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Oklahoma City Thunder

NBA Playoff Preview: Utah Jazz – Oklahoma City Thunder

Il controllo dei tabelloni e di conseguenza del ritmo. Lo storico Westbrook contro la freschezza di Mitchell. OKC-Jazz rischia di essere la serie più interessante del primo turno e l’esito è tutt’altro che scontato…

Sia gli Oklahoma City Thunder che gli Utah Jazz arrivano alla serie più equilibrata di tutto il primo turno con il record di 48-34, cosa che suscita emozioni contrastanti per quelle che erano le reciproche aspettative ad inizio stagione. Entrambe hanno vissuto un anno su un altalena tecnica ed emotiva. Westbrook e soci non possono essere assolutamente soddisfatti per il numero di vittorie conseguito. L’anno passato, con un roster dalla qualità complessiva decisamente inferiore rispetto a quello di quest’anno, avevano raggiunto quota 47 W grazie a una stagione decisamente fuori dalle righe del numero 0, una di quelle stagioni che si realizzano una volta in carriera. Facciamo due, visto che grazie ai 38 rimbalzi complessivi nelle ultime due partite ha chiuso anche questa stagione andando in tripla doppia di media. L’arrivo in estate di uno dei migliori 15 (stando larghi) giocatori della NBA come Paul George, un giocatore del calibro di Carmelo Anthony (seppur nella fase calante della propria carriera), oltre a tutta una serie di tasselli sulla carta adatti a rimpolpare la panchina avevano regalato ambizioni di ben altro tipo ai tifosi Thunder.

Un inizio lento per trovare gli automatismi era stato brillantemente superato a gennaio, ma l’infortunio di Roberson, giocatore troppo sottovalutato per l’apporto di difesa e versatilità che garantisce alla sua squadra, ha privato i Thunder dell’unico giocatore in grado di stare in quintetto. Una falla tappata con la firma di Brewer, veterano ai pressi dell’inutilità in altri contesti che si sta rivelando un buon fit all’interno del sistema Thunder.

I Jazz, dal canto loro, hanno messo in piedi una session che ha stupito per continuità e qualità del gioco. Grande, grandissimo merito va riconosciuto a coach Quinn Snyder, allenatore che ormai è nell’élite NBA e che tra i monti dello Utah sta continuando a fare miracoli. Partiti Hayward e Hill, a.k.a. due dei tre giocatori più influenti all’interno del sistema Jazz dello scorso anno, e ottenendo in cambio il solo Rubio, le fortune della squadra sono state costruite attorno a chiari e precisi punti fermi. Il totem Rudy Gobert, candidato a vincere il premio di Difensore dell’Anno, la versatilità della squadra e Donovan Mitchell, che in un qualsiasi annata di rookie normale avrebbe vinto il premio per il miglior giovane dell’anno.

Scelto alla 13 ottenuta dai Nuggets in cambio della 24 e Lyles (il karma si è giustamente vendicato escludendoli dai playoff), ha mostrato lampi di talento abbacinante diventati sempre più frequenti durante la stagione, con un Usage% fuori dal comune per un debuttante nella lega. Utah arriva al confronto diretto nella maniera migliore possibile. Nonostante la sconfitta con Portland abbia regalato il fattore campo ai diretti rivali, non dobbiamo scordarci che i Jazz erano fuori dalla griglia playoff solamente qualche settimana fa e da febbraio si sono resi protagonisti di una rimonta furiosa – 26 vittorie e 6 sconfitte – che li ha portati a sfiorare il seed #3.

I momenti salienti di quello che è stato un vero e proprio spareggio.

I precedenti stagionali

Il 3-1 stagionale con cui OKC si presenta a questo primo turno è davvero poco significativo dato che tutti i confronti si sono svolti entro il mese di Dicembre. Donovan e Snyder, infatti, hanno giocato a scacchi con dei pezzi completamente differenti da quelli di cui dispongono ora: Roberson era ancora abile e arruolabile, Gobert era appena stato reinserito appieno nelle rotazioni dopo l’infortunio subito ad inizio stagione e Hood e Crowder non si erano ancora scambiati canotta, oneri e onori.

