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Denver Nuggets

Denver Nuggets Preview: uscire dalla zona grigia

Malgrado le potenzialità di un gruppo giovane, nella scorsa stagione i Nuggets hanno fallito l’aggancio alla post-season. Basterà aver cambiato leader tecnico per permettere a Denver di ritagliarsi un posto-playoff nell’agguerritissima Western Conference?

Punti di forza e punti deboli

L’estate 2017 potrebbe aver dato la genesi ad uno dei nuovi punti di forza di questo team: il connubio tra Mike Malone e Paul Millsap potrebbe essere particolarmente interessante e prolifico per Denver. Millsap sembra essere perfetto per potenziare i comparti del gioco in cui Denver eccelle, migliorando anche sensibilmente il team negli aspetti del gioco in cui è deficitario. Inoltre, cosa non da poco, l’ex numero 4 degli Hawks sembra il partner-in-crime ideale per favorire la definitiva esplosione di Nikola Jokić, la vera pepita di Denver. Il serbo – che potrebbe diventare davvero il prototipo del playmaking 5 tanto anelato dai GM della lega – si è già mostrato perfetto nel sistema di Malone, risultando una presenza importante in tutti i comparti tecnici e statistici su cui Denver ha costruito la stagione appena trascorsa.

Nella scorsa stagione, i Nuggets sono stati il terzo miglior attacco della NBA (110 punti segnati su cento possessi), nonché la seconda miglior squadra a rimbalzo e negli assist. L’attacco di Denver è stato, senza alcun dubbio, uno dei più efficaci visti nella passata stagione: Mike Malone è riuscito a bilanciare i concetti cardine della pallacanestro moderna con le caratteristiche atletiche dei suoi ragazzi, costruendo un team capace di finire la stagione con il 56.8% di True Shooting.

Pur non disdegnando l’uso dell’imprescindibile tiro da tre, i Nuggets hanno prodotto una pallacanestro che ben sposasse le caratteristiche dei propri interpreti: oltre a rientrare tra le prime dieci squadre della lega per tiri da tre presi e segnati, per PACE e per punti in contropiede, Denver si è piazzata seconda per punti realizzati in area (49.8). I Nuggets sono stati anche tra le migliori dieci squadre per corner threes, un altro aspetto molto importate della pallacanestro moderna: la minuziosa ricerca dell’ricevitore non marcato spesso permette al team del Colorado di prendere tiri piedi per terra dall’angolo. I Nuggets hanno, in particolare, mostrato un’evidente predizione per i tiri da 3 presi dall’angolo destro, convertiti con un ottimo 41.5%.

L’attacco dei Nuggets al proprio meglio: palla che viaggia dal post alto per Hernangómez che trova l’extra-pass per il corner three non contestato.

A fine stagione – se si escludono Miller e Johnny O’Bryant, impiegati in un campione risibile di partite – sono stati ben sei i giocatori di Denver che hanno raggiunto o superato il 37% da oltre l’arco. Anche orfani di Gallinari, i Nuggets potranno contare su tiratori molto affidabili come Gary Harris, Will Barton, Juancho Hernangómez e il rookie Tyler Lydon. Senza tralasciare Jamal Murray, Wilson Chandler ed il neo-arrivato Millsap che, per ragioni diverse tra loro, sono sicuramente giocatori difficili da battezzare continuativamente.

Anche al Rookie Game, Jokić trova Murray: a fine serata la guardia canadese metterà ben 9 triple. Un tiratore di striscia difficilmente battezzabile.

La bontà dell’attacco Nuggets è, infine, comprovata dal fatto che Denver abbia trovato con continuità rimbalzi offensivi. La capacità di far muovere le difese e l’esplosività dell’organico dei Nuggets hanno generato numeri interessantissimi: i Nuggets sono la quinta miglior squadra della lega nel catturare rimbalzi offensivi (11.8) e la migliore (assieme ai Bulls) per punti da rimbalzo offensivo (15.1).

Difesa mossa e combo rimbalzo in attacco-tripla: Miller ne mette una delle 24 segnate dai Nuggets contro i Warriors il 13 febbraio.

