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Editoriali NBA

5 considerazioni fin qui

Sto tornando a Milano, da Brescia, dopo una breve trasferta. Ho le scarpe zuppe dai dieci centimetri di pioggia caduti in questi giorni che hanno paralizzato un buona fetta del nord Italia. Sul treno, le gocce rintoccano sui finestrini come il crepitio della legna che arde nel camino. Un’immagine che dovrebbe riscaldarmi, almeno metaforicamente, invece non sortisce un cazzo. Voglio tornare a casa, ma la fermata di Vidalengo suggerisce che il viaggio di ritorno non è che a metà. Non ho nulla da leggere, se non un paio di libri universitari appena presi in prestito e destinati a rimanere dove sono, nel fondo della zaino.

Sento di dover riordinare qualcosa, anche solo per trovare un valido scacciafreddo, ho un pugno di idee che mi frullano in testa su queste prime tre settimane di regular season NBA e tre quarti d’ora per metterle nero su bianco. Nel quadernetto che uso per gli appunti, le ho trascritte in ordine sparso e in modo approssimativo, qui tento di riportarle con una scaletta quantomeno strutturata:

Partiamo dal fondo, ovvero i Sixers, che in meno di un mese hanno collezionato 10 sconfitte consecutive e aperto la striscia negativa per frantumare il record detenuto dai Cavs( 26 KO tecnici di fila, una serie di insuccessi durata dal 20 dicembre 2010 all’11 febbraio 2011). Premesso che perdere e perderemo è il nuovo motto di un piano dirigenziale che guarda più al futuro remoto che al presente indicativo, premesso che sono un progetto e non ancora una squadra, non vedere nemmeno una W su 10 gare disputate è sempre frustrante.

Quindi siamo in piena rebuilding mode: poche aspettative, tanta pazienza. Ma intanto si gioca e qualcuno deve pur guidarlo questo progetto. Brett Brown è quel qualcuno. Alla seconda stagione da head coach sulla panchina dei Sixers, con un trascorso da assistant al fianco di Popovich(scuola Spurs), il suo compito sarà limitare i danni e far crescere il giovane organico. Non vorrei essere nei suoi panni, giuro.

Dal pugno di partite che ho visto, i Sixers giocano solo da un lato del campo, in attacco e neppure così bene. Iniziano forte nel primo quarto, aggredendo le linee di passaggio, poi gli attacchi si aggiustano e con un minimo di circolazione di palla, la difesa a rincorsa dei Sixers si sbilancia, collassa e porta a scenari di questo tipo:

triplicare a caso, you’re doin’ right

In fase offensiva va meglio, nei primi due quarti si vede un basket a tratti spumeggiante. In transizione o semi-transizione, Phila è superefficace. Quando attacca a difesa schierata, invece, si ha sempre la sensazione che manchi un’idea,un criterio di esecuzione. Wroten è il primo realizzatore( 20 punti di media a partita), i minutaggi sono distribuiti equamente, giocano tutti, si provano diverse combinazioni di quintetti, non tanto per dare spazio, quanto per trovare l’assetto più produttivo. La cosa interessante è che tutti vanno a rimbalzo, ma nessuno eccelle( a parte Carter Williams, che per il ruolo è abbondantemente sopra la media con 5 rimbalzi catturati a partita) andando in doppia cifra in questa categoria.

La cosa sconfortante è che alcuni giocatori sono funzionali solo per metà. Shved fatica visibilmente a marcare i pariruolo NBA, Noels sta ancora lavorando sul jump shot per renderla un’arma credibile. Certo, se volete vedere buona e bella pallacanestro, è meglio andare altrove.

 

Se volete vedere buona e bella pallacanestro, le fermate del treno NBA le conoscete, bisogna scendere nel texas: Houston e Dallas. E gli Spurs? L’avvio di stagione dei campioni in carica non è stato così sfavillante. Al momento gli Spurs hanno un record di 6-4 e sono il 23° attacco NBA per punti per possesso, qualche segnale di allarme c’è: la maggior parte delle conclusioni arriva dal palleggio e negli ultimi secondi di gioco. Tra l’infezione all’occhio di Kawhi non completamente guarita, i problemi al nervo della schiena di Splitter e le poche triple tentate dagli angoli( roba che è praticamente il loro pane), gli Spurs avranno un po’ di ruggine da togliere da qui in avanti. Ma darsi pensiero ora, sarebbe prestissimo.

