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Quando il gioco si fa duro

Stanotte (ieri in realtà) iniziano le semifinali di conference, con quattro partite che promettono spettacolo e equilibrio.

Vincendo per tre volte in trasferta gli Utah Jazz hanno superato i Clippers, i soliti brutti, sfortunati, pessimi Los Angeles Clippers. Se si dovessero assegnare dei premi alla fine del primo turno di playoff sicuramente quello di miglior allenatore andrebbe a Quin Snyder, sempre in controllo della situazione. Utah non giocava in post-season da cinque anni eppure Hayward e compagni sono sembrati sempre molto più pronti e preparati degli avversari e senza il solito Chris Paul (anche lui brutto, sfortunato e pessimo nonostante sia un fuoriclasse) si ha l’impressione che la serie non avrebbe avuto bisogno di una Gara-7 per essere decisa.

Ma adesso il gioco si fa interessante per Utah, visto che il premio per la vittoria è una serie contro quello juggernaut nucleare che sono i Golden State Warriors. Spazzata via Portland con Durant (e Kerr, al quale auguriamo di tornare presto) a mezzo servizio, gli Warriors arrivano a questa sfida con una settimana abbondante di riposo nella quale hanno curato gli acciacchi (muscolari e di vecchiaia). Dire che sono favoriti è un eufemismo, ma obiettivamente questa è una costante che andrà applicata anche più avanti. Sono la squadra migliore, con i giocatori migliori e cosa più importante di tutte giocano come la squadra migliore. Sono primi praticamente in tutto, anche nelle stoppate, con troppe soluzioni offensive e concedendo appena 96.8 punti su cento possessi.

La difesa degli Warriors è sempre troppo poco chiacchierata, ma è una cosa mostruosa. Costruita in maniera perfetta sotto l’egida di Ron Adams, è grazie ad essa che Golden State ha costruito le sue vittorie. Tutti sono in grado di cambiare sui blocchi e tutti possono difendere diverse tipologie di giocatori: con l’aggiunta di Durant le cose sono migliorate ulteriormente, anche a rimbalzo, e la sua lunghezza delle braccia e velocità ha permesso a Golden State di essere ancora più asfissiante. Un meccanismo perfetto appunto, che viene telecomandato da quel genio di Draymond Green, un giocatore che sarà poco simpatico ma che su un campo di pallacanestro è di un’intelligenza e bravura uniche. È lui il totem su cui si basa tutto, e nella sua versione di battitore libero telecomanda tutto il sistema, agendo da collante su tutto quello che si muove.

La stoppata di Durant, sul 3-0 nella serie e 14-3 nella partita è di una cattiveria allucinante. Un segnale davvero poco incoraggiante per le altre.

La quantità di piccole ma importantissime cose che Green compie prima della stoppata fanno di lui il miglior difensore della NBA. Un fenomeno.

In maniera quasi ironica (ma anche un po’ inevitabile) gli Warriors dispongono anche dei due centri più efficaci della lega. Zaza Pachulia, che ha preso il posto di Bogut nello starting-five. Con lui in campo Golden State concede solo 90.8 punti su cento possessi (Net Rating di +28.6). Incredibile direte voi, eh? Sì, non fosse altro che quando invece in campo c’è la sua riserva quel numero scende a 90.3. Chi è la sua riserva? Ma ovviamente JaVale McGee. Lanciato da Kerr come agente del chaos nel corso della stagione ha saputo farsi apprezzare e rispettare e adesso è un’arma impropria. Con lui in campo gli Warriors segnano oltre 132 punti, catturano il 30% dei rimbalzi offensivi e segnano un Net Rating di +42.2. Una folliahahah.

Ovviamente l’efficacia di McGee va condivisa con i suoi compagni, perché giocare accanto a Curry, Thompson, Durant e Green ― che in questi playoff ha deciso anche di essere anche un tiratore letale visto il 55% da tre, 11-20 ― aiuta e non di molto a ritrovarsi sempre liberi, specie se giochi a trenta centimetri dal ferro. Ma bravo JaVale a farsi trovare pronto. Mentre aspettiamo (con ansia) di vedere cosa sarà in grado di fare Durant nella sua prima post-season senza Westbrook, Curry ha continuato la crescita evidenziata nell’ultimo mese di stagione regolate, tornando ad essere il giocatore che avevamo idolatrato nella scorsa stagione. Insomma, troppe armi, troppo forti. Ma cosa può fare Utah per non subire lo sweep?

Innanzitutto la squadra di Snyder è una delle migliori difese della lega, e cosa ancora più importante è la migliore in assoluto per controllo del perimetro. La presenza dello spauracchio Gobert a centro area (che nella serie contro i Clippers non è stato un fattore, complice un infortunio subito dopo 11 secondi di Gara-1) permette ai Jazz di essere aggressivi sulla palla e la presenza di giocatori come Hill, Hood e Hayward permette di non subire mis-match fisici con nessuno. In questi playoff nel ruolo di Power Forward è sempre partito Boris Diaw, che con l’intelligenza cestistica che si ritrova a fatto a pezzi i lunghi dei Clippers (nei 128 minuti in cui è stato in campo 106.7 di Offensive Rating e un netto +10.9 di Net Rating, il migliore dei suoi). Preferito a Derrick Favours il francese è adesso un’arma importante per i Jazz e sarà interessante vedere quanto (e se soprattutto) potrà state in campo anche contro i Warriors.

In due possessi l’importanza del gioco in post di Diaw. Prima sfrutta il mis-match fisico contro Rivers per segnare, mentre nel secondo possesso funge da hub per il gioco a tre con Ingles e Hayward, che taglia subito dopo il blocco servito splendidamente da BoBo.

Favours che continuerà ad essere il back-up di Gobert anche in questa serie, vista la necessità di avere in campo giocatori capaci di inseguire Golden State lontano da canestro. Proprio per questo potrebbero trovare più spazio un profilo come Exum, ma anche come Lyles, mai schierato nella serie contro i Clippers. Chi invece non ha bisogno di trovarsi spazio è Joe Ingles, personalmente la miglior sorpresa di questo primo turno. Ingles è il role player perfetto: sa spaziare il campo, ha buone capacità di playmaking, sa usare bene il corpo nonostante fisicamente sia molto inferiore rispetto ai suoi avversari ed ha un’intelligenza unica. Nel primo turno di playoff ha cancellato totalmente dalla serie JJ Redick ed ha permesso a Hill di condividere la gestione offensiva. In più ogni volta che passa la palla schiacciandola a terra da qualche parte nel Mondo succede qualcosa di bellissimo.

Tutta l’intelligenza cestistica di Joe Ingles racchiusa in due minuti. 

I Jazz spesso hanno molti problemi a segnare, cosa che richiederà anche contro gli Warriors una gran dose di IsoJoeche proprio male contro i Clippers non è andato ―, e che soprattutto potrebbe portare a parziali difficilmente sostenibili. Interessante vedere quanto potrà salire ancora di livello Gordon Hayward, sempre più stella della squadra, necessario per sperare di sopravvivere contro gli squali della Baia. Utah però si è messa nella posizione migliore possibile: in estate avrà delle scelte importanti da fare, è vero, ma cosa meglio di una serie contro la miglior squadra della lega per capire fino a che punto puoi arrivare con questo gruppo?

Golden State-Utah

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