Se ci si limitasse ai numeri offensivi, Denver sarebbe una squadra di altissima NBA, ben lontana dall’Aurea Mediocrias alla quale l’abbiamo accostata ad inzio preview. Il buco nero che attrae i Nuggets verso la dimensione di “squadra di media NBA” è, dunque, la metà campo difensiva. I Nuggets sono stati una delle difese più perforabili della scorsa stagione, penultimi per Defensive Rating con ben 110.5 punti concessi. Cifre disastrose per una squadra che voglia ambire quanto meno ai playoff. La prima cosa che appare evidente della difesa dei Nuggets è l’incapacità di mettere continuativamente pressione ai portatori di palla avversari, non a caso Denver si è piazzata penultima anche per steals e deflections a gara: la miseria di 6.9 rubate dà l’idea di quanto raramente Denver riuscisse a togliere ossigeno agli attacchi avversari, mentre le sole 13.7 deviazioni mostrano anche una scarsa presenza di spirito, che si traduce in meno possessi sporcati e più tiri semplici concessi. Tutto ciò si riverbera anche sulle 3.9 stoppate a gara (terzultimo rendimento NBA): se non viene tolto ossigeno al portatore di palla, soffocandone la gestione, anche gli aiuti sono vani e frustrati.

Situazione paradigmatica: Harris non mette pressione e attende Dragić praticamente sull’arco dei tre punti. Basta un blocco semi-fantasma di Whiteside per permettere allo sloveno di andare al ferro con l’intera difesa che guarda.

Se a questi numeri si somma anche i 47.4 punti nel pitturato concessi a gara – numero spropositato se rapportato al dominio Nuggets nell’aria avversaria – il messaggio arriva chiaro: malgrado ottime doti atletiche, Denver pecca nell’attitudine difensiva. Il primo a peccare in difesa è, senza dubbio, Nikola Jokić che nella scorsa stagione ha prodotto numeri difensivi horror con praticamente ogni compagno di reparto. L’arrivo di Millsap sarà provvidenziale anche in questo. Le sue capacità sulla palla ed in aiuto su ali e lunghi avversari sarà la chiave di volta per un sensibile miglioramento qualitativo in difesa per una Denver che voglia sperare di centrare i playoff. Con un difensore così versatile, capace tanto di usare il corpo e ritardare le conclusioni avversarie quanto di stoppare dal lato debole, i difensori sul perimetro saranno maggiormente motivati a tenere qualche palleggio in più ed assumerà anche maggior senso l’atletismo irrefrenabile di Faried in aiuto.

Non vi sarete mica scordati di The Manimal?

Suona quasi incredibile alla luce degli ottimi numeri offensivi della squadra di Malone, ma parte dei problemi deriva anche dall’attacco: Mudiay e Murray non si contraddistinguono per le skills di decision making e accade che Jameer Nelson venga mangiato atleticamente dai difensori. Il risultato è che Denver perde qualche pallone di troppo (15.1) e paga a carissimo prezzo ogni singola palla persa. Il numero di loose ball recovery è il secondo peggiore della lega (6.5) e i punti subiti da palla persa sono ben 18 (quintultimi nella lega). I punti subiti in contropiede sono, invece, 14.3 (settima peggior prestazione NBA).

Nelson, “il più saggio” tra i playmaker di Denver, non può concedersi neanche una leggerezza in penetrazione.

Sono diversi, dunque, gli aspetti difensivi su cui Mike Malone dovrà lavorare ma l’arrivo di Paul Millsap può già fornire alcune risposte ai suoi interrogativi. Inoltre la partenza di Gallinari dovrà portare tutti gli altri ad essere maggiormente responsabilizzati sulle mansioni di decision making affinché il sistema continui a pagare i propri dividendi in attacco. Un’ulteriore salto di qualità è, infine, chiesto alla squadra: i Nuggets devono imparare a vincere le partite punto a punto. Infine per essere davvero competitivi i Nuggets dovrò vincere qualche partita tirata in più: sono troppo poche le 16 vittorie a fronte delle 24 sconfitte nei clutch games della scorsa stagione. Quella che si appresta a cominciare sarà una stagione fondamentale per il futuro della franchigia, e dal suo esito passeranno anche le decisioni future (visto che nelle prossime due estati quasi tutti i pezzi pregiati batteranno cassa). Denver ha tante cose da aggiustare, ma anche tutte le carte in regola per provarci.

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