I Pacers sono in piena corsa per agguantare un posto ai playoff, grazie anche alla tanto criticata coppia Oladipo-Sabonis arrivata da Oklahoma City in estate. Come stanno evolvendo il loro gioco?
No, non ce lo aspettavamo. Pochi ci credevano, forse solo il front office dei Pacers capitanato dal GM Kevin Pritchard. La trade che in estate ha portato Paul George alla corte del neo MVP Russell Westbrook e il pacchetto composto da Victor Oladipo e Domantas Sabonis in Indiana era stata giudicata, in maniera praticamente unanime dagli addetti ai lavori, una vittoria schiacciante del GM degli Oklahoma City Thunder, Sam Presti. Pochi credevano nella possibile rivalutazione di un giocatore con un contratto abnorme e “distrutto” dalla fagocitante presenza di Russell Westbrook e di un rookie figlio d’arte che non aveva mostrato grandi sprazzi di talento.
Ottenere due mezze scommesse (senza nemmeno una scelta al draft) per un All Star fatto e finito, seppur con un solo anno di contratto, è sembrata una follia. Scollinata la metà di novembre, e con essa il primo mese di Regular Season, non è più possibile esimersi dal fare un passo indietro e dare il giusto peso al lato Pacers di una delle trade più importanti dell’estate.
Aria di casa
Victor Oladipo è nato e cresciuto nel Maryland, in una famiglia composta da mamma Joan (immigrata nigeriana), papà Christopher (nativo della Sierra Leone) e le sorelle Kristine, Kendra e Victoria, e ha vissuto e giocato a basketball nello stato natio fino alla scelta del college. E allora perché sosteniamo che questa estate Oladipo sia tornato a casa? Perché i tre anni (quasi un unicum nel recente periodo) vissuti da Hoosier nell’Indiana State University sono stati un crescendo inarrestabile che lo ha condotto ad essere chiamato alla #2 nel draft 2013, dietro il solo Anthony Bennett (ehm…), dagli Orlando Magic.
Sappiamo tutti poi com’è andata la carriera di Oladipo: l’inizio scintillante, la sensazione di avere davanti un giocatore potenzialmente importante, la lenta discesa delle colonnine dell’hype, la perdita del posto in quintetto garantito in una delle squadre più disastrate dell’NBA e, alla fine, la trade in Oklahoma nella stagione del grande tradimento. Circostanze sfortunate e poca capacità di adattare il proprio gioco, a cui aggiungere un rinnovo di contratto da 84 miliondi di $ in 4 anni, hanno trasformato Oladipo in un mezzo bust su cui pochi scommettitori incalliti avrebbero puntato. Poi il ritorno nella sua casa cestistica, circondato dall’amore del pubblico. Oladipo è rinato.
Game winner, faccia cattiva, “This is my gym” e si conquista in una sola notte la Pacers Nation.
Fiduciain sé stesso. Fiducia dell’ambiente. Probabilmente è questo l’aspetto chiave per spiegare l’impatto di Victor Oladipo nella franchigia Pacers. Complice anche il lieve infortunio di Turner, il merito per la partenza decisamente superiore alle aspettative è ricaduto tutto sulle spalle dei due giovani arrivati dall’Oklahoma. Sentirsi pienamente parte di un progetto, essere caricato di responsabilità, rappresentare uno dei due terminali offensivi principali della franchigia sono tutti aspetti che possono incidere positivamente o negativamente sul rendimento di un giocatore.
Nel caso di Vic non diventano una pressione psicologica ma una carica mentale che probabilmente lo aiuta a rimanere più concentrato e a far risaltare le sue qualità. Gli stessi numeri testimoniano come Oladipo sia uno tra i più coinvolti nell’attacco di coach McMillan: 30.8% di Usage%, il dato più alto mai registrato in carriera e il maggiore tra i Pacers, più di 17 conclusioni tentate a partita con il 45.8% dal campo e il 44.7% da 3 punti per 22.9 punti di media, tutti career highs. A Indiana il #4tira di più e tira meglio.
Ha cambiato leggermente il suo modo di giocare rispetto agli anni passati: ha aumentato esponenzialmente il tiro da tre nella fascia “centrale” del campo continuando a non frequentare quasi mai gli angoli, sintomo di come sia un giocatore che ha bisogno di sentirsi coinvolto nella costruzione dell’attacco a metà campo (giocando indifferentemente on e offthe ball), mentre sta riducendo il numero di tiri dal mid-range da cui sta, tra l’altro, tirando anche con la peggior percentuale in carriera (32.9%).
Situazione off the ball: finta di prendere il blocco da Sabonis per poi uscire sul lato lasciato libero da Bogdanovic e andare a sparare da 3, assistito da Collinson, l’uomo che gli serve più passaggi vincenti di tutti.
Situazione on the ball: quando è portatore di palla spesso il bloccante si allarga in attesa di uno scarico (che arriva raramente) sul perimetro allargando le maglie della difesa. L’esplosività del #4 e la sua capacità di concludere nel traffico lo fanno propendere verso la penetrazione piuttosto che per il jump shot dalla media.
Non è tutto oro quello che luccica. Nella metà campo difensiva, nonostante le potenzialità di cui dispone e che ogni tanto mette in mostra, come ad esempio in casa dei suoi ex compagni ad Oklahoma City, spesso si prende qualche pausa di troppo. Solamente grazie alle ultime uscite ha iniziato a produrre più punti di quelli che concede su 100 possessi (106.3 contro 103.9) e dà la sensazione in molte situazioni di risparmiare le sue energie per la metà campo che fa prendere più copertine. Un aspetto questo che lo allontana ancora dai migliori ma che, d’altro canto, consente ai Pacers di poter sperare in un ulteriore salto di qualità di Oladipo come uomo franchigia.
Completamente assorto nel suo desiderio di intercettare il pallone non guarda il suo uomo fino a quando gli taglia a 100 all’ora davanti andandone ad appoggiare due comodi.