I Brooklyn Nets sono stati il fanalino di coda della scorsa stagione e le cose non sembrano poter cambiare nel breve periodo. Ma grazie a un giovane GM e un giovane allenatore almeno ora c’è un progetto. Riusciranno a migliorarsi già da quest’anno?
I Brooklyn Nets ripartono da dove hanno terminato la scorsa stagione: dall’ultimo posto della NBA. Fanalino di coda dell’intera lega, la squadra viene da una stagione con appena venti vittorie, figlia delle macerie lasciate in eredità dall’ex General Manager Billy King. Ma non tutto sembra da buttare a Brooklyn, dove dalla scorsa estate si è iniziato un lento ma costante cammino di ricostruzione grazie soprattutto all’arrivo di Sean Marks come nuovo General Manager. Marks ha messo il primo mattoncino scegliendo di puntare su un nuovo e preparatissimo coaching staff guidato da Kenny Atkinson, ex assistente ad Atlanta sotto Budenholzer (uno che di apprendistato ne sa qualcosa visti i diciotto anni trascorsi sotto l’ala di Popovich a San Antonio) e considerato da molti uno dei più preparati giovani allenatori sulla piazza. La politica del nuovo GM è stata chiara fin dall’inizio: radere al suolo tutto, sfruttare quei pochi asset a disposizione per ottenere il massimo su un contesto di medio-lungo periodo e sviluppare i giocatori disponibili, quasi certamente non primissime scelte. E infatti il materiale umano a disposizione nella passata stagione non era proprio di primo livello ― anzi, ad essere sinceri, il roster dei Nets sembrava quello di una squadra di D-League ― ma proprio a questo era stato ingaggiato Atkinson: per migliorare tutti.
Attraverso il lavoro svolto durante il corso della stagione i Nets hanno saputo raccogliere alcuni semi preziosi. Per esempio l’aver rivitalizzato Brook Lopez rendendolo un giocatore più moderno, con un range di tiro che lo rende una minaccia anche sul perimetro; oppure l’aver iniziato a costruire un sistema di gioco, basato su corsa, spaziature, tiro da tre e una difesa aggressiva e versatile che ha dato alla squadra una fisionomia quantomeno accettabile. La difesa soprattutto ha visto un netto miglioramento durante il corso della stagione, quando i concetti sono stati assimilati meglio. I Nets infatti, nonostante abbiano chiuso la stagione con una delle peggiori difese, da dopo la pausa per l’All-Star Game hanno tenuto gli avversari a 105 punti segnati su cento possessi, ottava difesa della NBA. Questo grazie soprattutto ad un utilizzo più costante dei due migliori giovani a disposizione di Atkinson, Rondae Hollis-Jefferson e Caris LeVert. Negli 828 minuti che i due sono stati sul terreno assieme i Nets hanno concesso poco più di 103 punti, e oltre ad essere l’unico duo con un Net Rating positivo (+3.8), permettono ad Atkinson di attuare una difesa aggressiva, specie sul perimetro (dove contro Hollis-Jefferson gli avversari tirano con quasi il 2% in meno rispetto alla media), capace di cambiare su tutti i blocchi e di intrappolare i pick-and-roll avversari.
Come detto Brooklyn ha dovuto lavorare molto sulle tante scommesse, cercando di ottenere il meglio (e il massimo) da ognuno di loro. Caris LeVert rientra sicuramente in questo gruppo. Entrato in NBA in punta di piedi dopo aver saltato interamente il suo ultimo anno di college causa la rottura dei legamenti del crociato del ginocchio, Marks ha deciso di scommettere su di lui andando a prenderselo con la numero 20 al draft (ottenuta da Indiana in cambio di Thaddeus Young, primo asset sacrificato sull’altare della ricostruzione). LeVert è un esterno fisicamente molto dotato, capace di giocare più ruoli, con una velocità di piedi e una lunghezza delle braccia sufficienti per renderlo un giocatore insidioso su le due metà campo.
Un assaggio anche delle capacità da passatore di LeVert.
È stato lui la notizia migliore della passata stagione dei Nets, anche a causa dei continui problemi fisici che hanno costretto ai box Jeremy Lin per gran parte della stagione. Ma Linsanity adesso sembra ristabilito e sarà sicuramente lui uno dei punti di forza della nuova stagione della franchigia newyorkese.
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