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Cousins dice no, via le magliette per il capodanno cinese

I Kings tolgono le magliette celebrative per il capodanno cinese dalla Sleep Train Arena per volere del suo centro che le reputa offensive per gli afroamericani

DeMarcus Cousins è l’uomo franchigia dei Sacramento Kings e in quanto tale ha un peso specifico nell’organizzazione molto importante, non solo per quanto riguarda gli aspetti tecnici e di campo. Sintomatico è l’episodio avvenuto prima dell’ultimo match giocato dai biancoviola contro i Milwaukee Bucks.

Cousins si reca con largo anticipo alla Sleep Train Arena di Sacramento per svolgere alcune sedute di fisioterapia con lo staff medico della squadra vista la caviglia malconcia, che lo costringe a riposo da qualche giorno. Entrando sul parquet, nota che i seggiolini degli spettatori sono già tutti allestiti con delle magliette celebrative per il capodanno cinese, che avrà luogo l’8 febbraio con l’inizio dell’anno sotto il segno animale della Scimmia.

Cousins non ha visto di buon occhio questa iniziativa e contatta subito i piani alti della dirigenza per far sì che queste magliette vengano tolte al più presto. Già perché secondo DMC il contenuto delle t-shirts, raffigurante la scimmia cui è intitolato l’anno nuovo cinese, sarebbe stato irrispettoso verso gli afroamericani proprio all’indomani dell’inizio del Black History Month, ovvero la ricorrenza festeggiata negli Stati Uniti per ricordare l’importanza delle persone e degli eventi nella diaspora africana, ricorrenza che si svolge ogni anno nel mese di febbraio.

Dopo febbrili contatti tra le alte sfere e i responsabili del palazzetto, è arrivato l’ordine due ore prima della palla a due di rimuovere tutte le magliette presenti sui posti a sedere nell’arena, per buona pace del settore marketing dei Kings che deve sottostare anche ai voleri e capricci del giocatore più importante della franchigia.

Cousins, che non è sceso in campo nella vittoria dei suoi compagni contro i Bucks per 111-104, ha dimostrato come nella NBA le gerarchie anche all’interno di un’organizzazione ampia e ben strutturata possono essere sconvolte nel giro di pochi minuti dall’influenza delle superstar che vogliono essere tali in campo ma soprattutto fuori.

 

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