Se la prima partita, giocata il 22 ottobre, è completamente trascurabile un filo di attenzione in più va dedicata alle tre svoltesi a Dicembre. L’unica partita delle tre non terminata con 15+ punti di distacco e rimasta in bilico fino agli ultimi possessi è quella in cui Donovan Mitchell si è preso la responsabilità di mettere in piedi un duello personale con l’MVP in carica. Nel 94-100 con cui i Thunder hanno vinto il secondo confronto stagionale con i Jazz, il rookie ha sfoderato una prestazione da 31 punti, mostruosa per leadership e talento messo in campo. Le capacità offensive del #45, fonte essenziale per tante delle vittorie ottenute dai Jazz quest’anno, dovranno essere messe in condizione di emergere da coaching staff e compagni, in modo da renderlo il go to guy di cui Utah avrà disperatamente bisogno in alcuni momenti della serie.

 

Chiavi tattiche

Va da sé che se gli scontri diretti non sono un buon metro di giudizio bisogna affidarsi al confronto di quelli che sono pregi e difetti di due squadre tanto simili in determinati aspetti quanto agli antipodi in altri. Entrambe le squadre tentano di esercitare un controllo spasmodico dei tabelloni, anche se interpretando in maniera diversa l’arte di andare a rimbalzo. I Thunder sono la miglior squadra NBA per la capacità di creare secondi possessi andando forte e rimbalzo d’attacco e catturando il 27.7% dei rimbalzi offensivi a disposizione, contro il 21.5% di quelli disponibili presi dai Jazz. All’opposto, invece, Utah esercita un controllo molto più stabile nella propria metà campo, in cui la percentuale di rimbalzi difensivi a disposizione catturati (79.8%) surclassa quella di Oklahoma (77.4%). Pare scontato che per due squadre che puntano così tanto sul controllo delle due aree vincere la lotta a rimbalzo significa poter imporre quello che è il proprio ritmo e la propria pallacanestro sull’altra.

Da questo punto di vista, infatti, Jazz e Thunder giocano in maniera opposta. La squadra allenata da Snyder predilige un ritmo molto più basso e con 97.78 possessi giocati a partita è la terzultima squadra tra quelle qualificate ai Playoff per PACE. Di contro i Thunder fanno registrare un PACE di 99.24, un dato non altissimo ma che va sviscerato. La squadra di Donovan, infatti, ama correre in transizione per esaltare le qualità di quello che è ancora il leader maximo della squadra. Nonostante l’efficienza di questa tipologia di possessi da parte dei Thunder non sia spropositata – producono 1.09 punti per possesso da queste situazioni, in piena media NBA – contro i Jazz sarà ancora più importante alzare il ritmo per evitare di andare ad infilarsi nel contesto tattico preferito dai mormoni.

Attaccare in transizione o in semi-transizione aiuta Westbrook a mettersi anche al servizio dei compagni. Gestione dei tempi da manuale.

Attaccare in transizione o nei primi secondi dell’azione, senza far rallentare i movimenti offensivi e di conseguenza l’attacco, potrebbe essere vitale per i Thunder, che tirano con il 55% dal campo quando i secondi rimasti sul cronometro sono 18 o più. Per fare questo devono affidarsi alla grande aggressività mostrata durante tutta la stagione e che a sprazzi ha portato frutti davvero gustosi.

I Thunder sono primi nella lega per steals (9.1), deflections (16.8) e loose balls recovered (9.5), numeri che ripetuti contro i Jazz potrebbero porre il confronto sui loro binari preferiti. Le palle perse sono, inoltre, uno dei talloni d’Achille di questi Jazz. Nonostante il ritmo basso i Jazz, capitanati da Mitchell e Rubio, perdono 14.7 palloni a serata, un numero superiore anche dei ben più frenetici Thunder. Riuscissero a limare questo difetto entrando in modalità playoff Oklahoma potrebbe trovarsi davvero nei guai.

