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Kobe Bryant – The Interview: “Non mi piaceva come si allenava Shaq. Vorrei risorgere, come gli Spurs!”

Out for the season. Kobe Bryant è ad un nuovo punto della sua carriera. A 36 anni l’orizzonte è ben definito. Ed il ritiro è una cosa alla quale devi pensare seriamente. Tutto ciò non è ancora nei programmi del numero 24 gialloviola. Seppur ben consapevole che la sua lunga e gloriosa carriera stia pian piano arrivando al capolinea, Kobe non vuole mollare, ma dare un senso a questi ultimi istanti. Una data di ritiro? Non c’è ancora, ma lui stesso, in una speciale intervista fiume ad NBA TV ha confessato:

“Ho iniziato a riflettere su quello che voglio fare quando chiuderò con la pallacanestro giocata: non ho paura, affronterò quella transizione senza problemi. Però non posso dire quando sarà. Basta guardare agli Spurs, pensavo fossero arrivati al capolinea 20 anni fa, invece continuano a vincere. Ecco, mi piacerebbe poter risorgere nello stesso modo. Cosa mi spinge a tornare? E’ una sfida con me stesso”

Non solo presente e futuro, ma anche il passato tra gli argomenti toccati. Ed ovviamente un chiaro riferimento ai Lakers che furono ed al rapporto con Shaquille O’Neal. Non un amico, ma un compagno di squadra con il quale doveva, per forza di cose, andare d’accordo nonostante la dubbia etica di lavoro del centro ex Orlando:

 “Con Shaq non sono mai stato amico, avevamo un’idea diversa del lavoro e di come si arriva al successo. Ma ci siamo sempre detti tutto in faccia. La gente pensa che per vincere tutti devono per forza tenersi per mano e andare d’amore e d’accordo, ma non è così. Ognuno deve prendersi le sue responsabilità e fare il proprio dovere. Se vuoi essere un leader devi riuscire a ottenere il massimo dai tuoi compagni, devi spronarli ma devi anche saper essere critico quando serve. Non bisogna avere paura del confronto, un leader a volte deve passare per solitario. Io fuori dal campo non credo di esserlo, spesso sono aperto e socievole. Non so bene come sia venuta fuori la storia che io sia un solitario. Di certo la pallacanestro, come la interpreto io, ha avuto un impatto fondamentale anche sulla mia vita sociale. Coltivare amicizie richiede tempo, tempo che io ho dedicato e dedico al basket. Se vuoi diventare un giocatore speciale hai bisogno di fare sacrifici.”

Da Micheal Jordan a LeBron James, passando per altri tanti campioni. Kobe ha vissuto epoche NBA diverse. Ma quali sono i campioni dai quali ha imparato di più?

“Ho avuto la fortuna, nei primi anni di carriera Nba, di giocare contro MJ, Stockton, Drexler, poi si è passati a gente come LeBron, KD e D-Wade, adesso c’è la nuova generazione, quella dei Curry, degli Harden, dei Thompson. Ecco, io li ammiro tutti, puoi imparare qualcosa da ciascuno di loro. Io apprezzo quello che sono riuscito a fare nella Nba, so di essere stato fortunato, devi essere nella giusta situazione per poter avere successo. La sconfitta che mi brucia di più? La serie contro i Celtics. Sono ancora arrabbiato adesso. Prima o poi forse mi passerà”

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