Tornando alle altre due franchigie texane: Houston e Dallas sono state alcune delle protagoniste della free agency estiva. I Mavs hanno soffiato Parsons alla rivale di conference, offrendogli un contratto di 46 milioni per 3 anni, proposta che i Rockets non hanno pareggiato per diversi motivi. (esposti in modo esaustivo qui)

Houston ha cominciato con un calendario leggero, le prime quattro squadre che ha affrontato guardano già alla draft lottery del 2015. Nonostante la partenza agevolata, essere la squadra che concede meno punti in assoluto rimane una cosa di tutto rispetto. 88 sono quelli che subiscono a partita. Segno che nella propria metà campo, alcuni giocatori si sono finalmente rimboccati le maniche. Uno tra tutti, l’imputato principale delle voragini che si formavano sul perimetro: James Harden.

 

Un rarissimo esemplare di Barba che difende alacremente su Andrew Wiggins

Lui e Howard stanno giocando da papabili MVP, con il secondo che finalmente si lascia alle spalle quei limitanti acciacchi alla schiena. Una forma ritrovata per Superman, che torna ad esplorare la linea di fondo usando non solo il fisico, ma anche l’atletismo che tutti ci ricordiamo. Il Barba non ha smesso di prendersi il 1on1 e fermare il gioco, ma lo fa di meno, quando serve e con maggiore precisione.

Ariza è l’asso nella manica dei Rockets. Dalla lunga distanza ci sta letteralmente prendendo gusto, è il bersaglio preferito delle incursioni di Harden e sta sparando dall’arco con un clamoroso 42.3%. Antitetico al Barba per gestione offensiva, fa dell’economia di palleggio uno dei suoi principi fondamentali. Il 55% delle sue conclusioni sono tiri in catch&shoot: minima spesa, massima resa.

Quelli di queste prime 11 partite, sono dei Mavs rinnovati per ¾ del roster. Nove nuovi giocatori che Carlsile sta lentamente amalgamando. Parsons ha combinato ottime cose che sul foglio statistico non compaiono. Le sue penetrazioni e i pick-and-roll iniziali per entrare nell’attacco muovono le difese e portano a tiri aperti, non contestati. Non sempre segna o serve assist, ma spinge l’attacco nella giusta direzione. Con lui in campo, i Mavs viaggiano a 117.7 per 100 possessi.

Ma chi sono le altre facce nuove? Una è quella di Tyson Chandler che tanto nuova non è. Nel 2011 era il centro titolare dei Mavs campioni NBA. I tifosi Mavs hanno acclamato il suo ritorno come quello di un salvatore. E a ragion veduta! Per il momento, in campo si è visto un vintage Chandler. In doppia-doppia per punti segnati(11.2) e rimbalzi catturati( 10.4), senza contare le quasi 2 stoppate inferte a partita.

Nelson,Felton, Aminu, Barea( altro figliol prodigo), Jefferson, Villanueva e Rashard Lewis formano il supporting cast. Il record dice 8-3, come i Rockets, anche i Mavs sono entrati in queste prime tre settimane di RS con un calendario relativamente soft, le 3 sconfitte sono arrivate con le avversarie più ostiche di questa partenza( Heat, Spurs, Blazers) . Ellis e Dirk sono i leader hands down, con il primo che crea belle gatte da pelare a coach e difensori avversari. Fino a qualche anno fa, il gameplan per arginare Ellis consisteva nell’accettare i suoi jump shots, perché in entrata è più micidiale e perché quella rimane la sua prima soluzione offensiva. Da quando Ellis è ai Mavs, la musica è cambiata. Ellis ha sviluppato buoni movimenti anche senza palla, sgusciando sui blocchi e mettendo a segno i tiri dalla media che una volta non comportavano una minaccia. (vedi la vittoria di sabato vs Timberwolves, 6 degli 11 canestri di Monta, sono arrivati dal pitturato). I Mavs sono spaventosamente profondi , tra i piccoli hanno 3 guardie che all’ accorrenze possono portare palla come Harris e Monta. Tra i lunghi, hanno due verticalisti e rim protector come Wright( che sta tirando con il 75% dal campo! NDR) e Chandler.  Anagraficamente non sono di primo pelo( pur essendosi svecchiati con gli acquisti estivi), ma se rimangono sani e con tutte le pedine al loro posto fino ad aprile, ne vedremo delle belle.