Una palla persa banale si trasforma in due punti comodi al ferro. Rubio perde completamente il contatto visivo con il pallone, Ingles rimane a metà, i lunghi sono in ritardo e Mitchell si disinteressa di tutto.

Capitanati da Gobert, infatti, i Jazz hanno costruito quella che è la seconda miglior difesa NBA, numeri alla mano, dopo quella dei Boston Celtics. Il 101.6 di DefensiveRtg fatto registrare in regular season testimonia come la difesa sia la miglior arma che i Jazz hanno a disposizione contro un attacco guidato da un giocatore eccezionale ma che spesso non brilla per lucidità nel caso in cui il cronometro dei 24 secondi si avvicina pericolosamente allo scadere. Con meno di 7 secondi sul cronometro del possesso, infatti, i Thunder fanno registrare il peggior dato della lega dal campo (38.4%), percentuale che si abbassa ulteriormente quando i secondi rimasti sul cronometro sono meno di 4 (33.8%).

Nonostante i 14 ancora sul cronometro l’attacco di OKC è già stagnante e Westbrook prende una pessima decisione. Vedere la difesa schierata fa spesso prendere a Westbrook scelte completamente fuori da ogni logica.

I mormoni, poi, sono stati costruiti apposta per limitare fortemente quelle che sono le conclusioni più ricercate della moderna NBA e che richiedono un tempo maggiore per essere costruite. Sviluppati attorno ad un perno difensivo eccezionale nei pressi del proprio ferro quale è Gobert (ci torneremo), i Jazz lavorano con gli esterni per negare il maggior numero di tiri da 3 punti possibili uscendo sempre in maniera aggressiva per togliere gli avversari dal perimetro e spedirli nelle fauci del mostro francese. Con 25.9 triple tentate dagli avversari, Utah è la squadra che concede meno tentativi dalla lunga distanza tra quelle qualificate ai playoff, anche se il 36.5% concesso dal campo è un dato nella media. Se riesci a tirare da 3 punti contro i Jazz significa che ti sei costruito un buon tiro e hai buone probabilità di metterlo a referto. All’interno del proprio pitturato, poi, i Jazz sono assoluti padroni del proprio destino. Il 58.9% concesso a meno di 6 piedi dal canestro (quarta miglior percentuale NBA), unito alle 5.1 stoppate a serata, sono un chiaro avviso di circolare al largo dal pitturato mormone.

McCaw raccoglie l’hand-off di McGee e si butta dentro. L’aiuto di O’Neale e i tentacoli di Gobert rispediscono al mittente il tentativo.

Players to watch

In una serie dal risultato tanto incerto saranno decisive le capacità dei singoli di punire i difetti altrui. Non possiamo fare altro, quindi, che mettere sotto la lente di ingrandimento quelli che potrebbero essere i protagonisti della serie. Westbrook, freschissimo di record storico, dovrà dimostrare di utilizzare tantissimo il cervello e punire ripetutamente i Jazz in quelle situazioni che concedono. Il grado di letalità di Westbrook dal mid-range, zona di campo da cui prende 6.6 tentativi a serata e che realizza il 39% delle volte, dovrà essere particolarmente alto per costringere i Jazz a prendere scelte difficili, uscendo dal proprio tema tattico ideale e lasciando spazio ai tiratori sul perimetro per aiutare sullo #0.

