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Evan Fournier – Come out of Nowhere

Le origini di un giocatore che ha dovuto combattere contro i cliché per guadagnarsi un posto in NBA. Evan Fournier: arrivato dal nulla

With the twentieth pick in 2012 NBA Draft, the Denver Nuggets select Evan Fournier, from Saint Maurice, France

Sono passati più di quattro anni da quando l’allora Commissioner dell’NBA, David Stern, dava il benvenuto ad un giovane Evan Fournier nella Lega di pallacanestro più importante al mondo. Da quel 28 giugno 2012 di acqua sotto i ponti ne è passata parecchia: Fournier ha lasciato il Colorado per trasferirsi in Florida, alla corte degli Orlando Magic, ed è attualmente considerato uno dei migliori international player dell’intera NBA. Però, prima di approfondire le skills che il Francese ha messo in mostra nel corso dell’ultimo lustro, facciamo un passo indietro. Un lungo passo indietro…

Saint Maurice è un sobborgo di Parigi che conta poco più di 14000 abitanti e che è conosciuto soprattutto per aver dato i natali, nel 1798, ad Eugene Delacroix, famoso pittore francese e massimo esponente del movimento Romantico d’oltralpe. Cresciuto nell’ambiente aristocratico, Delacroix si trasferì ben presto a Parigi, città in cui il suo spirito da artista trovò piena espressione e dove entrò in contatto con altri appartenenti alla sfera intellettuale della Francia di inizio ottocento. Dopo anni di intensa produzione artistica, Delacroix, stanco della frenetica vita della Capitale, si recò nel 1832, in qualità di diplomatico, in Algeria, ritrovando la linfa vitale per un pittore: l’ispirazione. Circa 150 anni dopo la visita di Delacroix in Nord Africa, in quel di Saint Maurice abitava un certo Francois Fournier, giovane promessa del Judo francese. Durante uno dei duri allenamenti in vista delle qualificazioni alle Olimpiadi, il povero Francois si frantumò un ginocchio, dovendo quindi dire addio ai sogni di medaglie e corone d’alloro. Così come nel caso di Delacroix, è sempre l’Algeria a correre in soccorso di un Fournier in difficoltà. Francois Fournier, infatti, ritrovò la pace interiore sotto forma di una bellissima judoka di nome Mèriem Moktaa, nata in Algeria ed emigrata in Francia. I due ragazzi si sposarono, dando vita ad un nucleo familiare inter-razziale che tanto bene rappresenta l’evoluzione dell’odierna popolazione francese. Il 29 ottobre 1992, naturalmente a Saint Maurice, dall’unione del sangue transalpino con un’anima algerina, nacque Evan Fournier.

Sono partito avvantaggiato perché i miei parenti erano entrambi atleti di Judo. Quando vedi persone che si preparano per campionati di altissimo livello, non te lo puoi scordare. I miei genitori mi hanno donato un forte spirito competitivo. 

Queste frasi rilasciate dall’attuale giocatore degli Orlando Magic in un’intervista di qualche tempo fa, denotano il tipo di formazione a cui i genitori hanno sottoposto Fournier in gioventù, formazione che ha radicalmente fortificato il carattere del ragazzo.

Francois e Mèriem, una volta conclusa la carriera da atleti professionisti, continuarono a dedicarsi al Judo nel ruolo di maestri, imponendo anche al piccolo Evan la rigida disciplina richiesta dalle arti marziali. Pur divertendosi a praticare Judo e ad essere allenato dai propri genitori, Evan scoprì presto che il destino, per lui, aveva scelto un’altra direzione, completamente diversa da quella di Francois e Mèriem.

Evan Fournier

Evan Fournier a 13 anni

Playoff NBA 2002. Se nell’Eastern Conference i New Jersey Nets approdavano alle Finals sbarazzandosi in sei gare dei Boston Celtics, sull’altra costa degli Stati Uniti infuriava una battaglia campale tra i Los Angeles Lakers e i Sacramento Kings. I giallo-viola, guidati da Kobe e Shaq, ebbero la meglio in sette gare dei Kings di Divac e Webber in una delle serie più discusse della storia dell’NBA. Dall’altra parte dell’Oceano Atlantico, intanto, Evan Fournier (che all’epoca aveva solo nove anni) assisteva imbambolato alle sfide tra le due franchigie californiane, restando folgorato in particolare da un giocatore: Mike Bibby. L’amore per il numero dieci dei Kings fu immediato. La sfrontatezza e le incredibili abilità tecniche di Bibby attecchirono profondamente nel cuore di Evan, condizionandone lo stile di gioco negli anni successivi. Dopo aver scoperto il basket, il piccolo Fournier non ne potè più fare a meno e iniziò a giocare nella squadra della città, risultando nettamente più forte dei pari-età. Al contrario dei suoi piccoli colleghi però, nei rari casi in cui il suo team veniva sconfitto, Fournier non riusciva ad accettarlo. Piangeva, piangeva e piangeva fino a finire le lacrime.

