma, soprattutto, grazie alle defezioni di quest’ultimi, “costretti” a schierare in cabina di regia – in assenza di Irving e Rozier – tale Kadeem Allen da 2 punti, 2 assist, 1 palla persa, 4 falli e un’efficienza offensiva di 62 punti su 100 possessi in 22 minuti.

Chiavi tattiche

La premessa è doverosa, nel caso chi stesse leggendo fosse indeciso sul dedicare o meno preziose ore del proprio sonno alla visione di questa serie: non aspettatevi una serie entusiasmante. Chi ha seguito Milwaukee nel corso della stagione – oltre a doversi interrogare rispetto alle proprie gravi ed evidenti tendenze masochistiche – sa bene come l’unico fattore capace di renderli “vivibili” dal punto di vista estetico e agonistico sia sostanzialmente uno e risponda al nome di Giannis Antetokoumpo, l’uomo al quale coach Prunty dovrà affidarsi per tentare di scardinare la miglior difesa della Lega dati alla mano (101,5 di efficienza difensiva su 100 possessi), La strategia dei Bucks mirerà quasi certamente a far fruttare quelle che sono le loro peculiari abilità fisiche e atletiche tenendo un atteggiamento molto aggressivo in fase difensiva come fatto durante tutto il corso della stagione (Milwaukee è per distacco la squadra che più si serve del cosiddetto “show” per difendere sui pick-and-roll avversari) tentando di forzare linee di passaggio difficili per poi sfruttare le braccia infinite di tutti i suoi difensori (terzi per deflections con 15,7 e secondi per steals con 8,8 palle recuperate a partite), intercettare e lanciarsi in transizione offensiva con i suoi cavalli da corsa (secondi per transition frequency con il 19,4% e 1,11 punti a possesso, secondi per points off turnovers con 18,3 punti a partita), primo dei quali proprio il nativo di Atene, inarrestabile una volta lanciato a canestro (a tal fin risulta funzionale anche la sua abilità a rimbalzo difensivo).

Tipo: la schiacciata dell’anno ve la ricordate?

Da quanto detto sopra poi ci si potrebbe aspettare che i Milwaukee Bucks fossero una delle migliori difese della Lega. Ebbene, niente è più lontano dalla verità, visto il dato sull’efficienza difensiva su 100 possessi che li colloca, non a caso, ad un mediocre 17esimo posto (107,1). Questo per un motivo molto semplice: lo stile difensivo dei Bucks risulta efficiente quando tutti i soggetti che partecipano all’azione difensiva – che spesso vede coinvolti anche più di 2 giocatori contemporaneamente – si muovono all’unisono e con i tempi esatti. Basta però un anticipo tentato e mancato per aprire voragini (a quel punto difficilmente riparabili, vista l’inferiorità numerica) che spesso finiscono con una conclusione semplice al ferro (23esimi per punti concessi nel pitturato, primi per tiri subiti entro 5 piedi) o con una tripla comoda.

Sarà inoltre fondamentale per gli uomini di Prunty un verticale miglioramento delle percentuali al tiro da fuori, sia in termini di tentativi che di realizzazione, visto che attualmente solo il 29,7% delle conclusioni dei Bucks arriva da dietro la linea dei 7 metri e che queste generano appena un quarto dei punti della franchigia del Wisconsin (24,7%, 28esimi). Questo sarebbe infatti fondamentale per aprire la difesa di Boston e liberare l’area per favorire le scorribande in area di Giannis e Bledsoe (straordinari nell’attaccare il ferro anche a difesa schierata), un’arma da sfruttare vista l’assenza di un elìte defender come Smart e di un buon rim protector come Theis. A tal proposito potrebbero essere vitali i rientri di Brogdon e, soprattutto, di Jabari Parker che, per quanto costituisca ancora una liability difensiva per la forma fisica non ottimale, può sicuramente offrire soluzioni interessantissime per abbassare il quintetto in quelle fasi della partite in cui i Cervi avranno bisogno di mettere punti a tabellone, magari affiancando proprio Antetokoumpo in una sorta di Death-Lineup midwestiana, offrendo un tiro affidabile da fuori (38% da tre) e una buona abilità nel punire i closeout in ritardo lontani dal canestro.

Quintetto Bledsoe-Middleton-Snell-Parker-Antetokoumpo: campo apertissimo, mismatch Parker-Jokic, buon attacco al ferro del giocatore dei Bucks, difesa terrificante di quello di Denver, 2 punti

Dall’altra parte, posto che ci troviamo di fronte alla migliore difesa della Lega by far e, nel complesso, di fronte ad uno dei più strutturati e funzionali sistemi della Lega, una sola cosa si interpone tra i Boston Celtics e le semifinali di Conference: trovare qualcuno che si prenda carico della quarantina di punti mancanti a causa delle assenze di Irving e Smart e ne metta a referto almeno un 70%. Per raggiungere questo obiettivo gran parte delle responsabilità sarà sulle spalle di Rozier, Brown e Tatum chiamati ad un salto di qualità ulteriore in fase offensiva. La maturità cestistica mostrata in particolare dagli ultimi due nel corso della stagione (che in alcuni frangenti sembravano giocatori con 10 anni di esperienza) dovrebbe far dormire sonni relativamente tranquilli a coach Stevens, ma rimane comunque che parliamo rispettivamente di un classe ’96 e ’98, chiamati alla loro prima esperienza da protagonisti in offseason(e prima in assoluto per il prodotto di Duke) a caricarsi quasi l’intero peso dell’attacco sulla schiena.

