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Road To Draft

Road to Draft 2016: Buddy Hield

Saper tirare con un’ottima efficienza in un contesto agonistico è sicuramente una buona base per diventare dei giocatori di basket: Buddy Hield ha dimostrato di saperlo fare meglio di qualsiasi altro ragazzo sotto i 23 anni sul suolo americano.

Prima di una qualsiasi edizione del Draft sono molte le domande che si accavallano nelle teste degli appassionati e degli addetti ai lavori: “Qual è il giocatore migliore?” “Chi ha più potenziale?” “Si adatterà meglio Tizio o Caio ai ritmi e alla fisicità dei professionisti?” e così via, il tutto senza riuscire praticamente mai a darsi risposte certe; quest’anno molte domande girano intorno all’interrogativo “Simmons o Ingram?”, con i due talenti rispettivamente da LSU e Duke che si giocheranno le prime due scelte, in ordine tutto da vedere; una delle poche certezze è che poco più dietro questi due piccoli fenomeni troveremo un giocatore che risponde a uno dei pochi quesiti che possiamo considerare già risolti prima del Draft e del debutto in NBA, ovvero quello sul miglior tiratore di questo gruppo, domanda che può trovare risposta solo nel nome di Buddy Hield.

Street credibility: +1000000

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Della sua storia dalle Bahamas fino alle Final Four NCAA avrete già sicuramente sentito parlare e ne abbiamo scritto anche noi di NbaReligion, tuttavia una volta che Buddy è sul campo ci si dimentica presto di quello che è il suo passato per concentrarsi su quello che riesce a dare sul parquet, con un talento che ha portato sugli spalti non solo moltissimi scout ma anche una leggenda come Kobe Bryant e che lo proietta a poche ore dal Draft come una potenziale scelta da top 5. Tiratore eccezionale, ma non solo, Hield è sicuramente uno dei giocatori che più aspettiamo per il debutto in NBA: andiamo a vedere i motivi di queste alte aspettative.

Punti di forza

Alto quasi 1,96 con le scarpe, con un grasso corporeo pari al 6% e una buona apertura di braccia, Buddy Hield possiede sostanzialmente tutte le doti di una guardia NBA prototipica, ruolo che ha coperto al college e per il quale è disegnato dal sarto anche in prospettiva professionistica. Come già detto e come già ben saprete se avete seguito un minimo la passata stagione NCAA, sul campo da basket Hield si caratterizza innanzitutto per capacità di tiro oggettivamente non comuni, ma ben lontane dall’essere state donate dal nulla da Madre Natura (spoiler: per nessuno è così): il lavoro del bahamense in allenamento è stato a dir poco mirabile e i risultati sorprendenti per tutti tranne che per lui, come dimostra il salto dal 36% al 46% al tiro da tre nel passaggio dal terzo al quarto ed ultimo anno di college (e parliamo di un tiratore da 24% da tre nella prima stagione NCAA); guardare la sua meccanica di tiro quattro anni fa e oggi è come scoprire che quattro anni fa  il Taj Mahal era una delle Vele di Scampia. A differenza di tanti, pur ottimi, tiratori, l’ex Oklahoma ha il pregio di essere realmente a suo agio in ogni differente situazione che lo veda impegnato in una conclusione da oltre l’arco: che si tratti di tirare in uscita dai blocchi, dal palleggio, in situazioni di transizione o di dribble handoff, marcato o completamente libero Hield sembra sempre trovarsi perfettamente a suo agio e la sua efficienza cambia veramente di poco indipendentemente dalla situazione di gioco che gli si pone davanti. D’altro canto un rilascio velocissimo, il range pressoché infinito, la perfetta forma acquisita nel fondamentale del tiro grazie al costante allenamento e un paio di mosse in arsenale come l’ormai consolidato step back gli permettono di essere quasi immarcabile ed in grado di colpire qualsiasi difesa avversaria (il che non vuol dire farne 40 a sera quando si viene triplicati, lo stesso Steph Curry, che all’ultimo controllo dovrebbe cavarsela al tiro, ci insegna che in certi contesti la situazione si fa ben più complessa e lo stesso Hield l’ha provato sulla sua pelle nelle ultime Final Four).

In questo breve video vedete la varietà di conclusioni che è in grado di prendere grazie al suo tiro, la fluidità dei suoi movimenti e l’ampia zona di campo (che include anche jumper dalla media) sulla quale è in grado di dettare legge grazie alla sua perfezione in questo fondamentale. Piccola nota: qui vedete solo 10 dei 37 punti messi nella partita da Buddy, compreso un discreto 8 su 13 da tre.