Perdere non è mai stata un’opzione in casa mia. La maggior parte dei parenti, quando uno dei loro figli perde, gli dicono di stare tranquillo perché si tratta solo di sport. Ma non era il mio caso. I miei genitori mi spronavano a vincere, ad essere competitivo. Questa è una cosa che mi porto dietro. 

Nel 2005, a soli 13 anni, Fournier è uno dei migliori prospetti della nazione e viene scelto per uno spot pubblicitario al fine di promuovere la pallacanestro in Francia. Co-protagonista di quello spot è un certo Boris Diaw, giunto all’epoca al suo secondo anno in NBA e in procinto di passare dagli Hawks ai Bobcats. Giusto per far capire che tipo era il Fournier adolescente, verso la fine dei 90 secondi della pubblicità, promette a Boris Diaw che “un giorno lo avrebbe preso a calci nel sedere su un parquet dell’NBA“.

La scalata di Fournier è rapida. A 16 anni è già nettamente più forte dei suoi coetanei e il salto nei professionisti è quasi obbligato. Per una singola stagione veste la maglia del Nanterre e tanto gli basta che farsi notare dal Poitiers, squadra che milita nella massima categoria francese. Nel giro di due anni diventa il top scorer del club e su di lui mettono gli occhi tutti gli scout europei ed internazionali. Rompendo gli indugi, nell’estate del 2012, Fournier si rende eleggibile per il Draft NBA e viene immediatamente invitato negli Stati Uniti per svolgere alcuni work-out. Di quel periodo Fournier ha un ricordo agrodolce: “È stato il mese più difficile della mia vita. Una nuova nazione, il mio inglese rivedibile, lontano da tutti viaggiando in continuazione da città a città, cambiando sempre hotel. Tutto da solo. Ora però, quando penso a quelle settimane, mi rendo conto che è stata un’esperienza incredibile, un esperienza che mi ha reso più forte“. Il concetto di crescita attraverso le difficoltà è presente nell’indole di Fournier sin da quando era bambino:

Mi ricordo che una volta mio padre allenò così duramente un suo allievo, che quest’ultimo alla fine della sessione si sentì male. Avevo solo sei anni ma avevo già capito una lezione importante: solo attraverso il sacrificio è possibile raggiungere gli obiettivi

Se ad un talento cristallino sul parquet si affianca una solidità mentale di questo tipo, il passaggio da semplice “interessante international player” a “prospetto irrinunciabile” è rapido. In particolare un General Manager resta impressionato dal carattere e dalle qualità del Francese, un General Manager che ha grande fiuto nell’individuare eccellenti giocatori al di fuori degli Stati Uniti: Masai Ujiri. Il dirigente dei Nuggets, infatti, il 28 giugno del 2012 utilizza la ventesima scelta al Draft per selezionare Evan Fournier. E così, a meno di dieci anni dallo spot con Boris Diaw, Fournier realizza la sua profezia, entrando a far parte della migliore lega di basket del globo.

La carriera in NBA di Fournier non inizia nel migliore dei modi. Infatti, l’affollato roster di Denver non facilita l’inserimento di Fournier nei meccanismi della squadra e durante la stagione da rookie, il francese scende in campo solo per 42 volte (38 nella regular season e 4 nei playoff) con una media di appena cinque punti ad incontro. Nonostante le difficoltà, Evan non si abbatte e inizia ad allenarsi ancora più duramente. Anche questa volta la caparbietà di Fournier viene premiata. Infatti Brian Shaw, il nuovo Head Coach dei Nuggets, si accorge degli sforzi del nativo di Saint Maurice e lo inserisce in pianta stabile nelle rotazioni della franchigia del Colorado. I minuti del franco-algerino sul parquet raddoppiano, così come i suoi punti. Anche gli addetti ai lavori più distratti, a quel punto, sono stati convinti dal tenace franco-algerino, tanto che al termine della stagione 2013/2014 gli Orlando Magic, in piena ricostruzione, mettono sul tavolo dei Nuggets il loro top scorer Aaron Afflalo per mettere le mani su Evan. Denver accetta l’offerta e Fournier si trasferisce dalla gelida temperatura del Colorado al caldo afoso della Florida.

Evan Fournier

Evan Fournier è sponsorizzato Nike e fa parte della campagna Come Out of Nowhere

Sentendosi al centro del progetto tecnico di Orlando, Fournier finalmente è riuscito a mettere in luce tutte le sue skills, affermandosi nella stagione in corso come top scorer della squadra con 17 punti ad allacciata di scarpe. Un affidabile tiro da 3, grandi doti nell’uno contro uno, un jumper eccellente e un acceso spirito competitivo fanno di Fournier uno dei giocatori emergenti più interessanti di tutta l’NBA. Se Evan sarà in grado di ricordare gli insegnamenti di papà Francois e mamma Mèriem, allora nessun obiettivo gli sarà precluso. Dal sacrificio derivano i risultati. E Fournier ha sempre dimostrato di sapersi mettere in gioco.

Nothing comes easy. 

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