Fondamentale per l’attacco di Boston sarà che Tatum riesca a mantenere le stesse percentuali al tiro da fuori (43,4%). Da notare anche lo screen assist di Horford (2.7 per game)

Proprio il lungo dominicano potrebbe rivelarsi il vero ago della bilancia per i Celtics, tanto in attacco quando in difesa. In fase offensiva, infatti, in assenza di un vero e proprio ball handler, gran parte dei possessi saranno affidati proprio a lui, in un quintetto già ampiamente testato da coach Stevens che veda al suo fianco Baynes/Monroe e Morris a portare punti off the bench. La nota intelligenza cestistica del giocatore in questione, i suoi 4,7 assist a partita con il 23,6% di assist percentage e la statistica di assist/to ratio a 2,6 lasciano intendere come il compito sarà svolto in maniera più che egregia dal giocatore. Inoltre la sua straordinaria abilità nel gioco in post basso potrebbe togliere un po’ di peso dalle spalle dei tre giovanotti in alcuni frangenti della partita. Allo stesso modo, nell’altra metà del campo, a lui sarà affidato l’arduo compito di tentare di limitare Antetokoumpo, precludendogli la via verso il canestro e limitandolo in quelle zone del campo in cui il greco non è (ancora) particolarmente efficace. Esattamente come dovranno tentare di fare tutti gli altri giocatori di Boston proprio in virtù di quanto detto sopra riguardo alle lacune nel tiro da fuori dei Bucks: a tal proposito, il fatto che i Celtics concedano la percentuale più bassa nel tiro da fuori (33,9%) lascia sicuramente ben sperare.

Horford raccoglie il rimbalzo, guida la transizione, iso, lezione in post basso, canestro facile

Con “precludendogli la via verso il canestro” intendiamo magari evitare che il povero Baynes debba subire un altro trauma simile

Questa cosa qui, ecco

Players to watch

Manco a dirlo, proprio in considerazione di quanto detto sopra, gran parte della sfida passerà dal face-to-face tra i due All Star: Giannis Antetokoumpo e Al Horford. Il primo è l’alfa e l’omega di questi Bucks, specie in fase offensiva: pensare di avere qualche possibilità di superare il turno senza una serie a livelli da MVP è assoluta utopia. Le sue medie nei quattro precedenti stagionali contro la squadra di Stevens lasciano ben sperare, visto che raccontano di un giocatore da 33.5 punti con un ottimo 54% dal campo, 10.8 rimbalzi e 5.0 assist; tuttavia, visto e considerato che nessuno si aspetta – a ragion veduta – che il greco possa vincere questa serie da solo, fondamentale sarà la sua capacità di prendere le decisioni giuste nelle diverse fasi della partita, coinvolgendo anche i compagni nelle azioni offensive e facendo fruttare i raddoppi che spesso lo vedono coinvolto.

Spesso e volentieri Antetokoumpo riesce a procurarsi dei mismatch in post basso che portano dei raddoppi pressoché sistematici: in quei casi importante sarà la sua capacità di ribaltare il campo coinvolgendo i compagni sul perimetro

Quanto detto richiederà tuttavia che chi si ritroverà a beneficiare di questi raddoppi si faccia trovare pronto. Ecco perché altri fattori fondamentali per la squadra di Prunty potrebbero essere Middleton e lo stesso Jabary Parker, chiamato tuttavia a migliorare il suo apporto anche nella metà campo difensiva.

Dall’altra parte, invece, come già accennato, la chiave della sfida sarà la capacità di Horford di riuscire a limitare le scorribande di Antetokoumpo in fase difensiva, e di dare fluidità e soluzioni alternative ad un attacco che mancherà tanto di un ball handler puro quanto di un finalizzatore in grado di concludere azioni stagnanti. Rispetto poi alla necessità dei Celtics di mettere punti a referto, avendo già accennato all’importanza del trio Rozier-Tatum-Brown, un’altra arma importante dalla panchina potrebbe essere rappresentata da Marcus Morris, cresciuto esponenzialmente nella produzione offensiva dopo l’uscita di scena di Irving (dal 14 marzo solo due volta sotto la doppia cifre, due volte sopra i 30).

 

Pronostico

L’impressione è molto chiara: con i Celtics al completo parleremmo di una serie da 4-0 o 4-1 massimo. Con i Celtics in questo stato si parla invece di una serie molto più incerta di quanto si pensi, un po’ perché con quel roster Boston è una “falsa seconda”, un po’ perché in potenza – molto in potenza – i Bucks potrebbero finire per essere una “falsa settima” grazie ai rientri di Jabari Parker e Malcom Brogdon e ad una serie di allineamenti astrali che potrebbero portare finalmente Middleton a tirare da fuori come sarebbe in grado di fare e non con il 35%. La maggior parte dei pronostici sembrano dare i Celtics vincenti in maniera più o meno agevole; chi vi scrive non è particolarmente d’accordo, giudicando assolutamente incerto il passaggio del turno della squadra di Stevens e, nell’eventualità, che questo possa accadere in meno di 6 partite. Anzi, una serie trascinata a gara 7 potrebbe essere una possibilità non così remota, anche in considerazione dei precedenti stagionali: qui, un sistema collaudato e non improvvisato, una panchina più efficiente, un allenatore enormemente più preparato e l’atmosfera del Garden potrebbero fare la differenza, garantendo ai Verdi l’accesso alle semifinali. Boston Celtics 4-3 Milwaukee Bucks

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