Andando oltre al “solo” tiro Hield ha mostrato in questa stagione da senior ottimi miglioramenti per quel che riguarda il trattamento di palla e, di conseguenza, la capacità di attaccare il canestro dal palleggio: dotato di un buon fisico e discreto atletismo, il bahamense nei suoi primi tre anni aveva dimostrato però una certa insicurezza nel controllo del pallone, nella velocità con la sfera tra le mani e nella capacità di andare oltre il proprio difensore diretto: le palle perse sono ancora un po’ troppe – ma considerato il numero di possessi che controllava ad Oklahoma ragionevoli- ed in compenso di molto è migliorata l’aggressività, la capacità di utilizzare un fisico non indifferente e la velocità in fondamentali quali il crossover o le rotazioni del corpo nei pressi del canestro che gli permettono una certa confidenza nelle conclusioni, anche rocambolesche, all’interno dell’area piccola. La capacità di battere l’uomo è poi fondamentale per un giocatore che date le sue doti al tiro costringe gli avversari a close-out molto aggressivi ed è quindi importantissima la sua maturazione in questo senso.

Altro aspetto a favore di Hield e di una sua eventuale chiamata nella Top 5 è certamente, come forse avrete intuito, la grande etica lavorativa del ragazzo: chiunque l’abbia conosciuto si dice letteralmente impressionato dalla mole d’allenamento a cui il bahamense si sottopone quotidianamente in solitaria, il tutto accompagnato però non da un carattere spigoloso come quello di altri savant cestistici come, per fare un esempio ben noto, Bryant (senza ovviamente voler paragonare i due), ma anzi da una delle personalità più luminose, ironiche e generose che si possano trovare in uno spogliatoio, come dice chiunque lo abbia conosciuto e come ci lascia intuire anche ad ogni sua intervista.

Questi tratti della sua persona si traducono naturalmente anche sul campo, mostrandoci un giocatore generoso, che non sembra mai dare meno del 100%, che corre e lotta anche discretamente a rimbalzo (quasi sei quelli catturati a partita) senza abbandonare i propri compagni anche nelle serate in cui il tiro, come può capitare, entra con meno frequenza.

Punti deboli

Passando alle note dolenti di certo possiamo aprire parlando dell’aspetto che finora più di tutti abbiamo taciuto, ovvero quello riguardante la difesa: definirlo passivo sarebbe ingeneroso ed in effetti, data anche la sua natura, così non è, tuttavia è pur vero che molti sono i limiti e i difetti che ancora si porta dietro in questo ambito. La fatica mostrata nel contenere tanto giocatori più piccoli e veloci quanto le ali più fisiche; le letture ancora insufficienti; la posizione difensiva; tutti questi e altri più o meno gravi deficit ci parlano di un giocatore che con buona volontà, che di certo non manca, potrà diventare anche un discreto difensore, ma che per il momento risulta una tassa da pagare, anche se certamente le minori responsabilità che avrà al piano di sopra potrebbero per molti versi favorirlo anche in fase difensiva (più energie, meno problemi a far falli etc).

Come detto in precedenza in attacco c’è ancora un punto di domanda che riguarda in particolar modo le palle perse: tre a partita a fronte di due assist ci parlano di un giocatore con doti di playmaking molto limitate (un assist ogni dieci possessi controllati) e ancora, nonostante i miglioramenti, una certa prevedibilità nelle scelte tanto nell’attaccare palla in mano quanto nello smistare poi la stessa palla ai compagni. L’atletismo e l’esplosività del ragazzo non sono più che nella media, specialmente in un contesto NBA, e dunque le difficoltà nel crearsi una dimensione oltre a quella del tiratore potrebbero certo esserci al piano di sopra, sebbene la minore attenzione che si concentrerà su di lui, il costante allenamento e le difese in fondo non così arcigne di gran parte della regular season potrebbero anche permettergli un’efficienza dal palleggio migliore di quanto non si tema; ovviamente non stiamo parlando di finali NBA con Iguodala alle calcagna, ma delle partite contro le Sacramento, Orlando etc. (scegliete voi le squadre) di metà dicembre che realisticamente, almeno per i primi anni, costituiranno il pane quotidiano di Buddy, nonché le partite che lo vedranno maggiormente impiegato.

Considerazioni finali

hieldoklahomaConsiderata anche la non eccezionale profondità di questo Draft scegliere Hield con una delle prime dieci scelte sembra un imperativo e selezionarlo trai primi cinque una scelta più che ragionevole: considerata l’etica lavorativa e le doti tecniche puntare sul bahamense pare una scommessa piuttosto sicura, più di quanto non siano stati altri top scorer NCAA poi scomparsi in NBA (i Jimmer Fredette della situazione); difensivamente le lacune sono maggiormente risolvibili, o quantomeno limitabili, rispetto a quelle di molti giocatori similari al momento del loro ingresso nella lega; la formazione è avvenuta in quella che è una delle tre conference collegiali più competitive e talentuose della NCAA ed il carattere del ragazzo lascia ben sperare per il futuro. Rimarranno da vedere il suo adattamento ad un ruolo non più da go-to-guy e la sua capacità di creare qualcosa anche per i compagni, ma le sue doti nel movimento senza palla e di partire dalle ali per ricevere e tirare ci lasciano presumere una buona efficienza anche in quelli che saranno i primi mesi di assestamento.

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