Di conseguenza saranno chiamati a fare un passo avanti, come tiratori off the ball, tutti quelli che sono potenzialmente temibili in queste situazioni. Se con Paul George si può dormire tra due guanciali, le percentuali e la voglia di mettersi a disposizione della squadra di Carmelo Anthony potrebbero essere fondamentali per regalare ai Thunder una freccia in più nella faretra di Donovan. In situazione di catch-and-shoot – il tipo di conclusione più tentata durante l’anno (6 tentativi a serata), sintomo di quanto ci abbia quantomeno provato ad adattare il suo gioco alle esigenze della squadra – Melo fa registrare il 38.9% dal campo, il 37% dal perimetro, mettendo a referto 7.2 punti a serata dalla situazione, decimo assoluto di specialità. Numeri che potrebbero aver bisogno di una ritoccata verso l’alto, soprattutto perché i Jazz potrebbero non concedere così tante opportunità pulite.

Partendo dal presupposto che quella dei Jazz sarà una difesa totalmente diversa, queste saranno le occasioni che Melo non dovrà farsi sfuggire per diventare un fattore positivo nella serie.

Per i Jazz invece, i riflettori saranno inevitabilmente puntati su Donovan Mitchell. Chiamato a confermarsi ai Playoff, la guardia ex Cardinals dovrà essere in grado di farsi scivolare la pressione addosso e mostrarsi nuovamente quel leader tecnico che ha dimostrato di essere per tutta la stagione. Forzare con la squadra i cambi difensivi in modo da andare a punire gli accoppiamenti più favorevoli a lui (Melo e Brewer o il suo sostituto su tutti) significherebbe regalare ai Jazz un attacco più ragionato e meno istintivo, quello che può servire per abbassare il ritmo della partita. Sarà poi importante anche confermare la capacità di assumersi le responsabilità nei momenti clutch della serie, in cui verrà accompagnato passo passo da Paul George, uno dei migliori difensori in NBA sugli esterni. Una prova di maturità non da poco per un ragazzino al primo anno.

CLUTCH SPIDA!

Rudy Gobert e il suo mostruoso impatto difensivo non vanno trascurati, tanto che potrebbe essere davvero lui l’ago della bilancia per prendersi la posta in palio. Vincere il duello rusticano con Adams e i tantissimi rimbalzisti offensivi dei Thunder significherebbe garantire poche seconde opportunità ad una squadra che non fa della precisione dal campo il proprio vanto (45.3% complessivo) e garantire ai suoi compagni il ritmo adeguato per non farli andare fuori giri. In regular season ha concesso il 51% a meno di 6 piedi dal canestro, il 47% a meno di 10 piedi, vale a dire più del 9% in meno di quello che concedono i Jazz senza di lui: tenesse queste cifre ai Thunder servirebbe un miracolo.

Pronostico

Nonostante la qualità eccelsa di Westbrook e George possa a prima vista far propendere per i Thunder, i Jazz non partono certo battuti. La serie si giocherà sul filo dell’equilibrio nel suo andamento complessivo piuttosto che nelle singole partite. Oklahoma si è infatti dimostrata per tutta la stagione squadra in grado di sfoderare prestazioni singole di livello assoluto – basti pensare alla vittoria con Golden State o quella con Houston di qualche giorno fa – ma anche di cadere e ricadere sempre negli stessi errori, dovuti principalmente a limiti oggettivi del roster per profondità e caratteristiche tecniche collettive e singole.

Per questo non è impossibile immaginarsi una serie trascinata fino ad una fatidica Gara 7, giocata nel giardino di casa di Westbrook & Soci. Senza una vera supremazia tecnica di Russ e George, la serie potrebbe essere decisa dalla raffinatezza tattica messa in mostra da Snyder, già dimostratosi capace di vincere una serie tirata come accaduto contro i Clippers nella scorsa stagione, e dalla capacità dei Jazz di abbassare il ritmo delle partite, costringendo i Thunder a giocare su un terreno quanto mai scivoloso per loro. Nel caso si verificasse ciò, un 4-3 in favore dei Jazz, oltre ad aprire scenari semi-apocalittici in casa Thunder, sarebbe tutt’altro che da escludere. Se avete qualche ora di sonno da sacrificare, Utah Jazz vs Oklahoma City Thunder è la serie che fa per voi.

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