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Editoriali NBA

Anthony Davis, protagonista ed MVP di queste prime settimane!

20 giorni e 10 partite dall’inizio della Regular Season, la certezza è una sola: i Memphis Grizzlies sono ad oggi la miglior difesa NBA. Beh, certo, hanno il miglior record della Lega nonostante giochino ad Ovest ed abbiano già affrontato alcune delle franchigie più in forma.

No, non è per quello che lo dico. No. Ad oggi sono gli unici ad aver tenuto a “SOLI” 12 tiri e “SOLI” 14 punti l’MVP di queste prime 3 settimane (si, mi rendo conto che secondo dei canonici parametri di valutazione siano numeri di tutto rispetto, ma non per l’inumano fenicottero che veste 23).

Il 23 di jordaniana memoria, ma non si parla né di Lebron, né dei Kevin Martin o Ben McLemore di questo mondo. Anthony Davis, dominante come pochi eguali e trascinatore dei rivedibili Pelicans, sta già confermando le aspettative che in molti riponevano in lui ai nastri di partenza.

Riporto la testata della pagina di statistiche che lo riguardano su NBA.com. Ecco, diciamo che ci si potrebbe fermare già qui. 3 numeri: 25,5 punti, 11,4 rimbalzi e 93. Si, 1993 ragazzi. 21 anni, per chi lo avesse dimenticato vedendolo lottare come un veterano sotto le plance avversarie o lavorare sulle linee di passaggio come il più scaltro dei conoscitori del Gioco (“rigorosamente con la maiuscola”, cit.).

Altro spunto interessante, il ruolo. “F-C”, sia ala grande, sia centro. Con Asik sul parquet si gioca da 4, senza da 5. I rimbalzi e la protezione del ferro sono garantite sempre e comunque e i centimetri (208 è approssimazione sin troppo per difetto) continuano ad aumentare. Il modo di interpretarlo è uno dei motivi di maggiore interesse riguardo l’evoluzione tattica del prodotto di Kentucky.

I dati (al solito) ci vengono in soccorso per provare a capirne di più. Isoliamone 2:

il 90% dei tiri di Davis vengono effettuati dopo al massimo 1 palleggio. In sostanza sono tiri “costruiti” da altri, o figli di situazioni di transizione, di buona posizione (leggi schiacciate). Anzi, vedi schiacciate.

Altra tipologia di conclusione che non necessitano dell’utilizzo di palleggi sono i tiri dagli scarichi (e qui si arriva alla seconda osservazione):

84 dei 178 tiri totali sono jump shot (64 dei quali dal mid-range), convertiti col 38,1%.

Piano, piano, piano. Qui tocca mettere bene a fuoco. Il lungo dei Pelicans ogni volta che non schiaccia prende un tiro in sospensione dai 4-5 metri (questo quello che ci dicono i dati). Quindi, in una Lega in cui in molti (Rockets, ma non solo) stanno letteralmente abolendo il tiro dalla media, l’evoluzione cestistica del 23 tende a seguire le orme dei Nowitzki (che con quel tiro qualcosa ha vinto) e degli Aldridge (per ulteriori informazioni, chiedere ai predetti Rockets).

Non essendo questa la sede di discussione riguardo la praticità o meno del tiro dalla media, ciò che conta è che Davis perfezionando quel tipo di conclusione (26/64 è già un bell’andare direi) diventa sempre più un giocatore immarcabile (anche se manca ancora il gioco spalle a canestro). Certo è che in NBA hanno già le idee chiare a riguardo.

Next Star. Difficile non pensarlo, soprattutto se l’analisi si sposta nell’altra metà campo, quella difensiva.

“Illegale” (cit.). Un giocatore che con le sue dimensioni senza senso sta riscrivendo alcuni concetti del gioco. Andiamo a sviscerarli.

Il video si riferisce alla prestazione contro i Blazers (31 e 11 giocando contro Aldridge). Sbobiniamo fino al minuto 1:00, una delle prime azioni del match.

Metthews palleggia in punta e chiama il lungo per giocare un pick&roll. La difesa deve prendere una decisione: “cambio oppure provo a passare sul blocco?” (spero che fin qui sia tutto chiaro).

Quello che i Pelicans giocano è una sorta di “ibrido”, ossia fare uno show difensivo costringendo il palleggiatore avversario a non poter andare dal proprio compagno, fargli perdere tempo e poi ritornare in marcatura sul proprio uomo. Guardate Davis però.

Questo non è il solito “aiuto e recupero” (altra terminologia, stesso concetto) a cui siete abituati. Il 23 semplicemente divaricando le gambe fa uno show difensivo che mette in difficoltà il palleggiatore avversario. E la persa (con tanto di schiacciata in contropiede) è dietro l’angolo. Le distanze con Davis cambiano, si riducono. E in una Lega che fa dello “spacing” un concetto chiave questo conta. Tanto.

L’esordio stagionale aveva già lasciato intendere quanto il prodotto di Kentucky sia maturato in questa off-season (merito anche della medaglia d’oro mondiale che fieramente gli oscilla sul petto). 26, 17 e 9. Le 9 cosa sono? Le stoppate! Sisi, carico subito il video della favolosa opening night.

Gli spunti da cogliere per valutare le qualità difensive sono molti. Minuto 0:40.

Doppio pick&roll giocato dai Magic, uno sfruttato dal palleggiatore e l’altro sul lato debole per liberare il tagliante o il tiratore.

Asik in marcatura resta dentro e Harris ha un vantaggio su Holiday che lo insegue da dietro. Il lungo sul lato debole è aperto, marcato molto a distanza (come dimostra la linea rossa) da Davis che resta dentro a protezione del ferro. Il passaggio “sembrerebbe” essere privo di rischi.

Il video però, mostra tutt’altro. Rubata del 23 (che occupa d’improvviso la linea di passaggio con irrisoria facilità) e schiacciata in contropiede. Anche le solite “distanze in marcatura” cambiano e chi ci gioca contro deve tenerne conto.

Ultima situazione, minuto 1:50. Payton Silva e Vucevic coinvolti in un gioco a 2 laterale.

Il meccanismo difensivo in questo caso non è che funzioni al meglio (si potrebbe in teoria pensare che “volontariamente” lascia spazio alla penetrazione visto che sotto canestro c’è il Monociglio a presidiare l’area).

Perfetta verticalità, come sbattere contro un muro di pietra. Nel prosieguo dell’azione poi arriva la stoppata e tanta strabordante esplosività (come in tutto il resto della clip).

Avevo isolato un’altra decina di situazioni, altri video ed altre situazioni particolari. Ma il tutto non farebbe cambiare l’assunto. Davis è un raro concentrato di tecnica, atletismo, qualità e predisposizione fisica. Manca ancora tutto il resto (a partire dalla squadra, della quale ho scientemente evitato di fare menzione), ma direi che è già un bell’andare.

Soprattutto per noi che possiamo godercelo per (almeno) altre 72 partite. Buona visione!

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