 

 

Chiudete gli occhi e pensate alla squadra più in forma del momento, li vedete anche voi? Splash brothers! I Warriors stanno tirando benissimo e tantissimo. Il che valorizza ancora di più il primo superlativo assoluto. Hanno la migliore percentuale dal campo della lega( 42,3%) e la seconda da oltre I’arco(39,3%). Se da una parte possono vantare la migliore coppia di tiratori della lega, dall’altra hanno a disposizione un set di giochi offensivi che aiuta questi due a spremere il meglio dai loro polpastrelli . Come?
In questo modo:

 

Curry prende due blocchi tagliando lungo la linea di fondo e crea il vantaggio per tirare o scaricare al bloccante che può sfruttare lo spazio per andare a canestro. Il movimento parte dal lato debole, è senza palla che i Warriors riescono a dare il meglio. C’è ancora qualcuno che classifica il rinnovo di Thompson come contratto esorbitante e per nulla in linea con il valore del giocatore?

Klay festeggia così la firma del contrattone con i Warriors

Non posso esimermi dal spendere due parole sui Cavs( debbo, anche un po’ controvoglia). Nell’opening night contro i Knicks sono stati disastrosi, complice un Lebron non ancora completamente sincronizzato ad un corpo più leggero di 10 kg. La ripresa c’è stata dal match contro i Pelicans, si è vista più fluidità di gioco.

Costruire la cosiddetta chimica di squadra è un processo che richiede tempo. Questi Cavs ricordano gli Heat del primo mese dal sodalizio dei Big Three per la debole coesione e gli attriti in fase offensiva, sebbene la squadra di Spoelstra fosse totalmente diversa.
Si va molto di isolamenti, i Cavs sono tra le squadre che ne abusano di più. O in post up, che troppo spesso diventa veicolo per un tiro. Quindi David Blatt sta fallendo? No, o meglio, è prestissimo per fare verdetti del genere. Il record di 5-4 non è da mani nei capelli e l’ottima pallacanestro non è mancata:

un principio di motion offense…

Nella motion di Blatt, è fondamentale il movimento senza palla del lungo, che in questo caso ha il compito di uscire in angolo dopo aver tagliato nel centro dell’area. Pochi palleggi, decisioni rapide, circolazione di palla sul perimetro ed ecco un tiro aperto per i Cavs.

…che porta ad un tiro apertissimo per Love

Love è e sarà il destinatario principale di questi scarichi.  Per quanto sia debole nella propria metà campo, in attacco può essere pericoloso sia dentro che fuori dall’area e si sposa con l’idea di basket offensivo di Blatt. Anche se in queste prime 10 gare non sempre l’ha dimostrato. Vuoi perché talvolta riposa sugli allori del suo più che discreto 1on1, vuoi perché Irving e Waiter sono due giocatori da sempre abituati a tenere molto la palla in mano. Cosa che non facilità l’esecuzione del gioco sopracitato.

Some honorable mentions. Con tutte le controindicazioni del caso nel fare pronostici azzardati e incredibilmente prematuri, volete sapere due candidati al titolo di rookie of the year? Papanikolau e Bogdanovic. Dal vecchio continente due giocatori che stanno brillando. Il primo in una squadra con ambizioni da titolo, il secondo da protagonista assoluto e solido tiratore dei Nets. Papanikolau è la migliore ala passatrice dei Rockets, crea gioco e realizza degli splendidi ribaltamenti sul lato debole( nonostante le basse percentuali al tiro e un minutaggio risicato).  Bogdanovic è da subito entrato nei meccanismi di Lionel Hollins e sta viaggiando a più di 10 punti di media. Mentre i Parker e Wiggins si stanno ancora prendendo le misure( e quasi sicuramente saliranno di colpi da gennaio in poi), spazio a grandi interpreti del basket FIBA, che si preparano a dominare anche oltreoceano.

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